Il ruolo del nostro Paese nell'intervento militare esce ridimensionato dal vertice di Parigi. Ieri Frattini aveva ipotizzato la partecipazione dei caccia italiani ai raid, ma per ora i nostri uomini e mezzi non verranno utilizzati. La divisione nella maggioranza però rimane, con
Fino a stamattina sembravano non esserci dubbi. Il governo pareva intenzionato a far partecipare i caccia italiani ai raid contro
”Noi abbiamo detto di essere disponibili ad intervenire direttamente nelle operazioni militari in Libia – ha detto il presidente del Consiglio – ma non credo che ci saranno particolari esigenze a riguardo perché come voi sapete si deve innanzitutto mettere in atto il rispetto della no fly zone e quindi io credo che i mezzi della Francia, dell’Inghilterra e degli altri Paesi siano sufficienti. E comunque mi sembra che già le basi siano una partecipazione importante e direi indispensabile”.
Un contributo “indispensabile” che il premier spera possa convincere la coalizione dei volenterosi a scegliere la base Nato di Napoli come centro per la direzione dell’intervento militare. “Ho suggerito che ci sia un coordinamento di tutte le operazioni attraverso
Dal vertice di Parigi il ruolo dell’Italia è uscito in parte ridimensionato rispetto a quelle che erano state le dichiarazioni dei ministri Frattini e
Determinanti per una guerra contro un Paese a cui l’Italia sarebbe legata da un trattato di amicizia che non è stato mai cancellato. Contraddizione che ieri Frattini ha sminuito dicendo che il patto ”è oggi sospeso di diritto: con l’entrata in vigore della risoluzione Onu 1973 nessuna delle obbligazioni può essere adempiuta. Io parlo di sospensione di diritto perchè noi vogliamo che l’Italia, con la nuova Libia che verrà dopo Gheddafi, sia pronta a continuare con la posizione di preminenza che abbiamo sempre avuto”. Senza però ricordare che quel trattato all’articolo 3, comma 2, recita: “L’Italia non userà né permetterà l’uso del proprio territorio in qualsiasi atto ostile contro
Nessun commento:
Posta un commento