venerdì 27 maggio 2011

Lo sfascio della destra capitolina

di Chiara Paolin

“Ho letto l'intervista alla Meloni, mi sembra tutto molto chiaro". Il senatore Andrea Augello, sottosegretario alla pubblica amministrazione, vuole calmare le acque dell’agitato mare in cui sguazzano rumorosi gli ex An passati al Pdl. Ieri l’ennesimo strillo, un’intervista al ministro Giorgia Meloni che le suona ad Alemanno e Polverini dalle pagine del “Corriere della Sera” cronaca locale. Tema: il controllo del Lazio, quel bottino di consenso storicamente detenuto dalla destra in molte aree della regione e tributato al socio Berlusconi con una certa fretta. “Alemanno mi ha delusa” dice la Meloni, giovane talento governativo poco incline alle nostalgie e molto impegnata nell’occupare uno spazio tutto suo nei futuri assetti del centrodestra.

Però meglio pretoriana che outsider, sembra dire il ministro: oggi andrà fino a Canicattì per parlare di giovani e prospettive, mettendo da parte per un giorno le lotte laziali e pure quelle amarezze di mandato mai dimenticate, come la bocciatura della legge sui centri giovanili, affossata dalla sua stessa cordata. Ma il tema scottante resta la ferita domestica, quelle scorribande tra Agro Pontino e lidi sempre cari al Duce dove Polverini e Alemanno hanno sostenuto diverse liste civiche contro i candidati Pdl, difesi dalla Meloni.

Un esempio? Poco più a sud, al comune di Terracina: il ministro appoggia Nicola Procaccini, promettente trentacinquenne, mentre il governatore del Lazio e il sindaco di Roma, spingono per Gianfranco Sciscione, imprenditore sotto processo per truffa aggravata e bancarotta fraudolenta. Pare, che in caso di vittoria di quest’ultimo, Luciano Moggi diventerà assessore. “Questioni locali” smorza Augello, leader di un fronte interno al Pdl capace di consolidare il gruzzolo An con una nuova corrente. “Non mi interessa costruire un gruppo parlamentare per i delusi An - sguscia il sottosegretario -. Eppure bisogna pensare al dopo Berlusconi che si avvicina, non fosse altro per motivi anagrafici”. In linea Barbara Saltamartini, pidiellina di origini An: “Magari corrente è una brutta parola - ha detto ieri a Omnibus -. Però una componente interna, di appoggio alla maggioranza, potrebbe essere un’ipotesi”. Parole sensibili in un momento delicato, con il soldato La Russa inviato a svuotare col secchiello la marea Pisapia e il toscanaccio Matteoli tenuto faticosamente a galla da Gasparri per evitare lo sfaldamento totale del nucleo più vicino al premier.

“La verità è che stanno cercando tutti di prenotarsi una scialuppa sul Titanic, e possibilmente due - racconta un insider -. Alemanno vorrebbe fare un po’ il Formigoni del Lazio, ma è dura per lui. Semmai il ruolo lo prenderà la Polverini, più spregiudicata del previsto”. Lo sanno bene a Genzano, colli laziali, dove è andata a sostenere un suo candidato. A un gruppo di contestatori ha urlato dal palco: "Siete solo delle zecche, fatemi il cazzo di favore, andatevene a casa! E tu, lo sai che ci devi fare con quella telecamera? Mo' scendo e te lo dico".

Piacerebbe ai Fli Urso e Ronchi entrare in una neoformazione a traino burino? Vincerà su tutto l’aplomb soporifero di Moffa e Viespoli? “E’ uno scenario complesso - scruta le nubi Augello -. La forzatura da cui è nato il Pdl, figlia dell’accelerazione nel fondare il Pd, ha fatto danni a destra e sinistra. De Magistris e Pisapia non sono un successo di Bersani, e il Pdl ha bisogno di ripartire da un nuovo congresso: lo attendo”. Ma se le sue idee non piacessero a Berlusconi? Si ricorda cos’è successo a Fini, vero? “Io sono un moderato. Non chiederei mai di sfiduciare il presidente”.

Nessun commento: