di Massimo Recalcati*
Silvio Berlusconi è un paranoico? No, non credo. Casomai lo fa (come quando recita il mantra dell’anticomunismo), ma non lo è affatto. La grande paranoia si nutre (seppur follemente) di ideali. Nella parola del Führer parlava
La perversione è la figura clinica che più ci consente di accostare il fenomeno del berlusconismo.
In che cosa consiste? Non tanto nella presenza di comportamenti sessuali patologici, delle cose che si fanno sopra o sotto le lenzuola. In un lapsus esilarante una giornalista de La7, qualificando
La perversione definisce clinicamente una patologia mentale il cui contenuto di fondo è l’angoscia profonda provocata dell’esperienza del limite. Il perverso non crede nella missione della Storia. Egli è totalmente disincantato. Vive solo per realizzare il maggior godimento possibile in questa vita. Tutto il resto viene dopo, è secondario, anzi è un ingombro alla realizzazione di questo compito che egli persegue come se fosse un vero e proprio cavaliere della fede. Solo che la fede del perverso non conosce ideali, anche se si ammanta di ideali, non conosce rispetto per la verità, anche se può spesso parlare in nome della verità e del suo giusto ristabilimento.
L’angoscia della morte o, che è lo stesso, l’angoscia per la propria impotenza sessuale impongono a Berlusconi di cancellare da un corpo che deve essere bionico tutti i segni della malattia e dell’invecchiamento.
Per scongiurare l’angoscia egli si pone come un padrone apatico di questo godimento del sesso senza amore, anche se ne è un servitore inquietante. Perché il perverso può avere l’impressione di dominare tutto ciò che gli sta attorno, ma non la spinta a godere senza limiti.
È la patologia mentale che rende vulnerabile e ricattabile il nostro premier.
Questa spinta a godere (Fabrizio Corona docet!) è più forte di lui, non ne può fare a meno, e lo costringe a moltiplicare infinitamente i suoi oggetti.
Il denaro gli offre l’illusione che potrà evitare la morte (eternizzandosi nella propria tomba concepita non a caso come un vero e proprio mausoleo); la giovinezza delle sue prede garantisce il ricambio del suo sangue e allontana lo spettro sempre presente della fine. Mostrarsi potente sessualmente non dà soddisfazione e proprio per questa ragione non c’è limite alla sua volontà di sesso (Fabrizio Corona docet).
La riduzione della politica allo slogan pubblicitario si situa sulla stessa linea di forza del disincanto cinico; egli sa dire alla gente ciò che la gente vuole sentirsi dire perché è un raffinato conoscitore della natura del godimento. Il suo ottimismo è un negazionismo delle turbolenze della realtà. Il suo culto della libertà, un libertinismo senza vergogna e senso del pudore. La sua simpatia (la barzelletta sempre pronta) rivela che tutto può essere oggetto di scherno; che si può dire tutto e il contrario di tutto perché quello che si dice si può ritirare o contraddire a piacimento . Se, come pensa il perverso, la verità non esiste, la menzogna è legge. Un altro tratto della perversione è infatti la negazione del valore della propria parola e di quella degli altri. Il suo idealismo è materialistico. Egli crede solo in ciò di cui può godere. Gode dunque è.
Perché un uomo anziano non può abbandonare questa dimensione compulsiva del godimento? Si potrebbe rispondere: per amore della vita. La perversione insegna invece che il dio oscuro che ingiunge di godere ad ogni costo non è il dio dell’amore ma il dio della morte. Il perverso non può frenarsi nella ripetizione delle sue abitudini perché questo è il solo modo che conosce per rimediare all’angoscia della morte. Deve moltiplicare e ripetere infinitamente lo stesso godimento. All’amore non ci crede. È, come ogni ideale, una trovata propagandistica. L’amore infatti non può mai essere un partito perché non fa massa. Ogni tiranno invece ama le masse. L’immagine pubblica che egli vuole dare di sé è l’immagine di un umile soccorritore dei più bisognosi. Ma nel privato questa immagine sembra lasciare il posto a quella del “drago” o, a quella ancora più oscena e incestuosa di “papi”, che gode come una macchina che non conosce usura. I giovani corpi promettono un godimento senza castrazione perché cancellano i segni corrosivi del tempo. Come nelle scene del marchese De Sade tutto si ripete come se il tempo non dovesse mai scorrere.
Dietro il volto sempre più trasfigurato, tipico dei tiranni a fine corsa, di Berlusconi c’è il fenomeno del consenso che egli riesce a catturare. Un’analisi superficiale lo vuole spiegare come effetto della manipolazione mediatica della realtà. Il problema è invece che Berlusconi ottiene il consenso non per la verità che oscura, ma perché oscura la verità, non perché viene smascherato come protagonista di festini a luci rosse con giovani donne, ma perché realizza qui festini con dedizione, non perché mente ma perché rivela l’inconsistenza della differenza tra la verità e la menzogna, non perché è incapace di sostenere con la giusta dignità istituzionale la sua funzione pubblica, ma perché ci mostra che siamo tutti uguali, che tutto nell’essere umano è finalizzato al godere il più possibile in questa vita (Fabrizio Corona docet!). Il consenso che Berlusconi continua a riscuotere è assai più agghiacciante dei suoi comportamenti patologici perché mostra che nel nostro tempo si può avere fede solo negli oggetti di godimento e non in altro.
*Psicanalista lacaniano, Università di Pavia, autore di un saggio sulle patologie del nostro tempo, “L’uomo senza inconscio” (Raffaello Cortina)
1 commento:
Ho assistito proprio stamattina all' "incontro" con Massimo Recalcati nell'Aula Magna dell'Università di Pavia, nell'ambito del Festival dei Saperi. Questa analisi applicata alle problematiche di Berlusconi nell'intervista, è stata condotta a largo respiro sul momento storico politico sociale....ecc.. che stiamo vivendo, dando ancor maggiore significato al concetto di perversione esplicitato nell'intervista. Non posso che ringraziare!
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