mercoledì 2 marzo 2011

Pd, questa volta non cascarci


di Marco Travaglio

Appena il premier sta per essere giudicato, ecco che tra gli esponenti democratici subito si alzano cori per garantirgli l'immunità. Ma davvero non capiscono che è una politica suicida?

(25 febbraio 2011)

Se non avesse portato in Parlamento due volte Totò Cuffaro, attualmente in carcere per favoreggiamento mafioso, verrebbe spontaneo applaudire Pierferdinando Casini. Che liquida così le nuove fregole di immunità parlamentare: "I politici non rubino e rispettino le leggi". Una frase di puro buonsenso, che però diventa quasi eversiva al confronto con i balbettii del Pd. Che parla, come al solito, una dozzina di lingue diverse, tutte peraltro incomprensibili alla gran parte dei suoi elettori. Con buona pace di Angelo Panebianco, che sul "Corriere della sera" dipinge il vertice piddino "ispirato da procure e giornali di riferimento", le sirene immunitarie hanno subito trovato udienza in leader storici come Franco Marini, oltreché nel senatore ed ex portavoce di Prodi, Silvio Sircana. E lo stesso "Corriere" ricorda le "aperture di Violante, Ceccanti e Latorre".

Marini e Sircana si fanno scudo della "volontà dei padri costituenti" e in quello spirito difendono la proposta bipartisan presentata in Senato da
Franca Chiaromonte (Pd) e Luigi Compagna (Pdl), firmata anche da Sircana, Morando e dall'Udc D'Alia, subito dopo la bocciatura del lodo Alfano. Infatti è un superlodo Alfano allargato dalle alte cariche dello Stato a tutti i membri del Parlamento: al termine delle indagini, per rinviare a giudizio un parlamentare, il giudice dovrebbe chiedere il permesso alla Camera di appartenenza, che avrebbe 90 giorni per bloccare il processo. Un privilegio medievale, che andrebbe ben oltre il sistema costituzionale abolito nel 1993. Fino ad allora, infatti, non è affatto vero che i padri costituenti avessero garantito l'immunità ai parlamentari: le Camere potevano negare l'autorizzazione a procedere solo in casi eccezionali, quelli in cui fosse provato il "fumus persecutionis" (nessuna notizia di reato, acclarata ostilità politica del magistrato inquirente).

Come emerge dai lavori preparatori della Costituente, il vecchio articolo 68 fu concepito per mettere al riparo esponenti dell'opposizione da accuse tipicamente "politiche": diffamazioni, comizi troppo accesi, scioperi, picchettaggi, occupazioni delle terre, blocchi stradali. Non certo per salvare parlamentari corrotti, mafiosi, grassatori, malversatori. Nel testo Chiaromonte-Compagna, invece, non si fa alcun cenno al fumus persecutionis: è tutto automatico. Ora, se c'è un tema (questo sì bipartisan) che manda il sangue agli occhi alla stragrande maggioranza degli italiani, è proprio l'impunità della Casta. Gli ultimi sondaggi sul tema danno gli italiani (compresi quelli di destra) contrari fra l'80 e il 90 per cento. Possibile che un'opposizione a caccia di voti (ed ex voti) rinunci a farne un cavallo di battaglia, anzi cincischi e inciuci? Sì.

Del resto tutte le controriforme della giustizia minacciate dal premier negli ultimi giorni sono figlie legittime del centrosinistra. Il bavaglio con galera per i giornalisti che pubblicano intercettazioni è plagiato dal ddl Mastella del 2007. La separazione del Csm e dunque delle carriere fra pm e giudici è copiata dalla bozza Boato della Bicamerale presieduta da D'Alema. L'idea di aumentare i membri politici del Csm e di far giudicare i magistrati da una sezione disciplinare esterna è di Violante. Tutti frutti avvelenati della ventennale sudditanza culturale del centrosinistra nei confronti del berlusconismo, dell'idea folle che Berlusconi si batta inseguendolo sul suo terreno.

Intanto uno studioso serio come Luca Ricolfi dimostra sulla "Stampa", dati alla mano, che "il berlusconismo è sempre stato un fenomeno marginale: fatto 100 il corpo elettorale, il voto al partito di Berlusconi non è mai andato oltre il 20 per cento e il sostegno esplicito al leader, espresso in un voto di preferenza, si aggira intorno al 6 per cento", mentre oggi "il Pdl attira circa il 18 per cento del corpo elettorale". Come diceva Montanelli, "Berlusconi è solo il sintomo". La malattia è tutto quel che c'è dall'altra parte. Anzi, non c'è.

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