venerdì 29 aprile 2011

Chi non salta (con B.) comunista è


di Flavia Perina

Caro direttore,

innanzitutto complimenti per lo scoop di ieri sul sopralluogo di Silvio Berlusconi sul set della nuova trasmissione di Vittorio Sgarbi su RaiUno: è importante sapere che il nostro premier si prende personalmente cura dell’offerta della prima agenzia formativa del Paese e di temi alti come il rapporto con Dio (“Mi rimprovera sempre che con me fa solo il vicepresidente”, ha scherzato Silvio) al quale sarà dedicata la puntata d’esordio.

La riconquista dell’egemonia culturale attraverso la promozione di personaggi come Sgarbi è uno dei pallini della destra berlusconiana, che da quindici anni lamenta di essere marginalizzata da un apparato radical-chic che avrebbe il monopolio delle idee e del sapere.

Gaetano Quagliariello è arrivato al punto di attribuire allo strapotere intellettuale della gauche e al suo “monopolio della interpretazione storica, delle ricorrenze, persino della legittimità costituzionale” le difficoltà del governo, che in quanto estraneo a quella egemonia sarebbe considerato “figlio di un dio minore, frutto avvelenato degli istinti più bassi di un popolo che ha tradito i suoi vati”.

È un ritornello che sento dagli anni ‘70. Solo che allora, a recitarlo, era una destra ghettizzata e in affanno. Ora sono i padroni delle tv, delle case editrici e dei giornali, e la faccenda fa decisamente ridere, assieme alle datate battute sulla gauche-champagne (che magari è esistita ai tempi di Tom Wolfe o di Alberto Moravia, ma è sparita da un pezzo e senza lasciare eredi). Con un pochino di attenzione in più, si potrebbe invece riconoscere un fenomeno del tutto inedito e spiazzante per le vecchie categorie: l’emersione degli intellettuali “operai”, persone che non vengono dai salotti ma da esperienze biografiche immerse nella realtà vera e nell’anima profonda del Paese. Persone che “si sporcano le mani” non solo con l’inchiostro del toner ma anche con la fatica della politica. Penso, come è ovvio, al Premio Strega dello scorso anno, Antonio Pennacchi, che ha dato il suo nome a una lista “per liberare Latina dai clan”. Ma anche a uno degli autori in pole position per la vittoria nell’edizione di quest’anno: Edoardo Nesi, candidato con “Storia della mia gente” (Bompiani, 161 pagg, 14 euro).

Nesi ha guidato per 15 anni l’azienda tessile della sua famiglia, a Prato, e racconta l’avventura del piccolo capitalismo familiare italiano, la sua intrinseca moralità, la capacità di trasportare tutti, “capaci e incapaci, industriali e dipendenti” ben oltre i loro limiti tra gli anni ‘80 e i ‘90, prima che quell’esperienza si diluisse nell’informe “popolo delle partite Iva”.

Come Pennacchi, insomma, Nesi nasce in fabbrica e non nei caffè letterari. E come lui non si limita a scrivere o a presentare libri: a Prato è assessore alla Cultura e allo sviluppo economico della Provincia, e già l’associazione delle due competenze è rivelatrice di un approccio del tutto nuovo ai temi della cosa pubblica.

Una destra degna di questo nome riconoscerebbe nel lavoro, nelle biografie (e nel successo) dei Pennacchi e dei Nesi e nel carattere “patriottico” dei loro romanzi un sicuro ancoraggio per il racconto popolare italiano: l’antidoto più autentico alla cultura salottiera che tanto disprezzano. E anche le inedite scelte di impegno attivo in politica dovrebbero suscitare attenzione: senza fare paragoni sconsiderati, l’interventismo degli intellettuali sembrava seppellito con il Novecento ed è singolare vederlo rispuntare a Latina e a Prato, città piccole ma di enorme valore simbolico nell’immaginario nazionale. E invece, la destra pidiellina è sempre lì, inchiodata alla lagna sui salotti, all’idea che l’egemonia si conquisti mettendo Sgarbi contro Saviano, all’invettiva contro i premi elettorali da abolire (ieri su Libero: “Diamo allo Strega quel che si merita: il rogo”). Insomma, ferma all’incrocio tra la parodia goebbelsiana – “quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola” – e il coro da stadio: chi non salta (con il premier) comunista è.

Nessun commento: