venerdì 29 aprile 2011

Ciancimino fermato, indaga il Csm


Sul caso Ciancimino si apre un'indagine del Csm e del procuratore generale della Cassazione, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Lo rende noto lo stesso Csm con un comunicato. «Il Comitato di presidenza del Csm in data odierna - recita la nota - ha deliberato di investire la Prima commissione ed il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione per le valutazioni di rispettiva competenza in ordine alla vicenda del fermo del signor Massimo Ciancimino». La Prima Commissione è quella che si occupa dei trasferimenti d'ufficio per incompatibilità dei magistrati.

INGROIA- «Non siamo turbati, ma tranquilli» . Questo il primo commento del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, alla notizia dell'indagine disposta dal Csm. «Non so quali siano le motivazioni di quest'iniziativa e per questo non commento», dice a Radio 24, aggiungendo che «allo stato non c'è motivo di preoccupazione da parte nostra su un'ipotesi di trasferimento d'ufficio». Ingroia commenta che «per altro anche quei momenti di divergenze di vedute con la Procura di Caltanissetta sono stati superati, per cui l'azione del Csm e della Cassazione non ci preoccupa».

FERRARA - A sollecitare l'intervento del Csm era stato una settimana fa Giuliano Ferrara, nella puntata di «Qui Radio Londra» andata in onda il giorno dell'arresto di Massimo Ciancimino, e che si era conclusa con un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che del Csm è il presidente, e a Michele Vietti, numero due di Palazzo dei marescialli. Ferrara definì Ciancimino «calunniatore professionale in mano a un circuito mediatico giudiziario» e disse che Antonio Ingroia, il pm di Palermo che lo ha fatto arrestare, «si è servito delle sue accuse mai davvero controllate». L'iniziativa del Comitato di presidenza del Csm, che è guidato da Vietti e di cui fanno parte anche il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo e il pg della Suprema Corte Vitaliano Esposito, non avrebbe invece alcun legame - riferiscono a Palazzo dei marescialli- con l'esito del vertice tra le procure di Palermo e Caltanissetta e Firenze che si è tenuto oggi alla Direzione nazionale antimafia.

ACCORDO TRA PROCURE - Infatti l'indagine del Csm e del pg della Cassazione arriva proprio nel giorno in cui sono iniziate le prove di pace tra le procure di Palermo e Caltanissetta, entrate in contrasto aperto fra di loro dopo il fermo di Massimo Ciancimino, indagato con l'accusa di calunnia aggravata nei confronti dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. Un vertice convocato già da tempo su altre questioni, a Roma, nella sede della Direzione nazionale antimafia, si è concluso con dichiarazioni concilianti. È il padrone di casa, il procuratore nazionale Piero Grasso, a gettare acqua sul fuoco: «Non ci sono motivi per sollevare conflitti di competenza - dice l'ex capo della procura di Palermo - e le indagini delle due procure siciliane proseguiranno in parallelo, con scambi di atti e di informazioni».

LE INDAGINI - La questione delle indagini comuni riguarda i procedimenti per calunnia, aperti sia nel capoluogo dell'Isola che a Caltanissetta, e quello sulla trattativa Stato-mafia, strettamente collegato ai fascicoli sulle stragi del '92, su cui la competenza è dei pm nisseni. Grasso sostiene che il vertice, al quale ha preso parte anche un pm di Firenze, Giuseppe Nicolosi, ha consentito di «chiarire le diverse posizioni e ognuno ha avuto modo di esporre le proprie ragioni. Adesso si deve mettere una pietra sul passato e pensare solo a costruire il futuro delle indagini». È per questo che, secondo il programma di lavoro stilato dai procuratori Francesco Messineo, palermitano, e Sergio Lari, di Caltanissetta, dai loro vice Antonio Ingroia e Domenico Gozzo e dai sostituti presenti alla riunione, i prossimi atti che riguardano le indagini su Massimo Ciancimino verranno compiuti congiuntamente. Palermo condurrà autonomamente solo il prossimo interrogatorio, che riguarda il fermo di Ciancimino, e le indagini sulla detenzione degli esplosivi che il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo teneva in casa. Messineo ha detto che sono stati ribaditi i principi di collaborazione: «Escludo che si possa parlare di contrasti. Possono esserci state visioni diverse su qualche aspetto particolare, ma oggi tutto si è chiarito». L'aggiunto palermitano Ingroia ha ribadito che le indagini sulle calunnie contestate nelle due città siciliane sono e restano separate: «Le dichiarazioni di Ciancimino, laddove sono riscontrate, rimangono valide. Questo vale pure per la parte documentale. A breve avremo anche un quadro più chiaro sul movente della calunnia».

Redazione online
28 aprile 2011

Nessun commento: