giovedì 28 aprile 2011

Libia, alla Camera si vota il 3 maggio Calderoli contro i raid: “Di male in peggio”


Franceschini: "Se Lega esprime no a mozione è crisi di fatto". Oggi alle 18 Berlusconi al Quirinale per il rimpasto di governo. I Responsabili premono

Mentre una mozione presentata dal Pd costringe la maggioranza al voto in aula e scatena una nuova polemica politica, i Tornado italiani armati hanno effettuato la prima azione militare in Libia, su Misurata. “Di male in peggio”, ha commentato Roberto Calderoli, ribadendo così la contrarietà della Lega alla scelta del premier. Anche il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha ribadito la posizione di contrarietà del Carroccio.

Il Partito democratico ha presentato alla Camera una mozione sulla missione militare in Libia. L’Aula sarà dunque chiamata a votare il 3 maggio, data stabilito la conferenza dei capigruppo. Il primo firmatario della mozione è il capogruppo
Dario Franceschini. Che sottolinea come se la Lega dovesse votare contro la mozione del Pd sulla Libia si aprirebbe di fatto una crisi di governo. “Non so cosa farà la Lega che fa la voce grossa in Padania e cala le braghe a Roma”, ha detto il capogruppo del Pd, “sono più propenso a pensare che calerà le braghe, ma se ci fosse un voto differenziato sarebbe crisi (di governo, ndr) nei fatti”. Secondo Franceschini il voto è necessario. ”Quando il ministro dell’Interno e la Lega attaccano duramente il governo e dicono di non condividere quanto è stato deciso sulla Libia, è doveroso chiedere se il Carroccio avrà un po’ più coraggio e un po’ meno di codardia nel manifestare i propri intendimenti con un voto parlamentare. Dovrebbero esserci grati per aver permesso loro un’assunzione di responsabilità”.

Ieri era giunta una mozione dell’Idv, che deve ancora essere valutata dalla presidenza, e anche il Terzo polo ha preannunciato l’intenzione di depositare un proprio testo. Sul passaggio parlamentare però è scontro. Per il Pdl “non è proponibile una mozione che ritorni sul deliberato assunto dalla Camera lo scorso 24 marzo: in questo senso è esaustiva la dichiarazione resa dal presidente Napolitano”, ha detto il capogruppo del Pdl a Montecitorio
Fabrizio Cicchitto. Durante la conferenza dei capigruppo, Gianfranco Fini si è impegnato a valutare in modo “scrupoloso” se il voto sulle mozioni che i gruppi stanno depositando sulla missione in Libia non vada a confliggere con il voto già espresso dal Parlamento sulla risoluzione dell’Onu, così come sottolineato ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Pierferdinando Casini, intanto, ha annunciato una mozione del Terzo Polo. “C’è un interesse nazionale – ha detto il leader dell’Udc – che viene prima delle beghe politiche e delle campagne elettorali che Bossi vuole fare sostenendo quelle tesi”. Il governo “è in stato confusionale, in stallo totale e sta umiliando il Paese, che ormai è privo di credibilità internazionale”. Casini ritiene quindi “doveroso che ci si assuma la responsabilità in sede parlamentare. Ci auguriamo che si realizzi una unità e che rientrino certe prese di posizione inconsulte”.

La questione Libia sarà tra gli argomenti dell’incontro previsto per le 18 tra
Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano. Il premier, a quanto si apprende, salirà al Quirinale per affrontare i temi dell’agenda politica, dalla Libia alla situazione del governo. La scorsa settimana il premier aveva annunciato l’intenzione di informare il capo dello Stato della volontà di procedere alla nomina dei sottosegretari mancanti.

Il rimpasto dell’esecutivo è stato annunciato dal premier già settimana scorsa e garantito ai Responsabili per dopo le vacanze pasquali. Il partito di
Domenico Scilipoti, intanto, questo pomeriggio si riunisce alle 14 a Montecitorio proprio per affrontare la questione dei nuovi componenti del governo. I Responsabili infatti insistono. “Mi pare dalle notizie di stampa che il gruppo di Ir sia del tutto marginale in questa partita che vedrebbe premiate persone che il 14 dicembre hanno votato contro Berlusconi, cosa che oggettivamente non ci piace e non ci convince”, afferma Francesco Pionati, leader di Adc e portavoce dei Responsabili. Certo, ammette Pionati, “Il Paese ha problemi più urgenti del rimpasto”. Ma, aggiunge, “quella del rimpasto è una vicenda che è stata gestita con troppa incertezza e tempi infiniti”.

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