venerdì 11 febbraio 2011

Ma non troppo


di Marco Travaglio

L’altra sera, non so più in quale talk-show, si esibiva in tutto il suo splendore il cosiddetto ministro delle Attività produttive, Paolo Romani. Il quale sosteneva una tesi davvero avvincente: la prova delle persecuzione giudiziaria ai danni del suo principale, e dunque della sua innocenza, è evidente dal numero dei processi che il principale ha subìto.

Sviluppando poi il suo pensiero (si fa per dire), il Romani argomentava che “è normale che un cittadino abbia due o tre processi”, ma venti no, perdìo.

È difficile concentrare in così poche parole un così alto numero di cazzate. Intanto perché non è affatto “normale” che un cittadino abbia “due o tre processi”: perché mai dovrebbe averne, se non commette reati o non viene denunciato per averne commessi? Ma, si sa, “omnia munda mundis” e – direbbe Massimo Fini – “omnia sozza sozzis”. Dunque è comprensibile che il mondo frequentato dal Romani sia popolato di personaggi considerati “normali” perché hanno solo due o tre processi (lui stesso ne ha avuto uno, da cui è uscito brillantemente indenne).

Quel che gli sfugge è che fuori del suo mondo circolano a piede libero milioni di italiani che non hanno mai subìto un processo in vita loro. L'idea poi che esista un numero ideale di processi, due o tre al massimo, da non superare per non sconfinare dalla normalità, è un’altra bizzarria che solo un Romani può sventolare in tv con la faccia seria: chi ha mai stabilito questa soglia? E in base a quale criterio?

Fermo restando che l’errore giudiziario è sempre in agguato, anche se molto più raro di quel che si dice, il numero dei processi a carico di una persona dipende dal numero di reati commessi: più uno delinque, più viene processato. A questo serve il casellario giudiziale: a farsi un’idea della capacità delinquenziale di un soggetto. Se ha molti precedenti, vuol dire che è un criminale incallito, plurirecidivo, dunque più pericoloso di uno che ha collezionato una sola condanna, o tutt’al più meno abile a non farsi scoprire. Le cronache nere pullulano di zingarelle, processate decine di volte per furto, che cambiano continuamente identità per risultare sempre incensurate e strappare ogni volta le attenuanti generiche. A nessuno, nemmeno a Romani, verrebbe in mente di desumerne che, siccome hanno subìto molti processi, sono molto perseguitate, dunque innocenti. Nel caso delle zingarelle, anzi, l’alto numero dei precedenti è considerato un indice inequivocabile di grave pericolosità sociale.

B., invece, più processi gli fanno più è innocente (anche se, nei 16 sin qui subìti, è stato assolto soltanto 3 volte: per il resto l’han salvato 2 volte l’amnistia, 2 volte la sua legge che depenalizza il falso in bilancio, 5 prescrizioni di cui 4 in seguito alla stessa sua legge; e gli altri 4 processi sono in corso).

In ogni caso è consolante sapere che, tra le varie mansioni del ministro delle Attività produttive, c’è anche quella di tenere la contabilità dei processi subìti da Tizio e Caio, per stabilirne la modica quantità per uso personale. Indagare, ma non troppo: questa la concezione, vagamente mozartiana, che il nostro governo ha della giustizia penale. Almeno quando si occupa del principale.

Ora Renato Vallanzasca, 60 anni di età di cui 40 trascorsi dietro le sbarre, si morderà i pugni: non gli era mai venuto in mente di difendersi nei vari tribunali che l’han condannato a 4 ergastoli più 260 anni di galera, dicendo: “Vostro onore, se mi affibbiate quattro ergastoli, vuol dire che mi perseguitate, perché avendo una sola vita me ne basta uno, di ergastolo, per restare dentro per sempre. Dunque sono innocente, chiedete al ministro Romani”. Anzi, un giorno che una cronista di sinistra gli domandò se si sentisse perseguitato, rispose beffardo: “Signorina, non diciamo cazzate”. Ma Vallanzasca è un bandito serio. Infatti non potrà mai fare il presidente del Consiglio. E nemmeno il ministro delle Attività produttive.

6 commenti:

El príncipe de las nubes ha detto...

Una volta mi é capitato facendo il certificato dei carichi pendenti. mi precedeva un tizio che ritiró un documento di quattro pagine. Il mio era desolatamente in bianco. Mi scusai con l'impiegato di turno, il quale scrolló le spalle con uno sguardo di compassione per il sottoscritto!

Francy274 ha detto...

ahahahaha... un bandito serio! Bellissima questa!
Quindi si evince che B. manco come bandito è serio. Se pur apparentemente di grande ironia la cosa è maledettamente preoccupante, mi riferisco alla mente degli italiani che bevono tutte le panzane che sentono senza mettere in moto la logica.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Naturalmente stai facendo dell'ironia. Anche il mio è fortunatamente vuoto.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Marco Travaglio, è noto, ha una capacità di tagliare a fettine con l'arma affilatissima dell'ironia.
In questo caso si è superato.

El príncipe de las nubes ha detto...

Certo sana ironia, la mia. Secondo me, se ce ne fosse di piú nella nostra Societá ci troveremmo meglio.
Un saluto

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ANCHE A MIO GIUDIZIO.