COME OBAMA È RIUSCITO PER MESI A TENERE IL SEGRETO DELL’OPERAZIONE GERONIMO
di David Usborne
Nessun uomo politico può sperare di arrivare fino alla Casa Bianca se non è capace di “ingannare” l’opinione pubblica americana, per lo meno quando è in gioco la sicurezza nazionale. Nella vita di qualsiasi comandante in capo arriva il momento di mettere alla prova la capacità di mantenere un segreto, con la faccia da poker. Per Obama i giorni cruciali sono stati quelli a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. In quelle decisive 72 ore tutti alla Casa Bianca si sono comportati come se nulla bollisse in pentola. Poco prima delle 9 del mattino di venerdì scorso il presidente, sua moglie Michelle e le due figlie sono saliti a bordo dell’elicottero diretti in Alabama per consolare le vittime del tornado e poi in Florida per una visita alla Nasa.
“Pensate bambine come deve essere bello salire sullo shuttle e in appena otto minuti trovarsi nello spazio”, diceva il presidente alle figlie mentre il suo vice, Joe Biden, si dirigeva alla volta dell’ambasciata della Gran Bretagna a Washington per partecipare ad un party in onore di William e Kate. Il vicepresidente era come al solito ciarliero e di buon umore. 24 ore dopo all’Hotel Hilton di Washington la nonchalance di Obama ha toccato quasi le vette dell’arte. Davanti ad una platea di giornalisti e divi di Hollywood ha scherzato, raccontato storielle e preso in giro Donald Trump.
Tornato alla Casa Bianca si è precipitato nello Studio Ovale con le scarpe da golf e un’ala della Casa Bianca è stata temporaneamente chiusa ai visitatori. Domenica pomeriggio il presidente Obama, Clinton, Gates, Donilon, Brennan e pochi altri si sono riuniti nella Situation Room per seguire le ultime fasi della caccia a Geronimo in collegamento audio e video con Leon Panetta, direttore della Cia. Stando a quanto riferito da Brennan, l’atmosfera era terribilmente tesa. “Hanno raggiunto l’obiettivo”, ha detto ad un certo momento Panetta. E qualche minuto dopo ha aggiunto: “Riusciamo a vedere Geronimo”. Ed infine: “Geronimo è stato ucciso in azione”. Il commento di Obama è stato essenziale: “L’abbiamo preso”. C’era ancora qualcosa da fare. Gli esperti della Cia hanno dovuto confermare l’identità di Osama bin Laden osservando una foto del suo cadavere. Poi il corpo è stato trasportato in Afghanistan ed infine gettato in mare.
OBAMA intanto era impegnato in un giro di telefonate e ha dato la notizia anche al suo predecessore George W. Bush. Infine, alla 23,35, Obama ha dato la notizia ai giornalisti accreditati alla Casa Bianca che non avevano sospettato nulla. L’operazione che ha portato all’uccisione di Osama bin Laden è stata condotta in maniera impeccabile e segretissima come a Washington non accadeva da molto tempo.
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Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
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