Ogni volta che deve assumersi le responsabilità dei suoi comportamenti il caimano si difende strillando di essere perseguitato, e i suoi parlamentari fanno a gara per urlarlo ancora più forte di lui. Lo hanno fatto anche oggi, dopo la notizia dell'indagine in corso a Milano in cui Berlusconi è indagato per ipotesi di reato molto gravi: concussione e prostituzione minorile.
Ma quale persecuzione e persecuzione! Vorrei sapere cosa dovrebbe fare, secondo questi signori, un magistrato quando un presidente del Consiglio telefona addirittura personalmente alla Questura di Milano per fare liberare una sua amichetta, racconta balle grosse come una casa e fa passare la ragazza per la nipote del presidente egiziano Mubarak.
Vorrei sapere cosa deve fare un sostituto procuratore se dispone di elementi tali da indurre il ragionevole sospetto che il presidente del Consiglio abbia coscientemente avuto rapporti prezzolati con una minorenne. Dovrebbe mettere tutto a tacere e venire meno al proprio preciso dovere, solo per non disturbare il manovratore?
Bisognerebbe al contrario riconoscere alla Procura di Milano di aver aspettato, con grande senso di responsabilità, il voto della Corte costituzionale sul legittimo impedimento prima di inviare al presidente del Consiglio l'invito a comparire, per non influenzare l'opinione pubblica alla vigilia di quella importantissima sentenza.
Le indagini proseguiranno e, se verrà rinviato a giudizio, Berlusconi dovrà difendersi da queste gravissime accuse nella sede opportuna, cioè in Tribunale. Farà il possibile per evitarlo, come ha fatto in tutti questi anni riuscendo sinora a raggiungere sempre il suo unico scopo: quello di farla franca allungando il brodo fino a raggiungere i tempi della prescrizione.
Questo perché la sentenza della Corte costituzionale di ieri lascia a lui e ai suoi furbi avvocati ampi spiragli per continuare con il solito giochetto.
Per evitare che questa presa in giro, che già dura da anni e anni, prosegua ancora, i cittadini hanno un solo mezzo: votare per l'abrogazione totale di quella legge nel referendum promosso dall'Italia dei Valori. Affermare con le armi della democrazia il principio per cui la legge è uguale per tutti e a nessuno può essere garantita l'impunità. Dovremo essere noi tutti a dire, col voto, a Berlusconi: “Deciditi a comportarti come un normale cittadino, con i tuoi diritti e anche con i tuoi doveri. Invece di perdere tempo telefonando alla questura per raccontare balle sulla nipote di Mubarak, vai in Procura a spiegare le tue ragioni. Come facciamo noi tutti”. Come si fa nei paesi democratici.
Nessun commento:
Posta un commento