sabato 15 gennaio 2011

Presidente, provi a discolparsi


Per B. prostituzione minorile e concussione; per i suoi amici Fede e Mora favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, minorile e no. Mio Dio, come sono caduti in basso!, per dirla con Laura Antonelli.

Induzione alla prostituzione minorile: è il reato di chi compie atti sessuali con persona minore degli anni 18 in cambio di denaro o di altra utilità economica. B si sarebbe accoppiato con Ruby tra il gennaio e il maggio 2010, quando la presunta nipotina di Mubarak aveva 17 anni. Questo di per sé non costituisce reato, poiché rapporti sessuali con persone che hanno più di 14 anni non sono illeciti (se ne hanno di meno è violenza carnale presunta); diventano illeciti se il minore di 18 anni si prostituisce, cioè se è pagato. Ma è ovvio che, se hanno incriminato B., prove di dazioni di danaro o altre utilità economiche ce ne sono.

Gioielli e macchine sembra che B. gliene abbia regalati; e di queste cose si trova traccia. E forse c’è anche qualche testimone; altrimenti non si spiega come sia stato contestato a Mora (il fornitore dell’utilizzatore finale) un giro di 140 puttane. Perché 140? E chi sono? E a chi sono state procurate (favoreggiamento)? E quanto sono state pagate (esercizio della prostituzione)? E quanto hanno lasciato nelle tasche di Mora (sfruttamento)? È evidente che qualcuno ha parlato. Adesso si tratta di vedere se ha detto la verità, quali riscontri obiettivi si troveranno.

Ma magari B. non lo sapeva che Ruby aveva meno di 18 anni; se fosse così avrebbe ragione Ghedini: utilizzatore finale, si paga qualche puttana, che male c’è? Qui la cosa è un po’ complicata perché bisognerà dare la prova che invece B. lo sapesse che Ruby aveva meno di 18 anni. L’art. 609 sexies del codice penale dice che “il colpevole non può invocare a propria scusa l’ignoranza dell’età della persona offesa”; ma questo solo per le persone di età minore di 14 anni e solo nei casi di violenza sessuale e corruzione di minorenne (609 bis, ter, quater e octies). Quindi è probabile che qualcuno abbia raccontato che a B. è stato detto “la vuoi quella? Non ha ancora 18 anni” e che a lui sia venuta la bava alla bocca. Anche questo andrà provato.

Per la concussione mi pare più facile. Non c’è dubbio sui fatti. Il pm dispone che Ruby deve andare in una struttura protetta, B. telefona e racconta palle (la nipote di Mubarak) e preme perché sia consegnata a persona di sua fiducia che è già in strada per andare in Questura (l’ex velina o giù di lì, l’ex sua igienista dentale, la consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti). Preme? Eh sì che preme; altrimenti per quale motivo la polizia ingaggia un braccio di ferro con il pm dei minori?

Che gliene fregherà mai ai poliziotti di non adottare per Ruby lo stesso identico trattamento che ogni giorno si applica alle decine di minori (questa, sembra, era pure ladra) che sono fermati e trovati in stato di abbandono? Certo, anche qui bisognerà verificare. Concussione significa che il pubblico ufficiale (B. lo è, sfortunatamente per noi), al fine di costringere o indurre qualcuno a fare qualcosa che non deve fare e che però lui pubblico ufficiale desidera, abusa dei suoi poteri (B. è presidente del Consiglio ma tra i suoi poteri non rientra quello di decidere a chi devono essere affidate le minorenni supposte ladre, in stato di abbandono e con probabile vita dissoluta; questo è compito esclusivo della magistratura minorile). Il problema sta tutto nel “costringere” o “indurre”.

Certo è che qualche precedente giurisprudenziale un po’ curioso potrebbe giovargli e non poco. Vi ricordate le telefonate B.-Saccà? B. ingiungeva a Saccà di assumere questa, far lavorare quell’altra, il tutto alla Rai, ente pubblico (ma perché diavolo B. non le assumeva a Canale 5? Non l’ho mai capito). Ma non era reato perché Saccà era talmente servo che, prima ancora di sentirsi costretto, indotto, minacciato, aveva già deciso, autonomamente, che qualsiasi cosa il suo papa personale (rileggetevi le trascrizioni) gli avesse chiesto lui l’avrebbe fatta. Qui bisognerà capire se i poliziotti, ai più vari livelli, hanno agito per servilismo o per paura.

Tanto per cambiare, gli stracci piccoli voleranno più facilmente. Mora, se ha piazzato puttane negli ambienti dove era ricevuto con tanta cordialità, difficilmente se la scamperà. E, se in cambio riceveva soldi o favori a contenuto economico, non dovrebbe essere cosa difficile da provare. Se poi B. ha pagato Ruby, Fede che gliel’ha presentata (così sembra) è nei guai. Che abbia saputo che aveva meno di 18 anni o no, sempre favoreggiamento della prostituzione è. A meno che, ecco, “era un’amica, non lo sapevo che prendeva soldi”. E forse troverà chi gli crede.

Adesso comunque tutti avranno l’occasione di spiegare, chiarire, contestare. La Procura di Milano ha spedito un invito a comparire. Vuol dire che B., Fede e Mora, hanno la possibilità di andare dal pm, farsi raccontare per filo e per segno tutto quello che c’è a loro carico e discolparsi (questo è il termine tecnico). Qui il “legittimo impedimento” non c’entra: la possibilità offerta all’indagato di farsi interrogare è cosa prevista a sua garanzia. Magari ci sbagliamo, magari non eri lì, magari non è vero niente di quello che dicono i testimoni, magari i documenti sono falsi o li abbiamo interpretati male. Spiegaci, siamo qui.

Non so perché, ma credo che non succederà niente di tutto questo. B. con i giudici comunisti non ci parla.

Il Fatto Quotidiano, 15 gennaio 2011

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Stranamente Bruno Tinti ignora la prova logica, che consiste nell'avere sollecitato-obbligato a lasciar andare Ruby e affidata a Nicole Minetti. L'affidamento riguarda solo i minorenni.

Francy274 ha detto...

Stranamente Bruno Tinti ha ragionato come B per bocca dei suoi avvocati, nel modo in cui la gente, che ancora gli crede, capirà la cosa per come le verrà raccontata. Sa benissimo che B non andrà mai davanti ai giudici, ne sono più che convinta anch'io. Lele Mora pagherà per tutti, anche per Fede, il quale se la caverà come la sua "gallinella dalle uova d'oro".
Quando ci si trova a un passo dal fargli scacco matto, la partita si ribalta sempre a suo favore. Fosse il cancro come lui... non morirebbe nessuno.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non mi pare. Bruno Tinti è sopratutto un ex magistrato del P.M. con grande esperienza di reati finanziari, dunque ragiona da magistrato. Inoltre, è un articolo per così dire 'a caldo' che tuttavia espone tutti i problemi probatori che riguardano la Pubblica Accusa, non la difesa.