venerdì 7 gennaio 2011

PRESTIGIACOMO, L’AMBIENTE NON CONTA NULLA


Per gli incarichi di vertice molta politica e scarsa competenza

di Stefano Caselli

Il glorioso piano di rinascita nucleare del governo B. è fermo al palo. Non soltanto perché nessuno sa bene dove trovare 30-35 miliardi di euro necessari per quattro centrali “chiavi in mano” entro il 2020, anche perché l’Agenzia per la sicurezza nucleare - istituita dal Consiglio dei ministri nel novembre 2010 - non può ancora funzionare. Nell’assemblea presieduta da Umberto Veronesi (“come chiedere a un pasticciere di fare il macellaio, per usare le parole di Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi) manca un posto.

Una vicenda in cui c’entra lo strano senso per le nomine del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il suo uomo, il capogabinetto del ministero Michele Corradino, è stato sonoramente bocciato dalle Commissioni Industria e Ambiente. É un capitolo della faida interna al Pdl all’origine della guerra-lampo della Prestigiacomo contro il suo partito. Tuttavia pare legittima una domanda: per quale motivo il ministro dell’Ambiente ha proposto per un incarico così delicato una persona sicuramente illustre (Corradino è un noto amministrativista, autore di numerosi testi universitari) ma non certo competente in materia? E pensare che di un esperto “ambientale” ci sarebbe bisogno come del pane.

OLTRE A Veronesi, dell’Agenzia fanno oggi parte i due membri indicati dal ministero dell’Industria, Maurizio Cumo e Mario Enrico Ricotti (il primo docente di Impianti nucleari alla Sapienza di Roma, il secondo ordinario presso il dipartimento Energia nucleare del Politecnico di Milano) e il magistrato Stefano Dambruoso, indicato dalla Prestigiacomo, in qualità di esperto antiterrorismo : “Il presidente è poco più che un opinionista nucleare - racconta Ermete Realacci, membro Pd della commissione parlamentare Ambiente e Territorio - gli altri due sono esperti di impianti. Manca totalmente una figura che si occupi di impatto ambientale”. Chi si aspetta sensibilità al tema da parte del ministero per l’Ambiente rimarrà deluso. I nomi a cui Prestigiacomo starebbe pensando per sostituire il candidato bocciato (dal responsabile del Centro studi strategici della Luiss, Enrico Jacchia al capo della segreteria tecnica del ministero Luigi Pelaggi) rispondono alla stessa logica, in barba alla competenza. In fondo non sarebbe la prima volta (e nemmeno la più clamorosa) che il ministro incappa in nomine discutibili. Memorabile il caso di Alessandro Ticali, 35 anni, ricercatore presso l’università privata Kore di Enna, esperto in pavimentazioni stradali. Ticali è stato nominato nel 2008 presidente della Ippc, la commissione che ha il compito di preparare l’istruttoria tecnica per il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) a circa tra le 200 maggiori aziende italiane. La legge prevede che le aziende prive di Aia non possano produrre. Una responsabilità non da poco per un giovane ricercatore che, tra le pubblicazioni del suo curriculum, vanta progetti di ricerca su “materiali alternativi per sottofondi, fondazioni e miscele bituminose” e “analisi e valutazione del rischio aeroportuale in presenza di ceneri vulcaniche”. Può darsi che Ticali sia un ottimo manager, certo è che una delle sue prime uscite non fu delle migliori: la delicata pratica sull’Ilva di Taranto fu assegnata a Bonaventura Lamacchia, ex deputato noto in Puglia per un ricco curriculum a base di procedimenti per falso, ricettazione, evasione fiscale, bancarotta fraudolenta, tentata estorsione e turbativa d’asta. Un po’ troppo, tanto che il ministro fu costretto a rimuovere Lamacchia dopo soli due mesi d’incarico.

E poi c’è la nomina di Luigi Pelaggi (capo della segreteria tecnica del ministero, lo stesso in predicato per il posto vacante all’Agenzia per la sicurezza nucleare) al vertice della Commissione di valutazione degli investimenti e di supporto alla programmazione e gestione degli interventi ambientali (Covis), chiamata a esprimersi in merito “alla valutazione di fattibilità tecnico-economica con particolare riferimento all’analisi costi-benefici, di piani e progetti di prevenzione, protezione e risanamento ambientale del ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare”, che in parole povere vuol dire soldi: “Pelaggi è un avvocato - dichiara Bonelli - senza alcuna competenza specifica in materia ambientale. Eppure il suo è un ruolo di grande responsabilità”.

L’ELENCO delle nomine discutibili “made in Prestigiacomo” potrebbe continuare a lungo, soprattutto alla voce Parchi Nazionali. Al vertice del Gran Sasso è stato promosso Arturo Diaconale, già direttore dell’Opinione nonché editorialista del Giornale. Grandiosa la replica del ministro a chi criticava la scelta: “Perché Diaconale no? È abruzzese. Ha esperienze di gestione in un piccolo quotidiano. Forse perché non è un giornalista di sinistra?”.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VIENE FATTO DI CHIEDERSI IN BASE A QUALI ELEMENTI FATTUALI GIORGIO NAPOLITANO QUALCHE TEMPO FA ELOGIO' PUBBLICAMENTE STEFANIA PRESTIGIACOMO, ALLA LUCE DELL'ILLUMINANTE ARTICOLO DI STEFANO CASELLI. INSOMMA, STIAMO MESSI PROPRIO MALE, IN TUTTI I SENSI.