domenica 24 aprile 2011

Liberazione e costituzione



di Furio Colombo

Caro Furio, ti scrivo a proposito del 25 aprile. Come ogni anno noi investiamo in questo appuntamento, ritenendolo fondamentale non solo per la memoria storica.

Due anni fa siamo scesi in piazza con i rifugiati politici trattati in maniera disumana dal comune di Milano. L'anno scorso soprattutto per denunciare l'opera di revisionismo storico di un governo della città (e della provincia, e della regione e del Paese) che finanzia e sostiene gruppi neofascisti. Quest'anno il nostro obiettivo è gettare un ponte dall'altra parte del Mediterraneo per dire "cacciare il Rais è possibile". Come? Soprattutto distruggendo quelle frontiere che avevamo affidato a Gheddafi per bloccare i migranti in mare. Noi saremo in piazza con "El General" il rapper tunisino che è stato arrestato il giorno in cui Mohammed Bouazizi si dava fuoco, mentre cominciava la rivolta nel suo Paese.

Noi non saremo in piazza con Moratti, Podestà e i loro candidati.

firmato: Leon

QUANDO LEON, nella lettera che ho scelto di pubblicare come apertura di questo articolo dice "noi", intende persone molto giovani che, nella immensa confusione, dolosa e colposa in cui vive il Paese, non hanno dimenticato l'orrore del fascismo e delle leggi razziali e lo scrupoloso lavoro dei fascisti italiani al servizio del criminale progetto nazista. E sanno ciò che l'Italia di oggi, smemorata e caotica, sta facendo con una concitata persecuzione ai rifugiati delle rivoluzioni e della guerra in Nord Africa e l'ossessivo e persecutorio "sgombero" dei campi nomadi, veri e propri rastrellamenti notturni che non danno tregua a un piccolo popolo ospite in Italia e in Europa da centinaia d'anni. Mentre scrivevo questa pagina per fare in modo che tanti sappiano, nel nostro disperato Paese, dell'esistenza di persone giovani che hanno sentimenti e idee e progetti come quelli narrati da Leon, ho ascoltato, in un solo telegiornale, tre diverse vicende che ci danno notizie del tempo e del modo in cui stiamo vivendo.

La prima notizia viene da Roma. In piena vigilia pasquale, e mentre la città si prepara a festeggiare la beatificazione di un Papa, è avvenuto un altro sgombero di campo nomadi della capitale.

Donne e bambini si sono presentati alla Basilica di San Paolo e hanno chiesto asilo. Infatti "sgomberare un campo nomadi" non significa spostare gente povera e senza casa da un luogo inadatto ad una abitazione vera. Non è ciò che accade. Qui, in questa civiltà e in questo Paese, "sgomberare" vuol dire spingere via, nel cuore della notte, donne e bambini, dopo averli terrorizzati con l'arrivo di polizia e formazioni militari, dopo avere distrutto con le ruspe il poco che avevano, per costringerli a vagare fuori, lontano, altrove, senza che nessuno (tranne le proteste appassionate della Comunità di Sant'Egidio) si preoccupi di dire dove e come risolvere il problema. Quale problema? I nomadi non ci sono più e basta.

Ma nello stesso telegiornale ragazzi tunisini facevano vedere ferite e lividi del pestaggio subito dalle guardie del centro di detenzione in cui erano stati ammassati (si chiamano “centri di identificazione e di espulsione” ma sono prigioni senza regole e senza codice). Hanno detto di esse stati puniti per avere tentato la legittima protesta della sciopero della fame. Oggi. In Italia.

MA QUESTI sono anche i giorni del candidato di pietra alle elezioni comunali di Milano, certo Lassini Roberto (foto), che ha ideato, pagato, stampato i manifesti che proclamano i giudici di Milano brigatisti rossi. Vuol dire assassini dediti a una missione, con fini oscuri e mandanti oscuri che infiltrano il Paese per eliminare le personalità più rappresentative, come Berlusconi.

Lassini Roberto è nessuno ma significa molto. Come in un tetro gioco del ventriloquo, parla, attraverso di lui e i suoi manifesti, il primo ministro italiano, uomo squilibrato dal quale il mondo ormai sta alla larga, cercando di non incontrarlo neppure nelle cerimoniose circostanze internazionali.

Ma Lassini Roberto è qualcosa di più.

E' un personaggio insignificante che ha lanciato apertamente e ufficialmente la guerra tra Potere esecutivo e Ordine giudiziario, in modo da eliminare le piccole trovate degli avvocati per ritardare o rendere pre-morti i processi a carico del capo del Governo. No, Lassini, a nome della banda Santanchè si impegna a fare in modo che sia guerra totale, trasformando elezioni amministrative, un tempo incentrate sulla qualità dei sindaci e del lavoro fatto o promesso, in una guerra senza quartiere per portare a termine il grande progetto, la spaccatura dell'Italia.

Difficile dire se il solo grande partito di opposizione, il Pd sia in grado di fronteggiare il pericolo, se lo veda.

A giudicare da ciò che dice e ripete il più combattivo alleato del Pd, la radicale Bonino, si direbbe di no. Se è no, vuol dire che Lassini potrà essere eletto insieme alla Moratti in un progetto di secessionismo fra Istituzioni dello Stato, un progetto anche più folle del secessionismo regionale della Lega.

ECCO PERCHÉ l'appello per il 25 aprile lanciato dai giovani e giovanissimi di Milano intorno a Leon, e detto chiaro nella sua lettera, mi sembra il punto di riferimento più forte. Non è nostalgico ma punta al dopo.

Resistenza e Costituzione sono il senso, il percorso e il progetto, per cancellare una Italia storta e malata in cui si lasciano morire i "clandestini" in mare o sugli scogli di Lampedusa, si dà la caccia ai Rom, costringendoli a rifugiarsi in una chiesa, e si insegna ai bambini bianchi delle scuole italiane di oggi la canzoncina razzista "faccetta nera".

Grazie a ragazzi come Leon, possiamo ricordarci che a Milano ci saranno elezioni politiche drammaticamente importanti. E che Resistenza e Costituzione sono il programma e l'impegno per salvare la Repubblica.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

MADONNA CHE SFACELO! STIAMO MESSI COL CULO NELLA CASCETTA!