di Luca Telese
La cosa bella delle guerre è che, così come le piogge hanno l'effetto di far proliferare i funghi nelle foreste, loro hanno il potere di far proliferare i guerrafondai in tv. La cosa bella delle guerre è che, se non ci fossero degli effetti collaterali irrilevanti, come le vittime civili, i massacri di bambini e le devastazioni, hanno il merito di far riapparire un guerrafondaio di sicuro talento come il professor Luttwak. Tra due grandi guerrafondai che hanno segnato l'immaginario collettivo nella storia del pensiero occidentale, uno è il prodotto dell'immaginazione di quel genio di Kubrick, l'altro esiste davvero.
Per quanto possa sembrare incredibile, quello che esiste anche nella realtá non è il dottor Stranamore, come pensano tutti, ma proprio il professor Luttwak. Nelle università americane, quando devono fare dei test di cultura generale chiedono: “Chi ha scritto Give war a chance?”. Offrono tre possibilità di risposta: “1) John Lennon 2) Edward Luttwak 3) Nessuno”. È scientificamente dimostrato che la maggior parte delle persone di buonsenso risponde “Nessuno”. Alcuni fricchettoni ottimisti scrivono che il titolo della canzone di Lennon recitava peace e che forse c'é un errore nel test, quelli che ieri hanno visto Annozero, avendo sentito le castronerie che è in grado di dire Luttwak, si convincono che il saggio del tele-guerrafondaio incredibilmente esista (Infatti l'ha scritto davvero).
L'uomo che implora il mondo di “dare una possibilità alla guerra”, sostiene anche che Erode è un modello da seguire nelle politiche demografiche, che Obama dovrebbe fare come Bisanzio, che “i pacifisti sono da sempre i migliori amici di Hitler” (testuale). Dice che i bambini bombardati non sono vittime, ma “potenziali kamikaze se sopravvivono alle bombe”. E che Ghandi s’è inventato quella sciocchezza della nonviolenza perché scartato dalla Royal Army per insufficienza toracica.
La cosa bella di Luttwak è che al contrario di Fiorello si scrive tutti i testi da solo, e che si porta sempre dietro un fondalino con la foto della Casa Bianca. Luttwak parla italiano, inglese, spagnolo, francese ebraico ma la lingua che conosce meglio é quella dei Tomahawk, i missili a cui è legato da un rapporto di stretta parentela e dalla predilezione per le consonanti dure.
Il professor Luttwak ha tanti pregi, fra cui quello raro di saper tradurre in italiano la lingua misteriosa degli stati maggiori. Quelli dicono “siamo impegnati in una missione umanitaria”, rischiando di non essere compresi. Lui spiega che “Okkorre un bello sterminio” e capisce persino Frattini. Ed ha trovato cause nobili da sostenere anche quando non ci sono guerre. Ha difeso il diritto dei piloti americani del Cermis a esprimere la propria creatività tranciando le funivie che impediscono le evoluzioni dei caccia. E il diritto del missile di Ustica di realizzarsi esistenzialmente andando a bersaglio sull'Italia. A lui si deve la celebre equazione sul costo della vita. Quella che in un mondo non popolato da ipocriti e da vigliacchi dovrebbe fruttargli il Nobel. Eccola: “Poiké costo di un missile è molto superiore a reddito ke cento bambini arabi possono sviluppare in tutta loro ezistenza, missile ha il dovere morale di akkoppare almeno cento bambini per non andare sprekato”. I governi della Nato hanno ribattezzato il teorema “Modello di calcolo di costo Luttwak sui danni collaterali tra i civili”. Ma, ancora una volta ha ragione il professore: “Kome spiego io è molto più kiaro”.
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