venerdì 15 aprile 2011

"Deputati a 18 anni e senatori a 25" Via libera del governo al ddl Meloni


Deputati a 18 anni, senatori a 25. È la proposta contenuta nel ddl costituzionale presentato da Giorgia Meloni, ministro della Gioventù e approvato dal Consiglio dei ministri. È il primo passo per un radicale ringiovanimento delle Camere, che fa perno sull’equiparazione della soglia di età necessaria per votare a quella per poter essere eletti.

Il provvedimento interviene sull’articolo 31 della Costituzione e rivede al ribasso i limiti di età attuali (25 anni alla Camera e 40 al Senato). Per essere approvato ha bisogno di tempo e di convergenze molto ampie tra maggioranza ed opposizione. Ma le premesse inducono all’ottimismo: sia perchè l’idea era stata messa già su carta con una iniziativa di legge bipartisan, firmata qualche mese fa due parlamentari Democratici, Sandro Gozi e Stefano Graziano, e altrettanti del Pdl, Nicola Formichella e Elena Centemero. E sia perchè il nostro Paese, quanto a età per potere entrare in Parlamento, è fra i più «conservatori»: nella stragrande maggioranza dei paesi (la Francia si sta adeguando in questi giorni) si diventa deputati a 18 anni, in Gran Bretagna si accede alla Camera dei rappresentanti a 21, e solo Cipro condivide la nostra soglia di 25.

Giorgia Meloni, rilevando che oggi «chi ha meno di 40 anni non ha diritto di piena cittadinanza», afferma che si tratta di una «barriera» da rimuovere, perché «indebolisce il peso specifico dei giovani» e si dice fiduciosa che il suo disegno di legge potrà tagliare presto il traguardo dell’approvazione in Parlamento. La Meloni non ha torto ha essere ottimista. Il via libera di Palazzo Chigi alla proposta di abbassare l’età di ingresso nelle Camere è accolta infatti dal sì unanime della maggioranza e della gran parte dell’opposizione. Per il presidente del Senato Renato Schifani è «benvenuto» un provvedimento «che apre ulteriormente le porte del parlamento ai giovani». Il suo omologo di Montecitorio Gianfranco Fini è d’accordo, anche se pone l’attenzione sul fatto che l’elettorato possa fare una vera scelta dei candidati. «L’abbassamento dell’elettorato passivo per l’elezione della Camera e del Senato è il miglior viatico per un’Italia più moderna», osserva Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo PdL al Senato.

Anche il Fli è favorevole: «Il ddl presentato oggi dal Governo - dice Benedetto Della Vedova, capogruppo dei finiani alla Camera - è un segnale positivo di attenzione rivolto ai giovani, il primo dall’inizio della legislatura da parte dell’Esecutivo, che accogliamo con favore». Tra i finiani, tuttavia, c’è anche chi esprime riserve: per Cristana Muscardini , il disegno di legge presentato dalla meloni «è una proposta gravemente penalizzante per i giovani e nata per renderli schiavi della politica padrona». A chi ha dubbi, il democratico Sandro Gozi dice che «questo provvedimento potrà eliminare la patologia tutta italiana dei politici che restano giovani fino a troppo tardi». Non manca una polemica sul copyright: secondo la democratica Pina Picierno la Meloni avrebbe «riciclato» una proposta dei giovani della Margherita vecchia di dieci anni.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

CONDIVIDETE? IO NO. L'IDEA CHE UN 18ENNE DIVENTI DEPUTATO E UN 25ENNE SENATORE MI FA RABBRIVIDIRE.