sabato 12 febbraio 2011

Il nostro codice etico per la politica


L’Italia dei Valori lo ripete da tempo: la questione morale è la prima cosa che la politica ha l’obbligo, nonché il dovere di affrontare.
Non è un caso che il codice di autoregolamentazione della Commissione Antimafia abbia evidenziato il baco nel sistema di reclutamento da parte delle formazioni politiche.
Infatti, nelle elezioni amministrative dell’aprile scorso quasi nessun partito ha rispettato questo codice. Risulta che ci siano stati 40 candidati (Condanne definitive e con condanne non definitive), di cui quattro indicati con le sole iniziali,'impresentabili' in quanto segnalati dalle prefetture per violazione al codice.
L’Italia dei Valori, e lo dico con orgoglio, è stato l’unico partito che ha presentato liste pulite, come rivelano le relazioni stilate finora dalle prefetture del Sud e rese note dalla Commissione parlamentare Antimafia. Insomma, il codice etico dell’IdV ha funzionato. Noi chiediamo ai nostri rappresentanti una fedina penale immacolata, e le regolette che applichiamo al nostro interno le abbiamo riportate in un disegno di legge presentato sia alla Camera che al Senato per una politica pulita e di rinnovamento. Purtroppo il pesce puzza dalla testa, e le vicende di questi giorni del nostro presidente del Consiglio lo confermano: la gestione de la res publica ha bisogno di norme chiare e trasparenti. Il Parlamento, le istituzioni sono diventate un rifugio per coloro che vogliono sfuggire alla giustizia, le Camere e i palazzi delle Regioni sostituiscono le aule dei tribunali e le carceri. Tutto ciò è ignobile. Capisco che errare è umano, ma perseverare diventa diabolico. Per questo, rinnoviamo l’invito agli altri partiti, più volte accolto a parole, ma disatteso nei fatti, di sostenere la nostra proposta di legge contro questo sistema corrotto.
Le nostre tre regole base prevedono che:
- i condannati non possano essere candidati;
- i rinviati a giudizio per gravi reati non possano assumere incarichi di governo né a livello centrale, né a livello locale
- gli imprenditori che si sono macchiati di reati nei confronti della pubblica amministrazione non debbano più partecipare alle gare d’appalto pubbliche.

Tre semplici norme che potrebbero ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni e dignità ai Palazzi. Una ‘conditio sine qua non’ per le forze politiche che non assicura coerenza e lealtà da parte dei candidati, ma fissa paletti di etica pubblica, di moralità e di legalità. Insomma ai parlamentari del Pdl, che oggi ripropongono la vergognosa immunità parlamentare, noi rispondiamo con le nostre norme. Loro vogliono mandare in Parlamento i peggiori criminali, e già ce ne sono parecchi, noi vogliamo ridare dignità e credibilità alle istituzioni.

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