
Parla Ester Fragata che assunse la ragazza in Sicilia un anno fa. La favola della “nipote di Mubarak”
di Adele Fortino a Giuseppe Giustolisi
C’è un capitolo messinese ancora tutto da decifrare nella vita turbolenta di Ruby, al secolo Karima El Mahroug, la giovane marocchina protagonista dei festini che allietavano le notti del premier. E sarà probabilmente un processo in Sicilia, che la vede come imputata, a chiarire alcune pagine oscure che riguardano la sua vita antecedente alla mondanità milanese. La ragazza viveva a Letojanni, in provincia di Messina, assieme alla famiglia. Nel gennaio 2009, dopo essere scappata dalla comunità dove alloggiava, conosce tramite un amico la titolare di un centro benessere che le dà lavoro in cambio di vitto e alloggio.
SI CHIAMA ESTER Fragata, 40 anni, ed è una donna molto appariscente con numerose conoscenze nell’alta società messinese. Sono tanti i buoni clienti che frequentano il suo centro, Ruby è una ragazza che non si presenta male e mostra quelle buone capacità di relazione che servono in questi casi. Qualcosa però si rompe, dopo appena qualche settimana, nel rapporto fra le due donne. Complice forse l’intervento di un’amica della imprenditrice, Graziana Cubeta, alla quale Ester Fragata ha fatto conoscere Ruby e che della ragazza diventa subito intima amica. A metà febbraio Ruby sparisce dal centro e con lei anche un bracciale di valore. Ester Fragata sporge denuncia per furto contro Ruby (il 23 febbraio comincerà il processo) la quale viene fermata dalla Polizia e poi affidata a una casa famiglia. Ruby, a sua volta, nega il furto e racconta alla Polizia che la titolare del centro avrebbe voluto farla prostituire (ma il centro risulta essere estraneo ad attività di questo tipo). Ester Fragata, finora, ha preferito il silenzio, anche su consiglio del suo legale, Nunzio Rosso. Adesso, interpellata dal Fatto Quotidiano, ha deciso di raccontare la sua verità e svelare anche qualche particolare inedito sul caso Ruby a Messina: “Alla fine di gennaio 2009, un mio amico titolare di un bar mi propone di fare un colloquio a una ragazza di colore, che non ha casa e potrebbe darmi una mano per rispondere al telefono. Arriva Karima, la chiamo così perché all’epoca non aveva nulla della Ruby di oggi, era molto dimessa, le labbra non erano gonfie di silicone, le tette non avevano subìto trattamenti di mastoplastica additiva, tant’è che lei usava due reggiseni per aumentarne il volume e aveva sulle spalle un modesto zainetto con dentro soltanto un pigiama. Insomma si presentò come la piccola fiammiferaia che cercava un luogo che le offrisse un pezzo di pollo al forno”. Ma lei credette alla sceneggiata? “Certo. Doveva sentirla come recitava bene. Mi raccontò già allora di essere la nipote di Mubarak (in presenza di un mio amico, l’architetto Di Bernardo), di avere un padre padrone che la voleva dare in sposa a un uomo anziano e ricco e che questa era la ragione per la quale era fuggita di casa, di essersi convertita dall’islam alla religione cristiana e per questo si era anche beccata una padellata in testa da parte del genitore. Quando nell’intervista a Signorini lei mostrò i segni della cicatrice sul cuoio capelluto fece lo stesso identico gesto fatto dinanzi a me e che avrà ripetuto a centinaia di persone. Insomma, sì, lo ammetto, rimasi vittima di questa impostora mitomane, le diedi le chiavi del centro, le offrii il divano letto del mio studio per dormire, le regalai dei vestiti, la ammisi nella cerchia dei miei amici, feci un gesto di solidarietà umana”.
Ma non ci furono avvisaglie dell’altra Ruby?
“Sì, certo. Quando la portavo al ristorante era bravissima nel fare le ordinazioni più costose, qualche volta in discoteca, dopo avere bevuto vodka, si lasciava andare a racconti in cui alla mitomania si associavano conoscenze di luoghi che non potevano essere alla portata di una povera piccola fiammiferaia, poi instaurò un rapporto semiclandestino con una mia conoscente, tale Graziana Cubeta, la quale, lei sì, la sfruttò per farle fare la danza del ventre al Ghiro di Messina e fece comunella, ai miei danni, con lei. Oggi, dopo due anni, Graziana Cubeta, in un’intervista al Giornale, ha dichiarato che io, nei 15 giorni in cui Ruby è stata da me, l’ho maltrattata e ridotta alla fame. Poi, ha detto di avere fatto intervenire alcuni amici politici messinesi, senza farne i nomi, perché Ruby venisse rilasciata dalla Questura di Messina dopo la mia denuncia per il furto del braccialetto”.
Ruby l’accusa di induzione alla prostituzione.
“LO HA FATTO per difendersi dalla mia denuncia. Con la sua formidabile memoria Ruby ha immagazzinato nomi e professioni di alcuni miei clienti più in vista, ha appiccicato loro ruoli ed episodi riferibili ad altri soggetti e ad altre aree geografiche e si è vendicata. E
Rimane il dubbio su cosa realmente avveniva durante le serate tra amici nelle quali Ester Fragata coinvolgeva anche Ruby e soprattutto se veramente la titolare del centro offrì lavoro alla giovane marocchina per pura solidarietà. Circostanze sulle quali potrebbe magari far luce il processo che si aprirà fra qualche giorno davanti al Tribunale di Messina. Un altro dubbio riguarda l’episodio del fermo della marocchina dopo la denuncia per furto, una sorta di anteprima di ciò che un anno dopo sarebbe accaduto presso

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