venerdì 29 aprile 2011

La rabbia leghista da Radio Padania alla festa milanese



La base leghista rimane fedele al Capo ma è stanca dell’alleanza con Silvio Berlusconi. E la rabbia che da giorni esprime a Radio Padania si sposta alla festa nazionale dei giovani Padani al castello Sforzesco a Milano, dove stasera è previsto l’intervento di Umberto Bossi.

“Non siamo disposti a venderci per gli ultimi due o tre decreti del federalismo fiscale”: sull’intervento militare in Libia i giovani padani scelgono la linea della fermezza. A Milano per la festa del movimento, la militanza under trenta non ha dubbi: “Se Berlusconi tira la corda siamo pronti a far cadere il governo”. A dirlo è il diciottenne Giacomo Perocchio, candidato sindaco a Merana in provincia di Alessandria, che nonostante la giovanissima età ammonisce: “Lo abbiamo già fatto nel ’94”. L’alleato Berlusconi piace poco alla base leghista, e ancor meno ai giovani. “Portiamo avanti l’alleanza per mantenere le promesse fatte al nostro popolo”, spiega Martina Emisfero del Movimento Giovani Padani. A riportare un po’ di moderazione ci pensano i meno giovani. Un volontario bergamasco addetto alla ristorazione ricorda che alla fine a decidere è sempre Bossi, e il segretario provinciale Igor Iezzi rassicura: “Sulla Libia Berlusconi ha sbagliato – precisa – ma con Bossi hanno sempre trovato la quadra, anche in momenti peggiori. Lo faranno anche questa volta”.

Da giorni ormai la base esprime la propria contrarietà. “Il nano cala le braghe, dobbiamo uscire dal governo: fuori”, scandiscono da giorni gli ascoltatori a radio Padania, fedele voce della pancia del Carroccio, da pochi mesi diretta da
Renzo Bossi, “calato” dall’alto come supervisore sulla gestione di Matteo Salvini che da oltre dieci anni ormai conduce il microfono aperto mattutino. Ascoltare radio Padania è istruttivo per chiunque voglia comprendere l’universo leghista. Bastano pochi minuti per capire cosa rappresenti il Capo per la base: è il faro, la guida indiscussa, la legge. Umberto Bossi ascolta gli umori della sua gente e spesso gli dà voce. Querelle sulla missione in Libia e il caso Francia hanno messo in accordo, dopo mesi di attriti sul processo breve e sul conflitto d’attribuzione (gli ultimi in ordine di tempo), base e Capo.

“Siamo succubi di Sarko”, dicono alla radio i militanti leghisti. Su Parmalat “il nano ci prende per i fondelli dicendo che ‘non si tratta di un’Opa ostile’, la verità è che sta diventando sempre più impresentabile dentro e fuori i confini”. E ancora: “Berlusconi non ci rappresenta più”, “foera di ball”, “è inesistente, un venditore di tappeti taroccati”. Il premier “si inginocchia a Parigi”, ripetono sul caso Parmalat, mentre sui bombardamenti in Libia qualcuno se la prende oltre che con il Cavaliere anche con il ministro Ignazio La Russa. “Spero che la Lega non partecipi all’ennesimo genocidio, farei fatica a digerirlo; La Russa non esistono bombe intelligenti: uomini stupidi si, ma bombe intelligenti no”. Sul sito c’è pure un forum, aperto dal 5 aprile scorso, dall’eloquente titolo: “Fuori dal governo”.

Ma oggi è arrivata la voce di Bossi, accolta con piena condivisione e un coro di “evviva, era l’ora”. Dal Capo sono arrivate critiche al premier e i no ai raid aerei in Libia e all’Opa di Lactalis su Parmalat. “Berlusconi è rimasto scombussolato da
Sarkozy”, ha detto ieri sera a Domodossola. “Stop ai raid o può accadere di tutto”, ha minacciato. E su Parmalat: “Noi avevamo fatto un decreto legge per salvare la Parmalat mettendo dentro le nostre banche. E adesso Berlusconi dice che va bene il mercato, che è una cosa giusta, non possiamo perdere tutte le nostre imprese e regalarle ai francesi”. Andandosene ha poi lanciato una sorta di minaccia: “Governo non cade, spero non ci sia una crisi”. Ed è solo questo il passaggio che non ha trovato concordi gli ascoltatori di Radio Padania. “Dovremo farlo cadere il nano, altroché”, dice Luigi. “Ora facciamo le amministrative – suggerisce un altro ascoltatore – poi quando la Lega stravincerà anche a Milano potremo pretendere e non accettare più”.

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