venerdì 21 gennaio 2011

L’UTILIZZATORE SERIALE





Da Virginia Sanjust a Evelina Manna Una dopo l’altra dalle stelle alle stalle

di Marco Lillo

In principio fu la nobile annunciatrice Rai Virginia Sanjust di Teulada, poi venne la stagione delle cacciatrici di fiction, come Evelina Manna. Nel 2008 le bugie di Noemi e gli audio di Patrizia D’Addario annunciavano il gran botto finale di Ruby.

La serie storica dell’utilizzatore finale (ormai divenuto seriale) segna una parabola discendente che va dal bigliettino galante alla 26enne signorina buonasera nel 2003 fino ai bunga bunga sfrenati di Villa San Martino. Eppure se la storia d’amore con Virginia non ha molto a che fare con i bagni collettivi al grido di “avanti un’altra!” descritti da Nadia Macrì, c’è in tutte queste storie una costante che colora di interesse pubblico il triste tramonto a luci rosse del premier.

La stampa e le tv berlusconiane con una raffica di rivelazioni delle fidanzate e sedicenti innamorate come Francesca Pascale, Sabina Began e Evelina Manna, cercano di distrarre l’attenzione dal nocciolo del problema: l’abuso del potere pubblico e l’uso sfacciato della menzogna e del denaro per soddisfare gli interessi privati del premier e delle sue amanti e per mantenere il velo sulla verità. Se non si inquadra l’accusa di concussione e prostituzione minorile della procura di Milano, in questa sequenza storica si rischia di dare una lettura riduttiva alla telefonata in questura per l’affido della nipote di Mubarak o all’offerta di milioni di euro a Ruby.

Poker di donne e di ricatti

VIRGINIA Sanjust ha avuto una relazione con il Cavaliere nel 2004-2005. Evelina Manna nel 2007, Patrizia D’Addario nel2008 e Ruby ha dormito ad Arcore nel 2010. Il premier ha sempre nascosto la verità sulle sue complicate situazioni sentimentali e si è così posto in una condizione di ricattabilità oggettiva. Virginia Sanjust, per esempio, aveva un marito dipendente dei servizi, Federico Armati, che fece leva sui segreti del premier per ottenere un trasferimento dalla Presidenza del Consiglio. Quando lo 007 fu spostato in un posto dove guadagnava meno della metà (trasferimento che Armati riteneva ingiusto e influenzato dal risentimento della ex moglie) minacciò di raccontare tutto sulla storia tra Virginia e Silvio. Se non fosse stato rimesso al suo posto avrebbe convocato la stampa. “Tutto deve essere fatto entro giovedì 30 marzo perché altrimenti denuncio tutto”, diceva alla moglie in una conversazione registrata. Incredibilmente il giorno prima dello scadere dell’ultimatum, il 29 marzo del 2006, in piena campagna elettorale, Armati fu rimesso al suo posto con un insolito decreto di Palazzo Chigi. Anche Evelina Manna e Antonella Troise sapevano molte cose su Berlusconi. Antonella Troise era diventata un’ossessione per il Cavaliere che implorava l’allora direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, di farla lavorare perché “sta diventando pericolosa”.

Il Cavaliere si spendeva inventando scuse con Saccà e mentendo sulle reali motivazioni delle sue raccomandazioni, anche per la Manna. Ora Evelina rilascia interviste per raccontare che Silvio fa con lei “la nannina a seggiolina”, ma nel 2008 doveva ancora tutelare l’immagine del premier. Erano i tempi del Family day e dei libri patinati con Veronica sorridente davanti al focolare di Arcore. Chi ha ascoltato le telefonate intercettate dalla procura di Napoli nel 2007 (e mai uscite sui giornali perché distrutte dalla procura di Roma) racconta che Evelina minacciava di andare con il megafono sotto Palazzo Chigi per raccontare, prove alla mano, quello che combinava il Cavaliere prima di fare la nannina.

Evelina non raccontò a nessuno il pre-seggiolina e fu immediatamente accontentata con l’offerta di una parte. Dopo l’inchiesta e in concomitanza con una sua importante testimonianza davanti ai pm, l’attrice trovò i soldi per comprare un appartamento da un milione di euro vicino a Campo dei fiori, a due passi da quello comprato su richiesta di Virginia Sanjust (ma prudentemente non intestato a lei dal Cavaliere) nel 2006. Sotto Palazzo Grazioli nel 2008 invece andò il papà della fondatrice del comitato “Silvio ci manchi”, la napoletana Emanuela Romano. Non aveva in mano il megafono ma un accendino. Il pover’uomo minacciava di darsi fuoco se la figlia non avesse ottenuto la candidatura da Papi. Oggi è assessore con delega ai Servizi sociali al Comune di Castellamare di Stabia e consigliere di un ente regionale, il Corecom (comitato regionale sulle comunicazioni). Con Patrizia D’Addario c’è il salto di qualità. Nessuna storia di amore ma solo una notte di sesso con una escort sconosciuta che registra tutto e – quando non ottiene l’aiuto promesso per il suo palazzo abusivo né una candidatura seria – rivela tutto a giornali e magistrati.

L’abuso e la menzogna

INFINE, arriva Ruby e la notte folle della telefonata in questura per scippare la minore alla comunità alloggio e consegnarla a Nicole Minetti e a una prostituta . In tutti e quattro i casi “Papi Berluscone” non distingue il pubblico dal privato. E chiede a Rai Fiction e alla questura di assecondare gli interessi delle sue favorite. Spesso, come nel caso di Virginia Sanjust e Antonella Troise, lo fa proprio per evitare che emergano gli aspetti più imbarazzanti delle sue relazioni. Ieri Ruby ha negato di aver fatto sesso con Berlusconi e di avere chiesto 5 milioni di euro per il suo silenzio. Nulla di nuovo sotto il sole di Arcore.

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