E’ l’anticipo di quello che accadrà se Moratti davvero perderà a Milano. Brucia Sagunto. Si andrà a caccia di capri espiatori.
Per ora succede apparentemente questo, Alessandro Sallusti concede un’intervista a Vanity Fair in cui prendendo spunto dalla battaglia elettorale rivela almeno tanto quanto sottende: non sono io l’estremista, non ho fatto che sostenere la linea del Cavaliere, è lui e non io ad aver paragonato i giudici alle Br.
Al che viene abbastanza naturale - a parte un sincero sbigottimento per varie di queste affermazioni - chiedersi cosa spinga un uomo con una responsabilità, il direttore del Giornale, a concedere un’intervista in cui parla a briglia sciolta di tutto e di tutti, soprattutto parla contro tutti quelli del suo campo, a partire da Silvio Berlusconi. La domanda oggi diventerà rumorosa alla lettura delle considerazioni di Sallusti, innanzitutto quelle sul premier e la probabile sconfitta a Milano: «I toni non c’entrano», taglia corto Sallusti. «Nessuno ha il coraggio di rinfacciare alla Moratti la disfatta, eppure tutti nel partito sapevano che partiva dal 40 per cento: guadagnando un punto e mezzo le è già andata di culo. Nessuno osa dire che ha sbagliato Berlusconi a dare ai giudici dei brigatisti o a fare i comizi sotto Palazzo di Giustizia. Allora dicono che è colpa del Giornale, dei falchi, della Santanchè. Rispondo che sono ipocriti: se critichi il Giornale, che sostiene le posizioni di Berlusconi, critichi il capo del partito». L’hanno accusato di aver diretto la sciagurata regia della campagna elettorale del Pdl a Milano, di scrivere lui la linea in tandem con la superestremista Santanchè, di aver mostrato il volto peggiore tra l’altro elettoralmente più controproducente - del centrodestra, e Sallusti che ti fa? Smista soavemente l’accusa sul Capo. Berlusconi. E caschi quel che resta del mondo.
Come ciò sia stato possibile, lo raccontano diverse fonti di quell’ambiente. Il direttore del Giornale vive un momento particolare: visitato nei giorni scorsi al San Raffaele, tra ieri e oggi è sottoposto a un delicato intervento. Nel frattempo il Cavaliere si appresta a dargli il benservito sollevandolo dalla guida del quotidiano di famiglia, al quale ritorna Vittorio Feltri - ancora da decidere con quale ruolo, se direttore, direttore editoriale, editorialista (se davvero ci sarà un ritorno a toni meno aspri, il direttore potrebbe essere il rientrante Mario Giordano). Solo che Sallusti non ci sta a intestarsi pure la sconfitta elettorale della destra, neanche fosse il colpevole del tramonto del berlusconismo. No, la sconfitta si deve a una linea che lui ha difeso, non inventato.
Ecco che c’è dietro al Sallusti-controtutti: «Prima del gennaio scorso, quando mi invitò per un caffè,
mercoledì 25 maggio 2011
Contro Moratti e il Cavaliere Sallusti verso la resa dei conti
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