GIUSEPPE D’AVANZO
IL PARLAMENTO, senza arrossire di vergogna per il degradante disonore che gli viene inflitto, sostiene che Berlusconi davvero crede che Karima El Mahroug ("Ruby") sia la nipotina minorenne del rais egiziano Hosni Mubarak. Così, nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, il buon uomo si muove per evitare al Paese un conflitto internazionale nella sua funzione di premier, primo responsabile della politica estera della Repubblica. È la grottesca frottola che nemmeno un sempliciotto butterebbe giù senza riderne.
Nominati o comprati, i rappresentanti del popolo devono bere l'intruglio per sostenere che il Cavaliere quella notte e nelle conversazioni con il funzionario della questura (il capo del governo chiede l'immediata liberazione della sua giovanissima concubina, accusata di furto) esercita addirittura l'autorità ministeriale. Quindi, se reato c'è stato, è ministeriale e di competenza del Tribunale dei Ministri, conclude l'aula di Montecitorio. Accettato di trangugiare senza turbamento la favoletta buffonesca di un premier sprovveduto e credulone - insomma, uno sciocco di 75 anni che crede alla prima balla che gli racconta una ragazzina di diciassette - il Parlamento deve muovere un passo abusivo: sostenere che è potere esclusivo delle Camere decidere se un reato sia ministeriale o meno. In questo caso lo è - sragiona Montecitorio - e solleva il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale cui
I giuristi ridono degli sgorbi che vedono raccolti nella decisione di un Parlamento ubbidiente alla volontà e agli interessi del presidente del Consiglio. Lo ha già scritto qui Franco Cordero: "Finché esiste l'attuale Carta, la giurisdizione non ammette interventi esterni". Naturalmente è legittimo porre la questione della competenza del giudice, ma non spetta a un corpo politico sbrogliare la matassa, ma ai giudici e nel processo. Come ha deciso anche recentemente
Questi pochi segni liquidano la questione giuridica (
È il pericoloso incrocio in cui ci ha portato un premier incapace di controllare la sua vita, determinatissimo a non accettare alcuna responsabilità e giudizio. Ma se ieri, per evitare ogni responsabilità e giudizio, il presidente del Consiglio comprava i giudici (Mondadori) e corrompeva i testimoni (All Iberian), oggi queste manovre non sono più necessarie per allontanarsi dall'incomodo giudiziario. Non ha più bisogno giocare con baratti sotto il banco perché, per cancellare oneri e obblighi, egli può agitare pubblicamente contro l'accertamento dei fatti una politica corrotta, Camere diventate bottega sua, parlamentari diventati servitù. È la partita finale che stringe in un solo nodo tutte le questioni che ha posto al Paese il potere di Silvio Berlusconi. È la stagione che ci dirà se nel nostro futuro ci sarà ancora uno Stato con una pluralità di poteri divisi o ai quattro poteri accumulati oggi dal Cavaliere (esecutivo, legislativo, economico, mediatico) si aggiungerà presto il dominio incontrollato del quinto (giudiziario).
(06 aprile 2011)
2 commenti:
Solo la giurisdizione ordinaria è competente a qualificare un reato commesso dai ministri come comune o collegato all ' esercizio di una carica pubblica . Mettere in moto il tribunale per i reati ministeriali autorizzerebbe il Parlamento ad intervenire sull ' andamento del processo ed eventualmente bloccarlo , se ritiene che l ' imputato abbia agito per la salvaguardia di un interesse superiore .
Ma quale interesse avrebbe dovuto perseguire Berlusconi , se non quello di ripulirsi la faccia ?
Il fatto che possa ancora comprarsi fiducia e scappatoie è davvero gravissimo , il segno di una miseria morale e di una colpevole inerzia della società civile .
ESATTO!
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