martedì 1 febbraio 2011

Quei ragazzi del Cairo


La dichiarazione delle Forze Armate egiziane, che considerano «legittime» le rivendicazioni del popolo, aggiunge un ulteriore elemento di novità e sorpresa nella concatenazione di rivolte in Medio Oriente. Se la repressione di proteste di piazza è spesso il motivo conduttore dei regimi dittatoriali, il passaggio dei soldati dalla parte dei cittadini può essere la svolta verso quella transizione morbida o il meno possibile violenta incoraggiata da Stati Uniti e in ordine sparso dalle capitali europee. Anche per garantire la stabilità del punto più nevralgico della regione. Da oggi, il destino personale di Mubarak è meno importante rispetto alle scelte che gli hanno imposto le piazze e nelle ultime ore i poteri forti del Paese. Potrebbe uscire di scena subito o essere per qualche tempo uno degli attori delle riforme, ma non sarà lui a guidare l'Egitto di domani.
Per valutare sviluppi positivi o rischiosi della situazione egiziana, e della rivoluzione in Medio Oriente - in particolare l'ipoteca del fondamentalismo islamico -, si è ricorsi questi giorni al confronto con eventi storici del recente passato. Alcuni ricordano la caduta del Muro di Berlino e l'effetto domino sui regimi comunisti. Altri riflettono sulle conseguenze disastrose della rivoluzione khomeinista. Se non si voglia sostenere che il mondo arabo e la religione musulmana siano incompatibili con la democrazia, sarebbe utile rievocare anche la rivoluzione indonesiana degli anni Novanta che abbattè il dittatore Suharto e avviò un processo democratico nel più grande Paese musulmano del mondo. Anche in Indonesia l'esercito rinunciò subito alla prova di forza.
Gli avvenimenti delle ultime ore dicono che l'Egitto si è fermato in tempo sull'orlo del baratro e che i generali non vogliono o non osano mandare i soldati - anch'essi figli del popolo - contro milioni di cittadini che nella grande maggioranza non hanno in testa svolte ideologiche di sistema o derive religiose ma il sogno di essere partecipi dello sviluppo e garantiti nelle libertà fondamentali dell'uomo. È una decisione coraggiosa, ma anche una presa d'atto del ricambio generazionale e culturale del proprio Paese e dei Paesi vicini. Nessuno, nemmeno con i carri armati, può annullare gli effetti del rapporto stretto fra le popolazioni del Medio Oriente e i fenomeni sociali del nostro tempo:
l'emigrazione di milioni di giovani in Europa, l'interagire delle comunicazioni sul web e in una certa misura lo sviluppo turistico. Fenomeni che sfuggono al controllo dei regimi. Milioni di emigrati in Europa trasmettono idee e valori occidentali a parenti e amici rimasti nei Paesi d'origine. Qui l'urbanesimo e la scolarizzazione di massa hanno favorito la ricezione e fatto crescere una middle class borghese e intellettuale che ritiene compatibili le tradizioni con le libertà civili.
Gli Stati Uniti hanno compreso, prima dell'Europa, l'importanza della posta in gioco. Incoraggiano riforme e ricambio delle oligarchie. Per quanto rischiosa, è l'unica strada possibile, perché connessa a principi di autodeterminazione dei popoli e sovranità. Il sostegno di dittature screditate e corrotte non è meno fallimentare del tentativo di esportare la democrazia con le bombe. I generali egiziani hanno colto in tempo il messaggio.

Massimo Nava
01 febbraio 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come sai Luigione io avevo presagito lo scatenamento dell'effetto domino della Tunisia.

Non è per nulla simile alla Rivoluzione islamica dell'Iran.

Qui ci sono TUTTI I GIOVANI, laici e non, a non poterne più.
Se è per quello nemmeno Tunisia ed Egitto hanno molto in comune, se non la lingua araba, ma da qualche giorno hanno un'altra cosa in comune e si chiama VOGLIA DI DEMOCRAZIA E DI ESSERE TRATTATI DA CITTADINI!!!!

Tutto è partito da un giovanissimo neolaureato di 22 anni che si è dato fuoco (stile GHANDI e non AL QAEDA).
Lavoro non c'è n'è, prospettive nemmeno, solo una accentuata disparità tra ricchi e poveri, come in Egitto e come sta accadendo da noi.

Qualche mese fa si è suicidato un giovane ricercatore palermitano perchè non gli rinnovavano il contratto, ma a parte qualche sentimento di sgomento HAI VISTO SOMMOSSE???

E i giovani ricercatori dell'ISPRA a meno di 1000 euro al mese per fare ricerche scientifiche sullo stato dell'Ambiente???

Il messaggio però è:
DATELA VIA COME RUBY O MINETTI E I SOLDI LI AVRETE NON IMPORTA CAPACITA' LAVORO ESPERIENZA BASTA LA FIGA...

Non a caso Culo Flaccido consigliava di sposare uno ricco a una giovane senza lavoro...

O noi italioti siamo scemi (possibile visto chi votiamo) o abbiamo una pazienza infinita (dettata dall'instupidimento televisivo pubblicitario) o siamo senza Spirito, senza Principi, al vento senza speranza e allora è giusto che questo Paese si estingua, dato il tasso di nascite e l'età media (44 anni noi 24 gli egiziani) e che presto arrivi un'altra popolazione più seria e meno lassista e incompetente di noi...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E' vero, lo ricordo abbastanza bene.
Ciò che mi ha lasciato di stucco è la diversità di opinioni fra questo opinionista, che io non avevo masi letto prima, e Giovanni Sartori in un commento del giorno prima sempre sul Corsera.
E' stata un po' una delusione, perché ho dovuto prendere atto che Sartori (che io stimo moltissimo) non ha tenuto conto delle variabili rispetto ad altre situazioni di crisi, in particolare l'Iran della Scià di Persia, e cioè l'età della metà delle popolazioni, che non supera i 25 anni e i mezzi moderni di comunicazione a dir poco istantanea, che consentono di sollevare imponenti masse da un giorno all'altro.
Certo, stride la situazione italiana, in cui reazioni similari non è dato apprezzare.
Premesso che noi (io e tre) non siamo italioti e non votiamo Berlusconi, il nostro stato di indigenza non è nemmeno paragonabile a quello delle popolazioni del nord Africa.
Inoltre, non siamo abbastanza disperati (ma lo diventeremo, temo) nè meno ignoranti di quanto siamo ora per invertire le tendenze del voto.
Si registra una generale confusione, uno stato di fluttuazione delle opinioni di voto che sono la conseguenza di oltre 20anni di lavaggio del cervello, di televisione commerciale probabilmente inquinata da messaggi subliminali, di mediocrità generalizzata.
Si, siamo (sono) diventati privi di principi, di tensione etico-morali (prova a verificare quanti la sanno definire), per giunta a bassa natalità.
E' desolante, ma che possiamo fare oltre votare giusto ed accendere discussioni nei blog?