martedì 17 maggio 2011

LA NUOVA ERA DI NAPOLI




De Magistris va al ballottaggio con Lettieri Esce Morcone e muore il bassolinismo

di Enrico Fierro

Ha passato il pomeriggio barricato nella stanza dell’ex Jolly Hotel. Ha mangiato una “margherita” con la madre, i figli e la moglie Maria Teresa e ha divorato assieme al fratello Claudio e a pochi fedelissimi dello staff, istant poll, exit poll e proiezioni. “Non ci voglio credere, stiamo vincendo”. Poi alle otto della sera Luigi De Magistris è sceso al secondo piano dell’albergo dove era stato allestito il suo quartier generale. “Lettieri perderà, ha già perso, io sarò il sindaco per Napoli”. È la frase che volevano sentire i suoi scossi dall’altalena dei dati e da una campagna elettorale da soli contro tutti. “Contro i poteri forti della città, contro il sistema consociativo che ha avvelenato Napoli, contro Gianni Lettieri, il prestanome di Nicola Cosentino”. Ultimissime proiezioni: Lettieri 40,5%, De Magistris 26, Morcone 18,5. L’ex magistrato delle inchieste scottanti, il pm costretto a lasciare la toga (la stessa indossata dal nonno e dal padre), tormentato da ispezioni ministeriali, ricorsi e querele, è visibilmente commosso. “È un risultato senza precedenti per Napoli, per l’intero Mezzogiorno e per un nuovo modo di fare politica. Devo ringraziare i napoletani: hanno creduto che un sogno potesse diventare finalmente realtà”. Nei corridoi dell’ex Jolly i ragazzi e le ragazze che hanno creduto al sogno, i dirigenti della Federazione della sinistra che hanno scommesso sull’alternativa, giovani e vecchi che applaudono Giuliano Pisapia (“Napoli e Milano uniti nella lotta”), cantano “Bella ciao”. Cose d’altri tempi. Cose nuovissime. Come la campagna elettorale fatta nei quartieri, coi comizi. “Mi sono proposto – dice De Magistris – come il sindaco per Napoli, ho fatto centinaia di incontri, ho mangiato a Scampia con la gente delle Vele, continuerò a parlare solo ai napoletani”. Cambio di scena, altri umori. Nel Comitato elettorale di Gianni Lettieri facce sorridenti. Per forza. Nicola Cosentino, l’uomo che ha voluto contro tutto e tutti, soprattutto contro l’opinione degli industriali, la candidatura dell’ex presidente di Confindustria Lettieri, canta vittoria. “È il miglior risultato del Pdl a livello nazionale. Al secondo turno vinceremo, i moderati stanno con noi”. Ma basta chiamare chi nel partito del Cavaliere fa la fronda al “clan Cosentino” e sentire un’altra musica. Gli ambienti vicini a Fulvio Martusciello, una volta padrone del partito a Napoli insieme al fratello Antonio, ricordano i dati del 2006. Allora il centrosinistra con Rosa Iervolino stravinse col 57% e il centrodestra si fermò al 38. “Gianni – dicono – dopo i disastri della Iervolino, la monnezza per strada e le primarie fallite del Pd, ha raggiunto il grande risultato di conquistare due punti in più”. 40%, un dato lontanissimo dal 49 conquistato da Stefano Caldoro appena un anno fa, quando si votò per la Regione. Appello ai moderati, quindi, a quel terzo polo che ha schierato il Rettore Raimondo Pasquino e che ha portato a casa tra il 9 e il 10%. “Risponderò con la progettualità alla demagogia di De Magistris – si fa forza Gianni Lettieri – i moderati non voteranno mai per lui”. Per il momento il terzo polo non si pronuncia sul dopo, Ciriaco De Mita, che è il vero padrone dell’Udc in Campania , è al governo della Provincia e della Regione (suo nipote Giuseppe è il vice di Caldoro). Non è detto che romperà col centrodestra, ma neppure che appoggerà Lettieri. La storia politica del leader di Nusco, come è noto, è piena di imprevisti. Bizantinismi archiviati dal voto, dall’“arrevuoto” (una sorta di disordine inaspettato e creativo) che ha sconvolto la politica a Napoli. Ne esce distrutto il Pd che non arriva neppure al ballottaggio, si frantuma il partito di Vendola (il cui gruppo dirigente a Napoli e in Campania è fatto di ex, bassoliniani, con un passato da assessori ed ex uomini di potere) spaccatosi sul no all’alleanza con De Magistris. “Quando eravamo del Pci si diceva che dovevamo essere partito di lotta e di governo. Mo nun simme nisciuno”, si sfoga un anziano militante. È una débâcle per il partito di Bersani, al governo del comune dal 1993, l’anno della speranza, subito tradita dalla trasformazione di un modello di governo in ferreo sistema di potere. Finisce l’era di Antonio Bassolino. E nel peggiore dei modi. Pesa sul voto lo scandalo delle primarie e l’imposizione della candidatura di Morcone. Lo stesso prefetto in uno sfogo ammette che “il partito è stato freddo. Evidentemente la candidatura di De Magistris è apparsa più credibile per un cambiamento radicale”. Un sorriso amaro e qualche frecciatina: “Napoli è devastata dalla crisi dei rifiuti, è una città amministrata malissimo negli ultimi anni”. Tornerà a Roma a fare il prefetto. Basta con la politica. “C’è tempo per capire di chi sono le responsabilità, ora bisogna ricostruire l’unità delle forze che hanno a cuore Napoli attorno a De Magistris”. A parlare è Umberto Ranieri, un uomo di sinistra vicinissimo al capo dello Stato, per storia, cultura e formazione politica lontanissimo dall’ex pm, ma profondo conoscitore degli umori della sua città. “L’apparentamento col Pd non è automatico. Il nostro è un grande progetto di cambiamento, per questo chiedo i voti agli elettori del Pd, che rispetto, di Sel, dei moderati e della destra. Non bisogna consegnare Napoli al prestanome di Nick ‘o mericano”. Luigi De Magistris chiude così la sua giornata di gloria. Mancano poche ore all’inizio di una nuova campagna elettorale.

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