domenica 27 febbraio 2011

Tarantini e la sinistra: “Così li ho conquistati”


ANTONIO MASSARI

Scandalo sanità in Puglia, Gianpaolo Tarantini rivela come ha agganciato la corte di D'Alema. Nei verbali dell'inchiesta i racconti delle cene e delle gite in barca per aggraziarsi l'ex ministro degli Esteri

Nei piani di Gianpi Tarantini non c’era soltanto il premier Silvio Berlusconi. C’era anche l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema. L’obiettivo: essere “accreditato”. È il 4 settembre 2009 quando, dinanzi alla pm Desirè di Geronimo, Tarantini racconta lo scopo della cena organizzata al ristorante “La Pignata” di Bari: “Invitare i primi dirigenti delle Asl, i primari e fare bella figura, facendo vedere che c’era il presidente D’Alema. Non era la finalità di finanziare un partito, non me ne fregava niente (…). Quando vuoi fare bella figura con i primari, i dirigenti di una Asl, inviti il ministro degli Esteri, sei un po’ più accreditato”.

D’Alema ha sempre dichiarato di aver incontrato Tarantini senza sapere chi fosse. Ma la versione dell’ex ministro degli esteri deve fare i conti con quella di Tarantini che più volte nell’interrogatorio, ribadisce di aver frequentato un intimo amico di D’Alema, Roberto de Santis. E oltre l’incontro in barca a Ponza, Gianpi, riferisce di un ulteriore week end con D’Alema, nel Salento. E l’idea della cena, spiega Tarantini, nasce proprio dai precedenti incontri con D’Alema: “Avendo fatto quel viaggio con D’Alema… nel 2007… speravo che l’amicizia con de Santis potesse giovarmi, anche presentandomi qualche esponente del Pd, il vantaggio era quello…. L’idea è nata perché volevo sponsorizzare il Pd e fare bella figura con dirigenti e primari, esclusivamente quello. Per essere accreditato”. “Lavorare nell’ambito della Sanità?”, domanda il pm. “Sì, certo”, risponde lui. Sebbene gli affari di Tarantini nel settore protesi, comunque, procedessero bene, Gianpi cerca comunque una sponda nel Pd. L’appoggio politico può risultare utile per contrastare l’ascesa delle aziende concorrenti: quelle dei figli di Tedesco. Ed ecco che il peso del conflitto d’interessi nella sanità pugliese, anche da questo verbale, emerge con chiarezza: “Se sei il figlio di un politico…!”, dice Tarantini alla pm, “hai qualcosa in più (…) Ti presenti come Carlo o Giuseppe Tedesco, era un’imposizione, credo!”.

Tedesco era considerato un uomo di D’Alema e anche Gianpi punta all’ex ministro degli Esteri. Il tramite tra i due è l’imprenditore Roberto de Santis. “I suoi rapporti con D’Alema e il Pd quali erano?”, chiede la pm. “Ho un rapporto di amicizia con de Santis”, risponde Tarantini: “Tra il 2001 e il 2003 ci frequentavamo molto, non solo a Bari, abbiamo fatto week end insieme con le mogli, anche da soli”. “Dove vi vedevate?”, domanda la pm. “Lecce, Bari, Roma, Milano, siamo andati anche a New York, credo, abbiamo fatto un week end insieme con lui, D’Alema”. Dalla lettura del verbale non è chiaro – ma sembra improbabile – se D’Alema abbia partecipato al week end a New York. Ma i due si sono incontrati. “De Santis quand’è che le ha fatto conoscere D’Alema?”, incalza ancora la pm. “Ho conosciuto D’Alema in più occasioni, in particolar modo abbiamo fatto un week end insieme, io ero in barca con il dottor Francesco Maldarizzi, avevano organizzato questo week end con D’Alema, con la sua barca, e de Santis con la barca di D’Alema. Andammo a Ponza. Facemmo questo week end e poi forse un altro nel Salento, non ricordo se quello nel Salento fu organizzato o ci trovammo lì per caso, comunque c’era anche D’Alema”. E fu così che nacque l’idea della cena. “Chiesi a de Santis la presenza di Massimo D’Alema, il quale partecipò a tutta la cena, sia lui che il dottor Michele Emiliano, a differenza di quanto scritto sui giornali che è stato solo 10 minuti. D’Alema arrivò intorno alle undici, Emiliano arrivò puntualissimo e andò via per ultimo. Abbiamo pagato un conto di 1.770 euro”.

Anche dai verbali emerge, quindi, che il sistema sanitario, per gli imprenditori, ruotava sul potenziamento della “rete” politica, interna al centrosinistra che governa la regione, per accaparrarsi nuove fette di mercato o mantenere quelle già esistenti. Soprattutto nel campo delle protesi sanitarie dove, con la presenza sul mercato dei propri figli, l’ex assessore Tedesco appariva in evidente conflitto d’interessi. Un conflitto d’interessi che non sfugge neanche al presidente Nichi Vendola. Interrogato dalla pm, però, il governatore rivela le sue strategie per aggirare la potenza del Pd.

“Guardi – dice Vendola – ho cercato di immettere personalità estranee al sistema che potessero offrirmi una lettura più libera (…) delle cose che accadevano in Sanità. L’assessore Tedesco ha portato in Consiglio, ha esibito anche documentazione, per spiegare che non eravamo di fronte a nessun tipo di vantaggio. Era il momento della questione esplosa del conflitto di interessi. Un momento particolarmente difficile, perché ho due strade di fronte a me”. Ed ecco la strategia: “Posso fare due cose differenti: assumere la questione del conflitto di interessi e dire a Tedesco: ‘Vai a casa’. A quel punto, il colpo nei confronti del partito di Tedesco è abbastanza serio. Rischio di subire la nomina di un’altra persona e d’essere in una condizione svantaggiata. Non so se è chiaro. Il colpo dato al Pd, in una condizione del genere – laddove persino l’opposizione dice: ‘Non ci sono reati’ – significava rischiare, per me, di finire prigioniero politico, rispetto a un settore su cui volevo implementare la mia capacità di controllo”. Ed ecco l’alternativa: “La campagna sul conflitto di interessi aveva messo sotto botta Tedesco, lui usciva ammaccato, mi doveva tutto, perché in Consiglio regionale ho detto: ‘Se fossi un cinico, lo liquiderei senza battere ciglio, avrei un applauso popolare’ (…). Mentre in questa condizione, ammaccato politicamente, da me difeso, al centro di attenzioni investigative, immagino che la conduzione dell’assessorato sarà fatto nella modalità migliore. E potrà essere il tempo in cui comincia il cambiamento in Sanità”.

da Il Fatto quotidiano del 27 febbraio 2011

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