giovedì 3 marzo 2011

Il destino del premier è nelle mani di Gianfranco


MARCELLO SORGI

Sarà molto più difficile del previsto per Berlusconi ottenere che la Camera sollevi conflitto di attribuzione contro i magistrati di Milano in ordine al processo sul caso Ruby. Ieri Gianfranco Fini ha illustrato la complessa procedura prevista dai regolamenti e dalla prassi di Montecitorio. Fini, che ha già investito la giunta per le autorizzazioni a procedere del problema, intende infatti ottenere, prima di sottoporre il problema all'ufficio di presidenza, anche un parere della giunta per il regolamento. Parere che, data la composizione di quest'organismo, si preannuncia negativo.

Sui tavoli dei membri dell'ufficio di presidenza arriverebbero dunque, non prima di una decina di giorni, due opinioni contrastanti: quella della giunta per le autorizzazioni a procedere, prevedibilmente più favorevole a sollevare il conflitto, dato che l'aula della Camera s'è già espressa contro le iniziative dei giudici di Milano quando ha votato contro l'autorizzazione alla perquisizione negli uffici del ragionier Spinelli, l'amministratore di Berlusconi che pagava le ragazze dopo le feste ad Arcore. E quella, prevedibilmente contraria, della giunta per il regolamento, in cui le opposizioni hanno i numeri per prevalere, e che probabilmente, Fini lo ha già preannunciato, suggerirà che sia solo l'ufficio di presidenza, e non anche l'assemblea dei deputati, a pronunciarsi alla fine sulla decisione di sollevare il conflitto.

Ma anche la composizione dell'ufficio di presidenza è sfavorevole a Berlusconi: attualmente infatti le opposizioni prevalgono per dieci membri a otto. E seppure si dovesse decidere di farvi entrare un rappresentante del nuovo gruppo dei «responsabili», i due schieramenti sarebbero pari, nove a nove. Inoltre se Fini, che presiede, decidesse di non pronunciarsi, com'è prassi, l'organismo non sarebbe in grado di determinare la decisione e in mancanza di un intervento dell'aula, dove Berlusconi invece la maggioranza ce l'ha, la discussione dovrebbe chiudersi lì.

La posizione di Fini sembrava proprio per mettere le mani avanti ed avvertire Berlusconi che il cammino verso la Corte costituzionale è in salita. Ma naturalmente, se le cose andassero com'è stato scritto, il conflitto negato davanti alla Consulta si riaprirebbe immediatamente tra la maggioranza e la presidenza della Camera. Fini dunque ha lasciato intendere che, come gli spetta, si riserva la decisione finale: che sarà, manco a dirlo, in un senso o nell'altro, a sorpresa. Il destino di Berlusconi più che mai è nelle mani del suo più fiero avversario.

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