sabato 12 febbraio 2011

L'avvertimento del Cavaliere al Colle "Se mi condannano la piazza si ribellerà"


FRANCESCO BEI

"Non sono io quella persona lì, non faccio festini a casa mia e non ho mai pagato una donna". Silvio Berlusconi alza la voce davanti a Giorgio Napolitano, protesta la sua innocenza, non accetta di essere messo sul banco degli imputati. In un'ora di confronto teso, accorato, alla presenza di Gianni Letta, il Cavaliere rovescia sul tavolo del capo dello Stato tutta la rabbia accumulata in questi giorni sotto pressione.

"Mi accusano di cercare lo scontro, ma sono i pm a mettersi sotto i piedi lo Stato di diritto e la Costituzione. Cosa dovrei fare? Starmene zitto? La mia unica colpa è quella di essermi circondato di belle donne".
Il premier arriva anche ad evocare la piazza. Secondo quanto filtra dopo il faccia a faccia, quella di Berlusconi non è una minaccia esplicita, ma il messaggio è altrettanto chiaro. "C'è un clima di folle caccia all'uomo contro di me - è il succo del discorso fatto al Quirinale - e io cerco sempre di riportare tutti alla calma. Ma non posso sapere cosa può succedere se questo scontro andrà avanti". Berlusconi ricorda di essere "la prima vittima" della situazione e, per suffragare la tesi, richiama gli scontri ad Arcore di pochi giorni fa: "Una manifestazione di inaudita violenza sotto la casa privata di un capo del governo, una cosa mai vista in Occidente". Ecco, se tutto questo dovesse ripetersi, se i pm continueranno a dare l'impressione di "perseguire un intento eversivo e non di giustizia", non ci sarebbe da meravigliarsi se una reazione uguale e contraria dovesse spontaneamente scatenarsi a sua difesa. "Se mi dovessero mettere da parte, il paese esploderebbe".

Berlusconi si aspetta quindi "un aiuto" dal capo dello Stato, spiega che in questo momento "servirebbe più di ogni altra cosa la stabilità del governo", ma la risposta di Napolitano lo gela. Il presidente della Repubblica non offre sponde, anzi ricorda al premier che proprio il comportamento incendiario tenuto in questi giorni "ha contribuito ad acuire le tensioni istituzionali".
Insomma, la responsabilità di questo stato di cose è anche, e forse soprattutto, sua. Il Cavaliere non ci sta. Nonostante sia stato "briffato" a lungo da Angelino Alfano e Gianni Letta, che lo hanno scongiurato per tutta la mattina di non strappare con il Colle, Berlusconi sbotta: "Sono la persona più perseguitata al mondo - obietta - i magistrati mi stanno addosso con quattro inchieste! Per loro dovrei stare tutti i giorni in un'aula di Tribunale invece che a governare. Così non si può andare avanti".

Il Cavaliere è anche "indignato" per come viene rappresentato in televisione. Racconta di aver fatto zapping la sera precedente tra
Annozero e Linea Notte e di essersi "vergognato ad essere descritto in quel modo". "Mi danno addosso persino le mie tv, a dimostrazione che in Italia non c'è alcuna censura".

E tuttavia la foga del premier si infrange sull'argine alzato dal capo dello Stato. "Lei - gli spiega Napolitano con voce sommessa - può trovare nel nostro ordinamento gli strumenti giuridici per avere un processo equo. Vada avanti in tutti i gradi di giudizio e vedrà che incontrerà magistrati che sapranno valutarla secondo giustizia". Ma il premier è sintonizzato su un'altra frequenza. Anzi, visto che si parla di giustizia, ribadisce l'intenzione di procedere con riforme che colmino quelle che a palazzo Chigi sembrano "gravi lacune".
Napolitano è turbato, teme altre forzature, chiede lumi. Berlusconi tuttavia resta evasivo, si limita ai titoli: la responsabilità civile dei magistrati, la pubblicazione delle intercettazioni, il processo breve. Il Cavaliere è un fiume in piena. La giustizia italiana "va cambiata, su questo abbiamo ottenuto il voto degli italiani e non arretreremo".

Sì, perché il premier è convinto, anzi è "certo", che il suo governo andrà avanti fino alla fine della legislatura. "La maggioranza - insiste - è più forte da quando sono usciti i finiani e si rafforza a ogni votazione... vedrà presidente nei prossimi giorni". La sicurezza con cui Berlusconi parla dell'allargamento della maggioranza è dovuta anche ai carotaggi fatti nelle ultime ore tra i peones della Camera. Il premier è convinto che il gruppo dei Responsabili si gonfierà fino ad arrivare a 29 deputati - 4 in arrivo da fuori e 4 "in prestito" dal Pdl - in modo da far scattare un altro posto in commissione Bilancio e così riconquistare la maggioranza in quel fortino strategico.

(12 febbraio 2011)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ECCOCI SERVITI, B. SFIDA IL COLLE ED EVOCA LA PIAZZA. SE QUALCUNO SI E' ILLUSO CHE SI SAREBBE FATTO DA PARTE O CHE SI FARA' PROCESSARE DEL TRIBUNALE DI MILANO, ECCOLO SERVITO: NIENTE DA FARE. E ALLORA CHE FARE? GIRO LA DOMANDA AL PD, ALL'UDC, A FLI SICURO CHE NON VI SARANNO RISPOSTE.