giovedì 7 aprile 2011

«Telefonate del premier? Niente errori» Ma Ghedini: «Più che parlare, indaghi»


«Non c'è stato alcun errore nella trascrizione parziale e nel deposito di alcune conversazioni in cui Silvio Berlusconi risulta come interlocutore indiretto». Lo ha detto il procuratore della repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati riferendosi alla diffusione dei contenuti delle telefonate intercettate tra il premier e alcune ragazze che risalgono tra l'agosto e l'ottobre del 2010 e che sono state pubblicate su alcuni quotidiani. «Il deposito delle telefonate alla difesa di Berlusconi - ha aggiunto - è stato un atto rigorosamente dovuto, a garanzia del diritto di difesa». Dunque nel rispetto della legge Boato. Ma gli avvocati del premier fanno notare che le intercettazioni erano in possesso non solo della difesa, ma principalmente della stessa Procura della Repubblica di Milano. E quindi - dicono in una nota Niccolò Ghedini e Piero Longo, «anzichè occupare il tempo con comunicati stampa, indaghi la Procura di Milano o, forse meglio sarebbe lo facesse altra procura, per verificare chi ha consegnato ai giornali quelle intercettazioni». .

LA VICENDA - La questione riguarda la trascrizione di tre telefonate della Minetti, della Polanko e della Skorkina intercettate mentre parlano con il capo del Governo finite negli atti dell'indagine sui presunti festini a luci rosse invece di rimanere in «cassaforte» solo come file audio per poi essere distrutte. Quelle telefonate, contenute negli allegati alla richiesta di giudizio per il premier e pubblicate dal Corriere della Sera si credeva fossero finite «per sbaglio» agli atti depositati, nonostante la legge Boato preveda che contro un parlamentare l'intercettazione non possa essere utilizzata se non dopo che i magistrati abbiano chiesto al Parlamento l'autorizzazione a poterla usare. Ma a questo punto è arrivata la precisazione di Bruti Liberati che chiarisce il perché sono state depositate. E cioè che la procura non ne aveva chiesto l'autorizzazione all'utilizzo alla Camera proprio perché non intendeva usarle ma le ha depositate perché, proprio come prevede la legge Boato, la difesa di Berlusconi ne valutasse eventuale elementi utili come prova a discarico.

ALLA DIFESA - Le trascrizioni delle tre telefonate erano in possesso soltanto degli avvocati del premier, sostiene il procuratore capo di Milano in una nota: «Il deposito disposto in data 11/29 marzo per la sola difesa dell'onorevole Berlusconi è per il Pm un atto rigorosamente dovuto a garanzia del diritto di difesa nell'ambito della procedura prevista dall'articolo 268 codice di procedura penale che si effettua in fase di giudizio dinanzi al tribunale nel contraddittorio pieno delle parti». Alla «sola difesa Berlusconi» quindi, dice Bruti Liberati, sono andati «in data 11 marzo copia dei brogliacci di tutte le operazioni e, in data 29 marzo, l'audio integrale di tutte le conversazioni». E questo, dice ancora Bruti Liberati «è per il pm un atto rigorosamente dovuto a garanzia del diritto di difesa». Poi chiosa: «Non è compito di questo ufficio esprimere valutazioni in ordine alla avvenuta pubblicazione sulla stampa di atti sui quali, a seguito del dovuto deposito alla difesa, è venuto meno il segreto delle indagini». Bruti ha poi escluso che la procura proceda in sede giudiziaria contro il quotidiano di via Solferino: «Non è stato commesso alcun reato».

Redazione Online
06 aprile 2011

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VISTO QUANT'E' ARROGANTE 'STO GHEDINI?