sabato 12 febbraio 2011

Via D’Amelio, 1992. In edicola il film della strage


DA OGGI CON “IL FATTO QUOTIDIANO”. TRA LE TESTIMONIANZE IL FRATELLO PAOLO E IL COLLEGA ANTONIO INGROIA

di Marco Lillo

Non è un caso che il film “19 luglio 1992 - Una strage di Stato” si apra e si concluda con la lettera di Manfredi a Paolo Borsellino. Le parole scritte dal figlio al padre ucciso dalla mafia, lette dall'attore Claudio Gioé, sono la struttura narrativa che tiene insieme le tante anime di questo film-documentario, a cavallo tra inchiesta giornalistica corale sulla strage e autoritratto del movimento delle Agende rosse, nato per rivendicare il diritto a conoscere la verità su quel periodo, a partire da via D'Amelio. E allora vale la pena rileggere l'ultima parte della lettera di Manfredi che chiude anche il film: “Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti, raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita. Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere”.

IL FILM, firmato personalmente da Salvatore Borsellino insieme a Marco Canestrari, in edicola con Il Fatto Quotidiano, da un lato restituisce la figura di Paolo Borsellino nella sua profondità di uomo e di magistrato mediante le testimonianze del fratello Salvatore, dei colleghi come Antonio Ingroia e dei biografi come Umberto Lucentini. Ma racconta anche come Paolo Borsellino, con il suo esempio, abbia cambiato la vita a tante persone, non solo al figlio Manfredi. A magistrati come il pm Antonino Di Matteo, che oggi rischia la vita sulla trincea dell'antimafia anche perché ha respirato nel 1992, da giovanissimo tirocinante a Palermo, il disorientamento dello Stato dopo l'esplosione di via D'Amelio. Ma il film segue l'onda lunga dell'esempio del giudice nelle vite di persone comuni come Lidia Undiemi di Palermo e Luigi Amico di Caltanissetta, che raccontano nel film la loro esperienza di volontari delle “scorte civiche” che si offrono per difendere i giudici, come Giovanbattista Tona di Caltanissetta, dimenticati dallo Stato. Per arrivare fino a Cecilia Sala, una ragazza che - a soli 14 anni - ha già capito tutto dei legami inconfessabili tra Stato e antistato e che gira l'Italia con la sua agenda rossa in pugno per manifestare e chiedere la verità sulla strage di via D'Amelio.

Ecco, a vedere il documentario “19 luglio 1992-una strage di Stato” si scopre che sono davvero tanti quelli che, insieme a Manfredi, prima di addormentarsi, devono dire grazie a Paolo Borsellino per il suo esempio.

Il film dura un'ora e mezza, realizzato dalla redazione del sito www.19luglio1992.com, è prodotto dall'Associazione Agende rosse insieme al Fatto Quotidiano. Un'ora e mezza di interviste e immagini toccanti come il ritorno di Salvatore Borsellino nei luoghi della sua infanzia con il fratello maggiore Paolo. Il documentario ricostruisce le risultanze dei tanti processi già conclusi e le ultime novità delle inchieste in corso sulla strage e sulla trattativa tra Stato e mafia che potrebbe averla accelerata, grazie alle interviste a giornalisti come Marco Travaglio, Giuseppe Lo Bianco e Nicola Biondo. Il racconto è spesso contrappuntato con le parole delle interviste dell'epoca di Paolo Borsellino, sempre attuali.

COME le immagini della strage che sono seguite dalla testimonianza di Salvatore Borsellino. E' il passaggio più forte del film. Il fratello del giudice non riesce a trattenere la commozione quando racconta il momento in cui la mamma, dopo l'attentato, scese di corsa le scale e passò davanti al cadavere del figlio senza accorgersene. Gli autori, con Gioacchino Genchi e Antonio Ingroia, cercano di ricostruire i tanti interrogativi lasciati aperti dopo 18 anni di indagini. Il film approfondisce il ruolo del Ros dei Carabinieri e di Vito Ciancimino, i loro contatti dopo la morte di Giovanni Falcone e le ragioni dell'accelerazione dell'uccisione di Paolo Borsellino. Un film da vedere, per capire e soprattutto per non dimenticare.

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