PAOLA ZANCA
L'attrice domani sarà sul palco a Milano, in una delle manifestazioni che le donne terranno in tutte le città d'Italia per riprendersi la dignità: "Noi non giudichiamo le ragazze di Arcore, ma il loro è un successo triste, senza futuro".
“Cettina scenderebbe in piazza vestita in rosa fucsia! È una donna che viene dal Sud, ha dovuto crescere non so quanti fratelli, fa la cameriera ma vuole fare la cantante… È una che ha desideri, che ha voglia di esserci”. Lunetta Savino è diventata famosa con lei,
C’è bisogno di combattere la tristezza?
Ci hanno accusate di essere delle befane moraliste. Ma questa non è una manifestazione contro le ragazze di Arcore. Noi non le giudichiamo, diciamo solo che un mondo che spegne desideri è triste. E soprattutto non va da nessuna parte.
Il successo facile in teoria è un desiderio realizzato in fretta…
Ma che futuro è? Chi ha puntato a una realizzazione di sé senza scorciatoie ha tutta un’altra soddisfazione. Domani sul palco e in piazza ci saranno tante ragazze che la pensano così. Vogliamo raccontare altre storie, diverse da quelle a cui ci siamo assuefatte.
Quando le è venuta voglia di “alzare la testa”, per usare uno degli slogan di domani?
Da due anni partecipo all’associazione Di Nuovo che ha dato il via alla manifestazione, ma il mio è un coinvolgimento più antico, anche se gli anni d’oro del femminismo li ho solo sfiorati. Nel ’76 ero una ragazzina quando partecipai a “Riprendiamoci la notte”. Mi ricordo la luce negli occhi di quelle ragazze, mi sono appassionata all’idea che il mondo può cambiare se le donne dicono la loro e se gli danno la possibilità di farlo.
Oggi non la vede più quella luce?
Lo dico senza giudizi, ma in giro vedo sguardi un po’ spenti.
Lo dice senza speranza?
No, un tempo andare in piazza era uno strumento che faceva parte del quotidiano, oggi è diverso, è un’altra epoca. Ma mi pare che i giovani stiano ricominciando a rivendicare i loro bisogni.
Pensa agli studenti, alle manifestazioni contro la riforma Gelmini?
Ho rivisto brillantezza in quegli sguardi, la nostra sfida è stabilire un contatto. Non parliamo di femminismo, parliamo di un mondo che sempre di più ha bisogno dello sguardo delle donne. Non si tratta solo di avere una rappresentanza più che dignitosa nei posti di comando, si tratta di formare una nuova mentalità, di combattere l’abbrutimento culturale.
È abbrutimento culturale dire che ‘le donne sono sedute sulla propria fortuna’?
Chi la butta su questo piano prova a strizzare l’occhio, finge di non capire.
Cosa?
Che siamo il penultimo paese in Europa per tasso di occupazione femminile. Che le ragazze italiane studiano di più e vengono scavalcate. Che devono scegliere tra lavoro e maternità. Che devono accontentarsi di acchiappare tutto e subito.
È stato così anche per lei?
Noi siamo state delle pazze, abbiamo fatto tutto insieme…
Perché alle ragazze di oggi sembra impossibile anche fare le pazze?
Me lo hanno detto anche le giovani che incontro in questi giorni. Prima non riuscivo a capire, ora voglio ascoltare i loro bisogni, i loro desideri. Certo, quando si parla di welfare non si parla di optional: ad Amsterdam vedi giovani donne con due, tre figli. È un mondo pensato per loro.
Le nostre ministre non ci hanno pensato?
Ho conosciuto
Quale?
Che alle donne in politica hanno dato un contentino, sono ancora troppo poche, e in ruoli minori. L’Italia è in mano agli uomini. E sono pure vecchi.
da Il Fatto quotidiano del 12 febbraio 2011
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