martedì 15 marzo 2011

Nucleare: il gioco non vale la candela


Prima di tutto, credo che vadano cancellate le parole “sciacallo” e “sciacallaggio”. Il Comitato referendario, l’Italia dei Valori e io personalmente abbiamo raccolto le firme in tempi non sospetti. La nostra posizione non è quella di chi oggi vuole approfittare di un disastro ma di chi da sempre pensa che sul nucleare ci sono questioni sia di merito che di metodo sulle quali è opportuno fermarsi a riflettere.

Io rispetto chi è a favore del nucleare come il ministro Romani, però non sento affatto la loro stessa tranquillità e credo che come me non la sentano gli italiani. Credo che oggi si possa dire in maniera laica, senza pregiudizi, che il nucleare non conviene né sul piano economico, né su quelli della sicurezza, dell’ambiente, della salute e che ci sono sistemi alternativi per produrre la stessa quantità di energia con minori danni, più sicurezza e meno spesa.

Se è vero come è vero che il petrolio prima o poi finisce, è anche vero che pure l’uranio prima o poi finisce. Se è vero come è vero che dobbiamo acquistare il petrolio all’estero, è anche vero che pure l’uranio dobbiamo acquistarlo all’estero. Se è vero come è vero che una centrale nucleare produce un certo quantitativo di energia, è anche vero che ci sono tecnologie più avanzate, come il solare, l’eolico, le biomasse, il geotermico, che sono in grado di produrre la stessa quantità di energia con minor danno. Se è vero come è vero che in Giappone c’è stata una imprevedibile scossa di terremoto, è vero pure che questo può succedere anche in Italia. L’Italia è un Paese a forte rischio sismico e quando si tratta della salute non si guardano le percentuali di rischio: si sceglie una sola percentuale, quella dello 0%.

Io contesto il fatto che oggi ci sia bisogno di ricorrere al nucleare, e questo non lo dico solo io ma lo dicono tecnici ed economisti. Se non ci fosse stato il referendum dell’87 oggi anche in Italia ci sarebbero molte centrali nucleari. Ma anche se quelle centrali ci fossero, oggi ci dovremmo porre il problema di fermarci a riconsiderare le cose, come stanno facendo qui paesi dove le centrali ci sono. La Francia, la Germania, la Svizzera oggi hanno detto: “Fermiamoci un attimo e rivediamo tutti i nostri interventi in materia di nucleare”.
Ma questa, oggi in Italia, grazie a Dio non è più una decisione che spetta ai politici. Col referendum sarà una decisione dei cittadini italiani che possono fare da motore e da apripista rispetto agli altri Paesi che stanno intorno a noi, per dire che non conviene più ricorrere al nucleare: il rischio non vale la candela.

Noi dobbiamo fare un grande lavoro all’interno della Ue e a livello mondiale. Il commissario europeo all’energia ha detto: “Tutto ciò che si riteneva impensabile è avvenuto”. Vuol dire che non possiamo escludere nulla neppure in Europa e dobbiamo ripensare tutto quel che è stato detto sinora.
Rispetto a tutto questo il nucleare conviene o non conviene? Io dico che è un disastro economico e per l’ambiente e che è un rischio troppo grosso in un Paese a forte incidenza di terremoti come l’Italia. Abbiamo due fonti di energia inesauribili, il vento e il sole. Dobbiamo davvero andare a infilarci in una fonte energetica di cui ci manca la materia prima, l’uranio, e che è così pericolosa? In questi casi il rischio può essere solo o pari a zero o pari a zero. Tutto il resto è una sciocchezza. Un gioco che non vale la candela.

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