lunedì 28 febbraio 2011

Disastro in Sardegna, marea nera fatta in casa







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Diego Carmignani

AMBIENTE. Diecimila litri di petrolio spiaggiati a nord dell’isola per un incidente nello scarico di carburante a Porto Torres. Dove l’Eni vuole costruire il più grande deposito del Mediterraneo.

Archiviato l’anno nero 2010, con il disastro del Golfo del Messico come pagina più orrenda del calendario, ecco un’altra marea nera, fatta in casa, che non regge certo il paragone per i danni, ma che dovrebbe essere portata alla ribalta delle cronache nazionali per evidenziare quanto la leggerezza umana sia una costante minaccia per l’ambiente. E invece no, tanto tra cronaca, politica e dichiarazioni, giornali e tg hanno di che vivere senza troppi affanni. Il pezzo di territorio italiano di cui annunciare la triste sorte si trova stavolta in Sardegna. L’ambientazione è la spiaggia di Platamona, zona costiera a Nord dell’isola, tra Sorso e Porto Torres, sito giudicato di rilevanza comunitaria, sede di un’oasi lagunare del Wwf e, da un paio di giorni, nuova casa per diecimila litri (questa la prima stima) di olio combustibile.

L’incidente è avvenuto martedì (14.1.2011, n.d.r.), quando una nave cisterna, l’Esmeralda, impegnata a scaricare carburante nei depositi di E.On. dello scalo industriale di Porto Torres, ha perso parte del carico che si è riversato in mare. Inizialmente si è creduto in una perdita di poco conto, ma presto si è rivelata la serietà della situazione. L’intervento del nucleo anti-inquinamento e degli esperti in bonifiche non è riuscito a contrastare lo sversamento, che ha finito per raggiungere la sesta discesa al mare di Platamona, interessando diversi chilometri del litorale, dove in queste ore operai specializzati stanno lavorando per risolvere il disastro ambientale causato, come dice un comunicato dell’azienda interessata, da un «imprevedibile guasto meccanico nella linea di drenaggio del collettore manichette posizionato all’interno della banchina».

Ieri mattina, il vertice d’urgenza tra Provincia di Sassari, Comuni di Sassari, Porto Torres e Sorso, E.On, Capitaneria di porto di Porto Torres e Arpas, con la regia dell’assessore provinciale dell’Ambiente, Paolo Denegri, per coordinare le attività da mettere in campo e arginare e risolvere l’emergenza. Il programma stilato dal tavolo prevede due tempi:
prima, la rimozione del materiale, che si crede di poter ultimare entro una settimana, e poi, la fase di monitoraggio, per tenere sotto controllo la situazione attraverso la caratterizzazione di natura scientifica di tutta l’area. Tutto sembra semplice, ma a rischio contaminazione, oltre al territorio di Sorso, ci sono anche le spiagge delle Acque Dolci, nel cuore di Porto Torres, per via delle correnti che stanno trascinando gli olii. Non solo.

Come sottolinea Gigi Pittalis, portavoce dei Verdi di Porto Torres, l’incidente è «l’ennesimo disastro ambientale ai danni delle nostre coste, un fatto inaudito e inaccettabile. Lo sversamento in mare pone seri problemi circa la sicurezza delle operazioni di scarico». E il pensiero va subito al piano dell’Eni, che vorrebbe impiantare a Porto Torres il più grande deposito costiero di idrocarburi del Mediterraneo. Un progetto che è passato sotto silenzio e che regalerebbe alla costa sarda un enorme traffico di navi cisterna nel golfo dell’Asinara, proprio di fronte al parco naturale. Lo sversamento di questi giorni potrebbe essere solo la prima goccia di una grande marea nera made in Italy.

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