venerdì 4 marzo 2011

IL POPOLO DELLE PORCATE


Legittimo impedimento, il no all’election day costerà 350 milioni. E ci provano con la nuova salva-Caimano

di Eduardo Di Blasi

La prossima volta che un esponente del governo, si lamenterà di quelle poche migliaia di euro spese per intercettare le ospiti delle notti di Arcore, gli si potrà ricordare di quella volta che, in una sola mattinata, l’esecutivo a guida Pdl scelse di buttare dalla finestra tra i 300 e i 350 milioni di euro, decidendo di spezzettare i due turni delle amministrative dalle consultazioni referendarie su acqua, nucleare e legittimo impedimento.

È stato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a rompere gli indugi e a confermare ieri mattina una notizia che girava nell’aria da giorni: per i referendum proporrà al Consiglio dei ministri la data del 12 giugno. Così che i cittadini di molte grandi città in cui si tengono le amministrative tra metà e fine maggio (vanno al voto, tra le altre, Milano, Torino, Napoli, Bologna, Cagliari, Reggio Calabria, Savona, Varese, Caserta, Latina, Ancona e Trieste), potranno essere chiamati al voto il 15-16 maggio, il 29 maggio (per l’eventuale ballottaggio) e il 12 giugno. Un bel successo che dà conto del timore che l’uomo “eletto dal popolo” per governare abbia oggi di quello stesso popolo.

LE OPPOSIZIONI hanno buon gioco a smontare l’ipotesi del governo con i due elementi dello spreco di risorse e dell’opportunità politica.

Il leader Idv Antonio Di Pietro, che già il 16 febbraio aveva scritto a Maroni immaginando che il responsabile dell’Interno avrebbe indicato proprio la data del 12 giugno (“una strategia volta ad annullare i referendum puntando sul mancato raggiungimento del quorum, è perfettamente lecita quando messa in opera dalle forze politiche, ma è del tutto inaccettabile se praticata dal governo, che ha il preciso dovere di agevolare e incentivare la partecipazione dei cittadini a ogni consultazione elettorale”, gli scrisse), non smobilita. Il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando, forte delle oltre 10 mila adesioni piovute sul sito www.iovotoil29maggio.it annuncia già per questa domenica manifestazioni in tutta Italia. E si fanno sentire anche gli altri leader politici che hanno aderito all’idea dell’election day, ben consci che il “plebiscito” contro Berlusconi possa portare a condurre una battaglia all’arma bianca anche sulle amministrative, oltre che sul referendum. Rosy Bindi chiede alla ministra Mara Carfagna di condurre una campagna per unificare le elezioni e mettere i milioni così risparmiati nel fondo per gli asili nido, non rifinanziati. Il segretario del suo partito Pier Luigi Bersani attacca a testa bassa la Lega Nord, ironizzando sull’idea che il Carroccio sia “risparmioso” a intermittenza. Quando c’è da festeggiare l’Unità d’Italia non ci sono soldi, quando c’è da rimontare i seggi elettorali si trovano. Il finiano Fabio Granata si dice “deluso da Maroni”. Beppe Grillo, più pratico, suggerisce: “Tutti gli italiani devono chiedere 5-10 euro pro capite per il mancato election day”.

MA SE la consultazione referendaria deve essere portata il più lontano possibile (il termine ultimo per indire la consultazione è fissato per legge al 15 giugno), la maggioranza è in fibrillazione anche per le scelte con cui scudare il premier sotto processo.

Ieri è stata resa nota e subito dopo impallinata pubblicamente, la proposta sulla prescrizione breve presentata dal Pdl Luigi Vitali. La norma, a onta del grido d’allarme lanciato sulla corruzione dalla Corte dei conti meno di dieci giorni fa, prevede che in presenza di imputato incensurato o ultrasessantacinquenne, il giudice sia obbligato ad applicare le attenuanti generiche, con susseguente diminuzione anche dei tempi della prescrizione. È questa una vecchia proposta che Forza Italia provò a lanciare in Parlamento nel 2001. Tra le norme contenute in questa rivisitazione ad personam della procedura penale c’è quella che renderebbe inutilizzabili tutti gli atti di indagine nel caso in cui il pm non abbia esercitato l’azione penale o non abbia richiesto l’archiviazione per tempo. Norma che, spiega Donatella Ferranti, tra le più attente al tema tra le deputate democratiche, porterebbe a cancellare il processo Ruby.

MENTRE VITALI annuncia una conferenza stampa per la prossima settimana, il Pdl va in agitazione. Tanto che alle 8 di sera arrivano tre quasi-smentite. La prima è una nota di Niccolò Ghedini, l’avvocato di Berlusconi che presiede la famigerata Consulta Giustizia del Pdl: “La proposta depositata dall’onorevole Vitali è di sua esclusiva iniziativa e non concordata. Chiederemo a Vitali di ritirare immediatamente quella parte di ddl che potrebbe offrire strumentali polemiche in particolare per ciò che riguarda la prescrizione”. Il ministro Angelino Alfano, che il prossimo 10 marzo porterà in Consiglio dei ministri una riforma della Giustizia che prevede separazione delle carriere e un Csm doppio, spiega che la proposta Vitali non sarà presa in considerazione. Berlusconi afferma di non saperne niente. Ma c’è chi è già pronto a scommettere che la proposta diventerà un emendamento da far passare in aula dentro il processo breve.

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