Quasi sei anni ma sembra un secolo. Era il maggio 2005 quando
Il match comincia a proposito del “Piano per il Sud” più volte annunciato dal governo: “Il Piano non ha avuto alcun effetto – attacca Fini – se non qualche servizio su Porta a Porta”. “Veramente ne abbiamo fatto uno solo...”, replica Vespa. “Ho detto qualche – ancora Fini – non abbia la coda di paglia”. Il battibecco continua non appena, immancabilmente, il discorso cade sulla questione B. e processi. Il presidente della Camera annuncia la sua decisa contrarietà alla norma transitoria del cosiddetto “processo breve”, quella che estinguerebbe i processi in corso. Vespa ribatte che la norma consentirebbe comunque alle parti lese di agire in sede civile: “È noto – risponde Fini – che lei sia informato su quello che fa Berlusconi, che frequenta”. Il conduttore s’inalbera: “Non ho alcuna informazione, sono cose che leggo sui giornali, così come leggo che le intercettazioni in altri Paesi non sono consentite come qui da noi. E non frequento il presidente del Consiglio”.
Ultimo round al capitolo amministrative: “Avete preclusioni ad allearvi con buoni candidati di destra?” la domanda; “Lei offende la mia intelligenza” la risposta; “Mi fa piacere”, replica Vespa; “Speravo fosse un giornalista più corretto”, chiude Fini. Vespa si rammarica: “Fini ce l’ha con noi da quando abbiamo trasmesso un servizio ‘doveroso’ sulla casa di Montecarlo”.
Sportellate a parte, Gianfranco Fini ha tempo di parlare di politica: rispetterà la consuetudine e non voterà in Ufficio di presidenza sulla richiesta di sollevare un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato contro
Ste. Ca.
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