Prima le parole del ministro Pisanu, che si è richiamato all'etica pubblica e ha bocciato l'idea di un corteo a Milano contro la magistratura. Poi il dietro front ufficiale del partito per bocca di La Russa. Questa mattina l'Anm si era espressa duramente contro l'ipotesi di manifestazioni contro i giudici
Per la prima volta il Pdl è costretto alla marcia indietro nella sua battaglia contro i magistrati a difesa del premier. La manifestazione convocata ieri da Silvio Berlusconi per il 13 febbraio contro le toghe è stata oggi prima ridimensionata, poi annullata. Segno che non tutti, all’interno del partito, sposano la linea dettata dal Capo. Il primo a uscire allo scoperto, oggi, è stato l’ex ministro Giuseppe Pisanu, che in un’intervista al Corriere della Sera è stato presentato come “voce critica del Pdl”. Pisanu si è espresso chiaramente: “Il Cavaliere chiarisca davanti ai giudici”. E, per far capire meglio il messaggio, ha aggiunto: “Su Fini e la casa di Montecarlo solo forzature”. Ma non è tutto, perché nel primo pomeriggio Pisanu è entrato a gamba tesa proprio sull’iniziativa anti pm: “Non condividerei una manifestazione del Pdl contro la magistratura”.
Al di là delle parole di Pisanu, il contrordine nel partito di maggioranza dev’essere arrivato dall’alto, se anche due falchi come Daniela Santanchè e Ignazio La Russa si sono pronunciati pubblicamente per la bocciatura della manifestazione. Santanchè è andata dritta al punto: “Il 13 febbraio non ci sarà nessuna manifestazione di piazza del Pdl”. La Russa ha usato qualche giro di parole ma, tutto sommato, ha espresso lo stesso concetto: “Non credo che faremo una manifestazione il 13, né nazionale, né locale. La presenza sul territorio è la cosa più importante. La solidarietà diffusa che arriva al premier e al partito è più importante rispetto all’idea di chiuderci in un teatro o in una piazza”. E questo non è l’unico segnale che qualcosa stia cedendo anche nello zoccolo duro dei sostenitori del Cavaliere. Questa mattina il Foglio, la testata diretta da Giuliano Ferrara che è da sempre una cartina di tornasole della politica di Berlusconi, ha aperto con la notizia di una “iniziativa istituzionale straordinaria. Napolitano pensa di convocare martedì Schifani e Fini” perché “così – avrebbe detto Napolitano secondo il Foglio – non si va avanti”. L’articolo fa filtrare il tema della “paralisi istituzionale”, presentandola senza gridare al complotto invocato normalmente dagli house organ. Insomma, sembra più un messaggio che uno scoop. E poco importa che in mattinata il Quirinale abbia smentito la notizia della convocazione.
La decisione del Pdl, quindi, è un segno evidente del “dibattito interno” in corso e di qualche dissociazione dal berlusconismo duro e puro. Ma non solo. Una componente più “istituzionale” del partito non ha certamente ignorato i ripetuti appelli del Capo dello Stato (pubblici, ma anche e soprattutto nei contatti privati con uomini vicinissimi al premier) per scongiurare uno scontro esplicito tra poteri dello Stato. Proprio su questo tasto hanno battuto i magistrati, nella giornata dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
L’Anm ha espresso “molta preoccupazione per manifestazioni che sono contro i giudici”. Sarebbe, ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara “il popolo che manifesta contro se stesso”. L’Associazione nazionale magistrati, in un testo letto dai presidenti delle giunte locali, ha risposto punto su punto ai videomessaggi di Berlusconi. ”Gli attacchi ai magistrati sono contro la giustizia e la Costituzione. Sono contro la giustizia gli insulti, le offese, le campagne di denigrazione di singoli giudici, le minacce di punizione, gli annunci di riforme dichiaratamente concepite come strumenti di ritorsione verso una magistratura ritenuta colpevole solo perché si ostina ad adempiere al proprio dovere di accertare la commissione dei reati e di applicare la legge imparzialmente e in maniera uguale nei confronti di tutti i cittadini”. E nella stessa direzione vanno “le strumentalizzazioni delle inchieste e delle decisioni giudiziarie e l’assurda interpretazione come complotto politico della semplice applicazione delle regole, dell’attuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale e del fisiologico funzionamento degli istituti di garanzia propri dei moderni Stati costituzionali di diritto”.
“La Magistratura – ha detto Palamara parlando con i giornalisti a margine della cerimonia di inaugurazione alla Corte d’Appello di Roma – è un pezzo dello Stato. La giustizia è amministrata in nome del popolo”. In riferimento, invece, alla manifestazione a sostegno delle toghe e della libertà di informazione, annunciata ieri da Michele Santoro, Palamara ha detto: “Sul resto non ci pronunciamo. La legittimazione della magistratura si fonda sulla credibilità delle decisioni e quindi sulla professionalità del lavoro del magistrato. Il consenso non è il fondamento dell’azione giudiziaria”. Probabilmente anche la contro-iniziativa di Santoro, Travaglio e Barbara Spinelli, indetta nella stessa città e nello stesso giorno di quella del Pdl, può aver fatto riflettere Berlusconi. Troppo alto il rischio di una figuraccia, specie se alla fine, i manifestanti pro-pm si fossero rivelati numericamente più consistenti di quelli pro-Cavaliere. Meglio evitare l’effetto boomerang. Ma soprattutto – la riflessione del premier – meglio evitare di portare in piazza un partito in cui i “distinguo” rispetto alla linea ufficiale, seppure sottotraccia, sono sempre di più.
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