domenica 16 gennaio 2011

Sul premier cala il gelo della Lega Bossi: "Stia più attento"


RODOLFO SALA

Un'irritazione da tagliare col coltello, dentro la Lega, all'indomani dell'ultima tegola giudiziaria piovuta sul capo del premier. Un'irritazione che fa da contraltare alle (scarse) dichiarazioni ufficiali: parte dall'alto, e giù per li rami, trova naturalissime sponde nella sempre più inquieta base del Carroccio. Umberto Bossi ai suoi lo ha detto così, senza giri di parole (e in forma decisamente più colorita di quel che si può riferire): "Berlusconi deve stare più attento, se pensasse un po' di meno alle donne sarebbe meglio per tutti".

Non è la prima a volta che il Senatùr consiglia maggiore cautela all'esuberante amico Silvio. Lo aveva fatto pure ai tempi di Noemi, ma stavolta c'è qualcosa di più a insinuarsi nella graniticità di un rapporto personale che da ormai undici anni (dalla pace ritrovata dopo la rottura del '95) non ha ancora subito traumi. La novità prova a spiegarla, con la garanzia dell'anonimato, un sindaco leghista del Nord: "
Certo, la tempistica di questa nuova indagine su Berlusconi, che arriva subito dopo la sentenza della Consulta, è quanto meno sospetta; però di lui cominciamo ad avere le tasche piene, le porcate che combina lo rendono indifendibile".

Nulla di meno. Insomma: è la particolarità delle accuse al premier, e ancora di più l'effetto che gli sviluppi del caso Ruby stanno provocando nell'opinione pubblica, a mettere in allarme la Lega. Su questo, e come sempre, c'è piena sintonia tra quel che pensa il Capo e gli umori del popolo, condensati (oltre che nelle telefonate piene di preoccupazione arrivate al mattino ai centralini) nelle battute sagaci che rimbalzavano ieri pomeriggio nelle stanze della sede centrale di via Bellerio a Milano: "Qui ridono tutti - racconta un dirigente - ma più che divertita la nostra gente è incazzata".

L'iniziativa dei magistrati di Milano per i leghisti segna anche un importantissimo spartiacque nell'agenda politica. Se fino tre giorni fa, è il ragionamento, il borsino delle elezioni anticipate era in caduta libera, ora il ricorso alle urne diventa l'ipotesi più concreta. Bossi e i suoi continuano a non temere il voto, sicuri come sono di fare il pieno se davvero si arrivasse a "staccare la spina". Ma aprire in un clima di fortissima incertezza politica la settimana che loro considerano decisiva per il federalismo è un incidente di percorso non di poco conto. "No - riferisce chi in questi ultimi due giorni ha sentito il Senatùr - Umberto non è preoccupato, la parola giusta è un'altra: seccato, molto seccato".

Ma son sentimenti da non far trasparire in pubblico, come indicano le bocche cucitissime e la solitaria dichiarazione di ieri di Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera: "Né la decisione della Consulta, né quest'ultima vicenda incidono sul cammino delle riforme e sulla solidità della maggioranza". Quel che si sente dire nel corpaccione della Lega suona un po' diverso, come spiega un altro sindaco: "
Ci tocca fare la parte di quelli che stanno zitti, mentre è fortissima la tentazione di mandare a quel paese Berlusconi: si può andare avanti a lungo con uno così?".

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

DELLA SERIE "SENTI CHI PARLA"! RICORDA QUALCUNO PERCHE' IL 'SENATUR' E' CONCIATO IN QUEL MODO?