CARLO TECCE
Caos palinsesti: decisi solo due mesi in attesa delle elezioni. Poi il silenzio all'informazione
Non cade, forse cade, anzi regge. In Rai aspettano segnali di vita dal governo, lì dove la politica e la televisione s’incrociano: in caso di elezioni anticipate, Mauro Masi conosce il piano di emergenza. Già sperimentato per le regionali 2009, facile facile da riassumere: chiudere l’informazione durante la campagna elettorale, sospendere i vari Annozero, Ballarò, Porta a Porta. Far tacere per non far sapere. Il colpevole? La par condicio. A viale Mazzini è tempo di palinsesti: il Consiglio di amministrazione ha approvato le trasmissioni sino a febbraio, restano vuoti tre mesi da marzo a maggio. In mezzo ci sono le urne: sicure per le comunali (tra le altre, Milano, Torino e Napoli) e le provinciali, probabili per il Parlamento. Un alto dirigente del servizio pubblico svela il giochino: “Non vogliono annunciare né novità né conferme perché sanno che, per un mese o di più, saranno ‘costretti’ a spegnere l’informazione come l’anno scorso”.
Quando il direttore generale fu ispirato da un regolamento sulla par condicio scritto dal radicale Marco Beltrandi e votato con entusiasmo da Pdl e Lega in commissione di Vigilanza. Un paio di articoli che equiparano le trasmissioni di approfondimento alle tribune politiche d’antan con segretari di partito in doppio petto in fila, tutti insieme, cronometro alla mano. Uno sciagurato regolamento condannato da una sentenza del Tar laziale e una delibera dell’Agcom, ma recepito in pieno da Masi che azzerò l’informazione del servizio pubblico a favore dei concorrenti privati di Mediaset e La7. La brutta storia può ripetersi e in Rai, previdenti, evitano di compilare un palinsesto fantoccio: copiano in blocco vecchi programmi (Vittorio Sgarbi, escluso), pensano nuovi investimenti per varietà e contenitori di musica. Allarme rosso per le politiche, ma pure le amministrative valgono tanto: “L’hanno fatto per le regionali, non sarà difficile replicare con le comunali in città importanti”, dicono fonti qualificate a viale Mazzini.
Dove preparano l’assalto ai soliti programmi sgraditi. Ieri in una riunione con i suoi vice Lorenza Lei e Antonio Marano, Masi ha parlato di un imprecisato numero di speciali per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, puntate ideate da Giovanni Minoli dal Festival di Sanremo in poi (ad aprile), tutte da sistemare su Raitre al posto di Parla con me di Serena Dandini che perderebbe almeno due delle quattro seconde serate. Anche il servizio pubblico torna dalle vacanze natalizie, poteva mancare un regalino di Masi per Michele Santoro e Giovanni Floris? L’antefatto: l’ultimo Cda del
I dirigenti di Raidue temono sanzioni, ma il direttore Massimo Liofredi stavolta è con Santoro. In Rai brindano all’ordine imposto da Masi: “Entro le 23:10, non oltre”. Che disciplina. Utile per evitare un confronto faccia a faccia tra Annozero e Porta a Porta (che comincia proprio alle 23:10) , una sovrapposizione che rischia sempre di affondare gli ascolti di Bruno Vespa, lunedì sotto il 12 per cento di share. Il direttore generale è così attento a misurare minuti e secondi dei programmi, dunque avrà notato che la miniserie Rossella, costata oltre 10 milioni di euro per sette puntate, il giovedì sera su Raiuno – giornata sempre vincente per
Da Il Fatto Quotidiano del 12 gennaio 2011
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