martedì 26 aprile 2011

“I documenti sulla trattativa, su B. e su Dell’Utri sono autentici”


IL GIUDICE DI MATTEO E IL FIGLIO DI DON VITO: “LO PROVA LA POLIZIA CHE HA SCOPERTO IL FALSO SU DE GENNARO”

di Marco Lillo

Eccolo qui l’altro “attentatore” alla Costituzione. Antonino Di Matteo – magistrato in prima linea contro la mafia, una vita blindata per le minacce dei boss – con il procuratore aggiunto Antonio Ingroia sta portando avanti le indagini più delicate dell’ultima stagione palermitana come quella sulla trattativa Stato-mafia che vede alla sbarra il generale Mario Mori, o come l’inchiesta sul presidente del Senato Renato Schifani. Insieme a Ingroia è stato accusato di ogni nefandezza negli ultimi giorni e ha accettato di parlare con Il Fatto “solo per ricordare alcuni fatti incontestabili, senza esprimere alcun convincimento personale che riserverò alle sedi opportune”.

Dottor Di Matteo, che effetto le fa essere additato sulle prime pagine dei giornali come un pericolo per la democrazia?

Quando abbiamo iniziato a indagare sulla trattativa tra pezzi delle istituzioni e la mafia eravamo perfettamente consapevoli che saremmo stati esposti a questa reazione. Non siamo sorpresi e continueremo ad andare avanti sui temi posti dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e non solo: la prima fase della trattativa, coincidente con le stragi del 1992-93, ma anche la seconda fase, nel periodo successivo.

Massimo Ciancimino potrebbe avere mentito su tutto, come ha fatto accusando falsamente il capo dei servizi segreti Gianni De Gennaro?

Noi facciamo i magistrati e siamo abituati a valutare le dichiarazioni sulla base dei riscontri. Nel momento in cui abbiamo avuto la prova che una sua dichiarazione era falsa abbiamo reagito nella maniera più forte possibile, con il fermo per calunnia. Questo non ci fa dimenticare che parti importanti delle sue dichiarazioni sono riscontrate da altre dichiarazioni, da documenti e in qualche caso da intercettazioni. Continueremo a utilizzarle solo laddove ci siano riscontri.

Il falso di Massimo Ciancimino sul nome di De Gennaro non fa saltare anche l’autenticità del famoso ‘papello’ con le richieste di Cosa Nostra?

C’è tanta voglia di buttare anche il bambino con l’acqua sporca. C’è tanta voglia di considerare carta straccia tutto quello che, con grande fatica, è stato acquisito sulla trattativa Stato-mafia. Si dimentica che noi abbiamo sempre disposto accertamenti tecnici complessi che sono stati fatti con grande professionalità e impegno dalla Polizia scientifica. C’è una perizia dei funzionari della Polizia scientifica che hanno deposto nel processo Mori, nella quale è consacrato un dato: alcuni documenti portati da Massimo Ciancimino non sono manipolati e sono stati scritti da Vito Ciancimino di suo pugno.

Quali sono i documenti di Ciancimino che la polizia scientifica considera genuini?

Sono documenti come il cosiddetto “contropapello” (un testo manoscritto nel 1992 da don Vito per addolcire le pretese del papello di Riina, ndr) ma anche le annotazioni che fanno riferimento all’onorevole Silvio Berlusconi e a Marcello Dell’Utri e poi altri documenti in cui si afferma che il Generale Mori e il capitano De Donno avevano dichiarato il falso. La stessa Polizia scientifica che ha scoperto la manipolazione sul documento riguardante De Gennaro, si era espressa in termini altrettanto chiari sulla genuinità dei documenti forniti o sequestrati relativi alla trattativa o contenenti passaggi relativi al presidente Berlusconi e al senatore Dell’Utri.

Politici e giornali berlusconiani affermano che Massimo Ciancimino avrebbe trovato udienza presso la Procura di Palermo perché ha accettato di attaccare Berlusconi.

Io rispondo con i fatti. Massimo Ciancimino viene arrestato nell’ambito di un’altra indagine per riciclaggio nel 2006 e tra i documenti sequestrati c’è una parte di un foglio A4 scritto a penna nella quale si fa riferimento all’onorevole Berlusconi. Nelle intercettazioni effettuate prima dell’arresto ci sono le conversazioni con i familiari nelle quali si parlava di Berlusconi come un finanziatore. Ebbene, Massimo Ciancimino inizia a rispondere alle nostre domande solo nel 2008. Non lo fa spontaneamente ma solo dopo che noi lo chiamiamo a seguito di un’intervista a Panorama . E non parla mai di Berlusconi e Dell’Utri. Solo il 30 giugno del 2009, dopo che noi scopriamo nelle carte del processo contro Ciancimino del quale non ci eravamo occupati, il foglio A4 nel quale si faceva riferimento a Berlusconi e a un triste evento, in un interrogatorio condotto da me e da Antonio Ingroia contestiamo a Massimo Ciancimino quel foglio, che nessuno mai gli aveva contestato. E Ciancimino cosa fa? Prima mente, poi dice che non ne vuole parlare. La cronologia dei fatti dimostra la falsità delle ricostruzioni pubblicate in questi giorni.

Secondo Il Giornale di Berlusconi ci sono altri documenti falsi contenenti il nome di Berlusconi che, a differenza di quanto accaduto con De Gennaro, non sono stati contestati come calunnia da parte vostra a Masssimo Ciancimino.

Abbiamo vagliato con grande attenzione tutti i documenti e abbiamo chiesto il fermo per calunnia solo per quel documento perché avevamo le prove. Se non lo abbiamo fatto per altri documenti è perché questo non è avvenuto. Per la verità, proprio con riferimento a una congerie di documenti nei quali si faceva riferimento all’onorevole Berlusconi, abbiamo avuto l’attestazione della certa riconducibilità a Vito Ciancimino.

Il centrodestra vi attacca duramente. Vi sentite tutelati dai vostri colleghi magistrati?

Siamo speranzosi e curiosi di vedere se e come prenderanno posizione la Giunta nazionale dell’Anm e il Csm.

Il comportamento di Ciancimino è anomalo: prima fabbrica un falso e poi lo fa scoprire. Voi lo arrestate e lui denuncia i candelotti di esplosivo nel giardino. Qual è il suo movente?

La situazione è estremamente complessa. Mi sorprende la volontà di troppi commentatori e di soggetti con incarichi istituzionali di liquidare tutto come se Ciancimino fosse solo un imbroglione che si mette l’esplosivo a casa.

Non pensa a una messa in scena?

C’è molta superficialità nel dare per certo che l’esplosivo se lo sia messo lui. Noi continuiamo a indagare e l’ipotesi della minaccia a me pare abbia almeno la stessa plausibilità dell’altra.

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