di Marco Travaglio
Fare il premier o il ministro non costituisce legittimo impedimento a fare anche l’imputato. Lo sapevamo tutti, fuorché gli inquilini di Palazzo Grazioli e del Quirinale: adesso lo dice anche la Consulta.
Ora azzardiamo un’altra domanda: riciclare denaro costituisce legittimo impedimento a fare anche il parlamentare?
L’interrogativo sgorga dalle motivazioni della Cassazione su Massimo Maria Berruti, ex ufficiale della Finanza, ex avvocato Fininvest, pregiudicato per favoreggiamento e imputato per riciclaggio di una trentina di miliardi di lire. La Corte ha appena stabilito che sbagliò il Tribunale di Milano ad assolverlo e sbagliò la Corte d’appello a dichiararlo responsabile ma prescritto.
Insomma, aveva ragione la Procura. Nel momento in cui il suo capo torna imputato, pure Berruti dovrà ripresentarsi ai giudici d’appello per essere riprocessato per riciclaggio, visto che la prescrizione è stata allungata a marzo 2011 (c’è tempo per condannarlo, visto che già la Cassazione lo dichiara colpevole). Nelle motivazioni firmate dal giudice Antonio Manna e dal presidente della II sezione Antonio Esposito, si legge che l’on. Berruti, membro della commissione Attività produttive (l’uomo giusto al posto giusto), ha dato un “consapevole e volontario contributo causale nel delitto di riciclaggio”, come risulta ”da coerenti risultanze documentali e testimoniali”. Negli anni ‘90, quando lavorava per B., il noto galantuomo fece sparire miliardi su miliardi dai bilanci Fininvest, Mediaset e Reteitalia dirottandoli su conti svizzeri con un tourbillon di false fatture, operazioni inventate e società fittizie “prive di qualsivoglia concreta operatività commerciale, utilizzate come mero schermo di simulate operazioni di compravendita di diritti di sfruttamento dell’immagine di sportivi che in realtà servivano a spostare illecitamente all’esterno della Fininvest sue consistenti risorse finanziarie... Fondi che passavano da una società a un’altra... causali fittizie dei trasferimenti... allo scopo precipuo di drenare risorse economiche da Fininvest Spa al suo esterno... importi di enorme rilievo: tra il 1991 e il 1995, oltre 29 miliardi di lire”.
Il tutto con la collaborazione straordinaria della Arner di Lugano, che nella filiale milanese ospita – conto corrente numero 1 – il tesoretto di Silvio B.
Parola non di una toga rossa di passaggio, ma della Cassazione. Che fa pure notare come Berruti sia “incline a intervenire illecitamente”, visto il “precedente penale per favoreggiamento” per aver depistato le indagini sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza.
Naturalmente, nel difendersi, Berruti ha pure mentito ai giudici, e così un testimone a suo discarico. Il quale sosteneva la linea Scajola: cioè che “un amico fraterno del Berruti lo avrebbe coinvolto a sua insaputa in un delitto di riciclaggio”. Tutte balle.
Ora, se esistesse un’opposizione, distribuirebbe alla Camera la sentenza della Cassazione. E chiederebbe di proibire a Berruti di mettere mai più piede a Montecitorio. Legittimo impedimento, of course.
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