lunedì 9 maggio 2011

EVERSIONE DI GOVERNO


Berlusconi: “Pm di Milano cancro della democrazia” Mentre il Giornale di famiglia dà l’assalto a Napolitano

di Eduardo Di Blasi e Caterina Perniconi

I presidenti di Camera e Senato non interrompono la pausa elettorale. Del tema posto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sull’opportunità di una verifica parlamentare dopo l’ultima infornata di nove sottosegretari della più diversa estrazione politica, (con parabole politiche che vanno dal Pdl a Fli e poi di nuovo al Pdl, oppure passando per Pd, Api, Mpa e Idv), se ne riparlerà alla ripresa dell’attività parlamentare. Vale a dire tra una decina di giorni, il 17 maggio, dopo il primo turno delle elezioni amministrative.

SOLO ALLORA, messo da parte il risultato del primo turno nelle consultazioni “termometro” di Milano e Napoli, i capigruppo di maggioranza e opposizione si riuniranno per valutare se e quando porre il voto di fiducia sull’esecutivo Pdl-Lega-Responsabili. D’accordo i presidenti di Camera e Senato, ma d’accordo anche la Lega Nord che con Umberto Bossi mostra una decisa apertura al capo dello Stato: “Diciamo che riflettendoci sopra devo chiedere scusa al presidente Napolitano sulla faccenda dei sottosegretari, perché ha ragione. Ieri sera ho fatto un ragionamento, ma poi, pensandoci qualche ora, devo dire che la questione sollevata dal presidente ha una sua ragione, visto che ci sono tra i nuovi sottosegretari alcuni che avevano votato contro il governo”.

Tutto risolto? Nemmeno per sogno. È ancora una volta Il Giornale di Alessandro Sallusti a puntare i propri cannoni contro il Colle. “Il comunista non ci sta”, titola in apertura di prima pagina spiegando in un catenaccio che “il presidente della Repubblica pretende che le nomine dei sottosegretari passino dal Parlamento”. La “sinistra”, attacca Sallusti, “ha sede operativa al Quirinale, dove il comunista Giorgio Napolitano sta portando da solo sulle spalle tutto il peso dell’opposizione”. Proprio così, nero su bianco. Il capo dello Stato è alla testa di una congiura politica che nella sua diabolica strategia ha contato addirittura la guerra di Libia. Scrive infatti Sallusti: “Sarà una coincidenza, ma è stato proprio Napolitano a dare il via ai bombardamenti, ben sapendo che la Lega si sarebbe infuriata”. Insomma, “l’inquilino del Quirinale è ormai uomo di parte, questo è evidente. Del resto lo è sempre stato”. Di più. “Comunista convinto” – ritorna la parola che tanto bene ha portato alla campagna elettorale della destra – “fu eletto presidente della Repubblica con un blitz, e con i voti della sola sinistra. Diciamo che è uno che ha il senso della gratitudine, e ora sta ricambiando l’insperato regalo”. Un attacco violento che prova a mettere sullo stesso piano “politico” il presidente della Repubblica , garante della Costituzione e il capo del governo che quelle istituzioni sta tentando di terremotare.

IERI, IN PIAZZA a Milano, il capo del governo ha parlato dei pm milanesi che lo indagano per concussione e prostituzione minorile in merito al caso Ruby come di “un cancro della democrazia che dobbiamo estirpare”. Eccola la guerra del Cavaliere: giornali, deputati e sottosegretari acquistati in corso d’opera e strappi con le altre istituzioni dello Stato. Con questa ottica anche il richiamo a regole basilari di democrazia può avere esiti pericolosi.

Per la costituzionalista Lorenza Carlassare “l’unico elemento politico che tiene unito il gruppo dei Responsabili è l’interesse e non l’ideologia. È quindi doveroso, – continua – qualunque sia il governo, il gesto di correttezza istituzionale di presentarsi davanti alle Camere, con un discorso del presidente del Consiglio e una verifica del progetto politico”. Mentre la professoressa Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona e autrice del libro “La questione morale”, in un intervento di Napolitano non ci sperava “quasi più”. La sua voce è una di quelle che si è alzata, sulle pagine del Fatto Quotidiano, ad invocare un’azione del capo dello Stato: “A prescindere dalla necessità di un atto deciso da parte delle istituzioni – ha spiegato la De Monticelli – credo che nell’intervento di Napolitano ci sia un invito a coloro che hanno ricevuto un incarico di mostrare quale sia il loro progetto politico, perché in una Repubblica parlamentare si devono discutere le idee, non le persone. E c’è da verificare se tra i nuovi nominati, al di là degli interessi personali, esistano anche delle personalità politiche. Cosa di cui dubito fortemente”.

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