sabato 22 gennaio 2011

Neanche Letta riesce più a mediare


AMEDEO LA MATTINA

Il cerchio si stringe e Berlusconi, che non si rassegna mai, non sembra rendersene conto. E’ convinto di poter raddrizzare il piano inclinato in cui lui e noi tutti stiamo scivolando». Un ministro, che mai e poi mai abbandonerà la nave berlusconiana, confida questi sentimenti di scoramento che sono comuni a Gianni Letta, il «Grande Mediatore» che non ha più nulla su cui mediare. Bruciati i ponti con Casini; telefoni spenti con il Quirinale dove il Capo dello Stato è furibondo perché il premier non ha seguito i suoi consigli di difendersi davanti ai giudici di Milano: anzi si prepara a sollevare il conflitto di attribuzione e a scendere in piazza. No, la scimitarra non è l’arma di un Ciambellano abituato a sottigliezze e sfumature, ai passi felpati quando bisogna fare i conti con il Colle e la Chiesa. Il gentiluomo di Sua Santità ha cercato di capire il senso profondo delle parole pronunciate dal cardinal Bertone e dal Papa. Ha telefonato al segretario di Stato vaticano e si è reso conto che dentro le cosiddette sacre mura la candela dell’inquilino di Palazzo Chigi si va spegnendo. Rimane invece sempre più acceso il cero di Giulio Tremonti, uno dei pochissimi ministri che il Santo Padre conosce e apprezza. Ne ammira le doti intellettuali. Lo chiama il «professor Tremonti». E meno male che durante il Consiglio dei ministri il premier abbia fatto capire di essere stato rassicurato, da ambienti vaticani, sul fatto che le parole di Bertone non erano riferibili a lui.

Bossi ne sa qualcosa del feeling Ratzinger-Tremonti, e consiglia a Berlusconi di riposarsi (per le serate «canore» a Villa San Martino o per lo stress da magistratura?) e di far fare a lui. Una sorta di commissariamento che sarà difficile mettere in atto visto il temperamento del Cavaliere. Eppure ieri qualcosa di nuovo è successo se Berlusconi ha dato forfait al funerale di Luca Sanna, il militare ucciso in Afghanistan. Gli è stato consigliato di non andare per evitare contestazioni, a lui che ha sempre detto di creare ingorghi stradali quando va in giro per le strade.

Ma è combattente nato: sicuro che anche questo momento passerà, che al Vaticano poi interessano i provvedimenti per la famiglia, la vita, anti-eutanasia e non pagare le tasse per i loro immobili. «Solo il mio governo può garantirgli tutto questo», diceva ieri dopo il Consiglio dei ministri. E poi, via, quelle del Papa e di Bertone sono «dichiarazioni generiche, non riferibili direttamente a noi. Quelle dei giornali sono forzature che non corrispondono al vero». Intanto i vescovi lunedì si occuperanno del caso Ruby, quella ragazza che i pm di Milano metteranno a confronto con la signorina Nadia Macrì, in arte escort, che conferma sesso e soldi in villa San Martino anche con la minorenne marocchina.

Nessuna paura, per Berlusconi anche questa verrà smontata. «Non c’è dubbio che una madre per andare a dire pubblicamente che di professione fa la escort deve essere stata pagata», ha spiegato ieri il premier durante il Cdm. Insomma la ragazza mente (Ruby no), ma da chi sarebbe stata pagata? Questo particolare non è stato svelato ai ministri astanti. I quali sono rimasti più colpiti da un’altra parte della riunione, quando sono intervenuti in successione i «ministri leghisti» (così li ha definiti il collega che ci ha raccontato la scena) Calderoli e Tremonti.

In sostanza, secondo la versione riferita, si sarebbero lamentati per il rinvio di una settimana del voto sul federalismo municipale. Ma soprattutto hanno posto il problema della mancanza dei numeri per farlo approvare alla Camera. Qui non c’è una maggiorana in commissione Bilancio, e ciò nonostante la nascita del nuovo gruppo dei responsabili. Così come non c’è una maggioranza nella commissione bicamerale che di federalismo fiscale si sta occupando. L’allargamento dei numeri stenta, anzi è ferma al palo. Per tenersi su il gruppo dei Responsabili ha dovuto pure prendere in prestito deputati del Pdl. E quelli che ci sono (tranne due) hanno già votato la fiducia al governo. Dovrebbero essere almeno una trentina i Responsabili per fare maggioranza in commissione Bilancio. E come la mettiamo, caro presidente? Ovviamente Calderoli e Tremonti non gliel’hanno messa così, ma a buon intenditore poche parole. E lui? «Io vado avanti. Noi siamo qui per governare, non certo per occupare posti. Dopo di me c’è solo il voto. Se non ci fossero le condizioni per governare chiederemo noi di andare a votare».

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