D'ora in poi, anche per chi è accusato di omicidio, con a proprio carico 'gravi indizi di colpevolezza', potrà attendere processo e sentenza agli arresti domiciliari e non più obbligatoriamente in carcere. Lo ha stabilito
Bocciata, dunque, un'altra norma del 'pacchetto sicurezza' del 2009. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato l'illegittimità dell'obbligo per il giudice di disporre la sola custodia cautelare in carcere - e non anche misure alternative come ad esempio la detenzione domiciliare - quando sussistono gravi indizi di colpevolezza per il reato di omicidio volontario.
Una analoga decisione era stata presa lo scorso anno dalla Corte Costituzionale per quanto riguarda i procedimenti per violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile, rispetto ai quali il 'pacchetto sicurezza' aveva operato una stretta prevedendo l'obbligo di custodia cautelare in carcere e non anche la possibilità di misure alternative. Come allora, anche oggi la sentenza che fa cadere tale obbligo (n.164, depositata oggi in cancelleria) è stata scritta dal giudice costituzionale Giuseppe Frigo. Per la precisione,
La bocciatura è motivata con l'"ingiustificata parificazione" (violazione dell'art. 3 della Costituzione) dell'omicidio volontario ai delitti di mafia, gli unici per i quali
Maroni: "Errore gravissimo". "Sono allibito per la decisione di oggi della Corte Costituzionale - ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, a proposito della sentenza della Consulta -. È un errore gravissimo che mina le misure che abbiamo preso a tutela della sicurezza dei cittadini''. Il ministro, che ha dichiarato di ritenere la custodia cautelare in carcere per gli accusati di omicidio una misura efficace "perché chi commette un delitto così grave non merita i benefici", ha ribadito la sua contrarietà: "
I due casi che hanno portato alla decisione. Due i casi concreti che hanno poi portato alla dichiarazione di illegittimità. Il tribunale di Lecce era stato investito della questione dal difensore di una persona imputata di omicidio volontario in concorso. Dopo la convalida di un provvedimento di fermo, era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere con ordinanza del gip; a seguito dell'impugnazione del difensore, il tribunale aveva disposto la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari. Entrato in vigore il decreto legge, il pm aveva chiesto e ottenuto il ripristino della misura carceraria, alla luce della nuova disciplina. Identica questione di illegittimità costituzionale era stata sollevata davanti alla Consulta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, chiamato a pronunciarsi sull'istanza di sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, presentata dal difensore di un imputato, condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per concorso in omicidio volontario.
(12 maggio 2011)
1 commento:
Certo che fa male, ma questa volta l'ombrello è finito nel posto giusto, alla buonora!
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