venerdì 14 gennaio 2011

Un motivo di speranza


di Lorenza Carlassare

È importante avere una Corte costituzionale, una Corte indipendente che non si lascia intimidire e, con una sentenza chiara, elimina i privilegi ripristinando (per la terza volta) l’eguaglianza. Una sentenza attesa, presentata dapprima come evento in grado di determinare la caduta del governo e solo negli ultimi giorni, dal presidente del Consiglio invece, come ininfluente a quel fine. L’enfasi iniziale sugli effetti politici della decisione era parso a tutti un modo di premere sulla Corte caricandola di responsabilità per eventi politico-istituzionali ad essa estranei. Bene hanno fatto i giudici della Consulta a rinviare l’udienza del 14 dicembre, staccando così la questione politica della sfiducia al governo dalla questione, esclusivamente giuridica, della costituzionalità della legge. Decisa è la risposta: interamente illegittimo è l’art. 1 comma 4 che prevede l’impedimento continuativo attestato dalla Presidenza del Consiglio (con l’obbligo del giudice di rinviare l’udienza); illegittimo il comma 3 ”nella parte in cui non prevede che il giudice valuti in concreto, a norma dell’art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale, l’impedimento addotto”. Rigetto interpretativo per il comma 1, non illegittimo ‘se interpretato in conformità con l’art. 420-ter‘, come per tutti. In conclusione: tutto ciò che ha introdotto la legge n. 51 è rimosso! Era chiaro fin dalla sentenza sul “lodo Alfano” che il legittimo impedimento, pensato dagli strenui difensori di Berlusconi come nuovo “scudo”, era incostituzionale per la stessa ragione dei due scudi precedenti: la violazione del principio di eguaglianza di tutti i cittadini.

E adesso? Eliminato l’automatismo nell’applicazione del legittimo impedimento resta al giudice di valutarne, udienza per udienza, la solidità. Nel caso in cui non ritenesse sufficienti le ragioni addotte per rinviare l’udienza, contro la sua valutazione negativa potrà sempre aprirsi la strada per un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato, deciso, anche questo, dalla Corte costituzionale. Un altro modo, fra i molti, per allungare i tempi. Ma intanto un principio fondamentale della Costituzione è stato salvato ancora: in questo buio, un motivo di speranza.

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