venerdì 29 aprile 2011

Giustizia, va avanti solo la riforma Rinviati prescrizione e processo lungo


di LIANA MILELLA

Accelerano sulla riforma della giustizia, che Berlusconi sponsorizza e a cui Alfano tiene come suo personale fiore all'occhiello. Se n'è già avuta la conferma quando Donato Bruno, il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, ha tagliato corto sui distinguo del Pd per le future audizioni, chiedendo un elenco stringato e garantendo che la prossima settimana già si parte con le relazioni. Dopo aver superato il nodo irrisolto di chi dovrà fare il relatore, se lui stesso, Gaetano Pecorella o il siciliano Enrico La Loggia. Ma nel mese delle amministrative è forse questo l'unico brivido parlamentare sulla giustizia, perché sui progetti di legge caldi, la prescrizione breve e il processo lungo, i giuristi del premier stanno meditando un saggio rinvio. Ecco un "disoccupato" Maurizio Paniz in Transatlantico: "Novità? Notizie? Rilassatevi, è tutto tranquillo". Idem al Senato, dove il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli si è concesso una settimana di campagna elettorale a Bologna e dove il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri minimizza: "Il processo lungo in aula? Ma noi teniamo la capigruppo una volta alla settimana".

A sorpresa l'atteggiamento dei berluscones, spiegabile e spiegato solo con ragioni di cassetta elettorale. Perché se gli attacchi di Berlusconi ai giudici nei comizi gli portano voti, non altrettanto avviene se poi in concreto, in una delle due Camere, va in onda lo scontro violento su una legge ad personam. Com'è accaduto alla Camera per la prescrizione breve. Lì guadagna il centrosinistra che gioca sul sentimento anti casta della gente.

Lo spartiacque sarà il voto amministrativo. Il suo esito. La vittoria o la sconfitta a Milano. Strategica per il Cavaliere. Tutto cambia per la giustizia se la Moratti vince o se è costretta ad andare al ballottaggio con Pisapia. Nel primo caso, subito alla ripresa del lavoro a palazzo Madama, potrebbe arrivare in aula la leggina sul processo lungo, due articoli, uno sullo strapotere degli avvocati in udienza, uno sul divieto di usare le sentenze passate in giudicato. Cui si aggiungerà quello più succoso, l'immediata sospensione del processo per un conflitto, in analogia con quanto avviene per il ricorso del giudice alla Corte. Ma se il voto andrà male tutto sarà rinviato a giugno, ad urne chiuse. Scontato che il voto finale sulla prescrizione breve, anch'esso al Senato, avverrà a giugno.

È in chiave elettorale che, a Montecitorio, più d'uno interpreta il ritardo con cui viene definito il testo del conflitto per Ruby. Votato il 5 aprile, è stato affidato alle cure dell'avvocato della Camera
Roberto Nania. Magari sarà questione di ore, ma tre settimane non sono poche per un testo di cui si conoscevano le motivazioni, ampiamente illustrate nel dibattito in aula. Volontà di saltare a piè pari la Corte presieduta da De Siervo, o necessità di evitare che la pronuncia di ammissibilità o la bocciatura del conflitto possa cadere prima del voto? Scrupolo eccessivo, visto che i tempi della Corte sono assai più lunghi. Ma il fatto resta: dopo il rush pure il conflitto finisce nel dimenticatoio.

(28 aprile 2011)

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