mercoledì 13 aprile 2011

Sindaco, contestatore e detenuto



Massimo Gaggi

NEW YORK – Arrestati per aver protestato rumorosamente nelle vie di Washington contro il compromesso sul bilancio federale siglato venerdì notte dai leader del Congresso e dal presidente Barack Obama e per aver bloccato il traffico in Constitution Avenue. A finire in cella per qualche ora non è stato un gruppo di studenti scalmanati, ma 41 distinti signori in giacca e cravatta capitanati da Vincent Gray, il sindaco della Capitale americana. Che alla fine è stato liberato dalla figlia Jonice, un avvocato, che ha pagato una cauzione di 50 dollari. Ora spetta all’attorney general del District od Columbia, Irving Nathan, decidere se incriminare Gray e gli altri arrestati: consiglieri comunali della città e qualche funzionario amministrativo. Una decisione delicata, visto che Nathan, un «facente funzioni» in attesa del voto, è stato nominato proprio dal sindaco.

DIFFUSO DISAGIO - Un caso assai curioso che può essere preso come spia del diffuso disagio per un compromesso sui tagli di spesa che alla fine verrà votato «turandosi il naso», ma che non piace a nessuno: non piace alla sinistra che con Paul Krugman torna ad accusa Obama di essere «senza spina dorsale» e non accetta di tagliare fondi scolastici, ambientali e assistenza ai poveri dopo aver garantito ai ricchi altri due anni di sconti fiscali; e non piace alla destra antitasse decisa a disconoscere un accordo che «anzichè ridurre la spesa, si limita ad abbassare il suo ritmo di crescita» (alcuni neoeletti come il senatore dei Tea Party, Rand Paul, non voteranno il compromesso). Bersagliato dalla sinistra del suo partito, accusato dagli analisti di andare a rimorchio dei repubblicani che sulla spesa pubblica gli stanno imponendo la loro agenda, il presidente cerca, oggi, di riprendere l’iniziativa presentando un suo piano pluriennale di rientro dal deficit. Un piano alternativo a quello «mozzafiato» (seimila miliardi di dollari di minori spese in dieci anni) presentato una settimana fa da Paul Ryan, leader del repubblicani.

SPREGIUDICATEZZA - In realtà il piano che verrà presentato stasera sarà poco più di una cornice: riempirla sarà il compito di una commissione di «saggi» dei due partiti, la cosiddetta «banda dei sei». Obama oggi dovrebbe concentrarsi soprattutto sulla necessità di aumentare i contributi previdenziali e le tasse di chi guadagna di più, se si vogliono evitare tagli dell’assistenza e del welfare (sanità e pensioni) drastici come quello proposto da Ryan. Una secca virata rispetto all’accordo fiscale del dicembre scorso, ma allora Obama disse di aver ceduto a un ricatto repubblicano per evitare un «muro contro muro» dannoso per la fragile ripresa economica. La protesta di Gray ben testimonia questo diffuso malessere, ma è stata innescata dalla spregiudicatezza con la quale Obama ha «venduto» allo speaker della Camera, il repubblicano Boehner, il divieto per le donne povere di Washington di ricorrere ad aborti pagati con fondi municipali. In cambio Boehner non ha più insistito per mettere la questione dell’interruzione della gravidanza nel pacchetto fiscale in discussione.

SOTTO TIRO - Gli amministratori di Washington, città senza uno Stato alle spalle, soffrono da tempo la «tutela» del Congresso che tende a imporre il suo punto di vista al municipio. Gray ha deciso che il sacrificio imposto da Obama alle donne della capitale (insieme a un controverso caso di voucher per le scuole private) era l’occasione giusta per tentare lo showdown con Casa Bianca e Congresso. Una protesta clamorosa che serve anche a ridurre la pressione su un personaggio controverso e ingombrante: eletto a settembre grazie a una campagna spregiudicata (un candidato ha ammesso di essere stato pagato da Gray per attaccare il sindaco uscente, Fenty, dato per favorito), il sindaco ora è sotto tiro per le «cambiali» che sta pagando coi soldi dei contribuenti: consulenze e favori ad alcuni personaggi equivoci coi quali Gray ha debiti di riconoscenza.


12 aprile 2011

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