domenica 17 aprile 2011

Berlusconi: "Patto Fini-magistrati" Il leader di Fli: "E' senza vergogna"


Dopo mesi di gelo, in cui i due ex alleati non si erano più rivolti la parola. Ma le accuse di Silvio Berlusconi a Gianfranco Fini di aver siglato «un pactum sceleris» con i magistrati alzano immediatamente il livello della tensione.

È il premier a fare la prima mossa e nel corso di una manifestazione elettorale a sostegno del sindaco di Milano
Letizia Moratti, ribadendo la ferrea volontà di non mollare, di andare avanti, e lanciando l’ennesimo attacco alle «cellule rosse» presenti nella magistratura. Quindi l’affondo contro il presidente della Camera che, a suo dire, in accordo con alcuni giudici avrebbe stoppato ogni provvedimento sulla giustizia.

Un’accusa che il leader dei futuristi respinge sdegnato al mittente affidando ad una nota al vetriolo la replica: «L’escalation di quotidiane menzogne di Berlusconi non è più tollerabile», attacca Fini che invita il Cavaliere a provare con i fatti le sue parole accusandolo di «non sapere cosa sia la parola vergogna». Il Cavaliere è un fiume in piena e in settanta minuti torna su quanto detto ieri davanti ai militanti radunati dal ministro del Turismo
Michela Brambilla a Roma: ’guerra alla «magistratura politicizzata» che insieme all’opposizione «tenta e tenterà ancora l’eversione».

Nella schiera dei "nemici" c’è poi posto per l’ex alleato. L’accusa di aver siglato un patto con i giudici il Cavaliere l’aveva già tirata in ballo in modo generico in altre occasioni, questa volta però Berlusconi ne fornisce i dettagli dicendo di «aver saputo tutto da un magistrato» che lo ha «informato dell’accordo» siglato dalla terza carica dello Stato. Parole che scatenano l’ira del leader di Futuro e Libertà: «
Lo sfido a dimostrare quel che dice - attacca - faccia il nome del magistrato che glielo avrebbe detto, e fornisca le prove a sostegno delle sue parole: se non risponderà, cosa di cui sono certo, gli italiani avranno la prova che non sa cosa significhi la parola vergogna». Ma il presidente della Camera non è l’unico bersaglio.

Le accuse del Cavaliere sono a trecentosessanta gradi: nella lista ci sono i giornali e i programmi tv come
Annozero e Ballarò, che lo «azzannano continuamente». Così come l’opposizione che «cerca di dare una spallata al governo». Ma l’affondo più duro è sempre per i Pubblici ministeri, in particolare quelli della procura di Milano: «Le accuse su cui si basano i miei processi e sostenute dalla cellula rossa dei pm sono assolutamente infondate, l’ho giurato sulla testa dei miei cinque figli e sui miei nipoti», è l’attacco del Cavaliere che rilancia ancora una volta la riforma della giustizia insieme alla riforma della legge sulle intercettazioni ( bollate come «una cosa immonda e non degna di uno Stato libero»). Il capo del governo cita il caso di Angelo Rizzoli che «è stato espropriato dei suoi beni e condannato ad un anno di carcere e dopo 26 anni è stato assolto da tutte le accuse ed è ancora incensurato».

L’affondo prosegue poi contro la Corte Costituzionale che «da organo di garanzia è diventato un organo politico la cui maggioranza è composta da giudici di sinistra» colpevoli di aver bocciato «il lodo Schifani, il lodo Alfano ed il legittimo impedimento» consentendo che il capo del governo «finisse in pasto ai Pm di sinistra». Ecco perchè Berlusconi non esita a definire «un errore» l’abrogazione dell’immunità parlamentare, forse - dice -«il più grave errore commesso dalle precedenti maggioranze». Avanti dunque con le riforme «quella dell’architettura istituzionale, quella della giustizia e quella tributaria» grazie ad una maggioranza «più esile nei numeri, ma più coesa». Con una certezza totale: «Il berlusconismo non è al tramonto».

La replica delle toghe è immediata. «
Quando Berlusconi dice che l’Anm avrebbe firmato accordo con Fini dice una bugia, una grave calunnia. Inviterei presidente del Consiglio a fare nomi e a farci vedere il documento di cui parla», dice il segretario dell’Anm nel corso della trasmissione "In mezz’ora". Giuseppe Cascini parla di un «metodo di avvelenare le acque». «L’attacco alla persona del magistrato che sostiene l’accusa o il magistrato che giudica è un metodo barbaro», afferma. mentre Cascini definisce «scempio istituzionale» il fatto che si facciano leggi «per determinare effetti su singoli processi». In serata interviene anche il presidente dell’Anm, Luca Palamara: «C’è un’ escalation di attacchi che sta diventando intollerabile». Alla origine - aggiunge - ci sono «due problemi: le amministrative e i processi giudiziari in corso. Sono i meccanismi attraverso i quali il presidente del Consiglio vuole trascinare la magistratura, sul terreno della contrapposizione che non le appartiene».

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