venerdì 27 maggio 2011

OSSESSIONE GIUDIZIARIA: DAVANTI A OBAMA B. UMILIA L’ITALIA

Persino Sarkozy si irrita e lo richiama all’ordine

di Fabrizio d’Esposito

Il Cavaliere sbarca in Normandia e mostra il lato B. dell’Italia al “signor Obama”, davanti agli altri capi di Stato attoniti. Una sequenza di fotogrammi incredibile, oltre ogni imbarazzo. “In Italy we almost have a dictatorship of left judges”. “In Italia abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra”. Ieri al G8 francese. Centre International di Deauville, i cosiddetti grandi della terra si stanno accomodando al tavolo rotondo del summit. B. è in piedi e ha le mani poggiate sullo schienale della poltrona bianca a lui assegnata. Ha lo sguardo vigile, segnato da un sorriso nervoso. Aspetta qualcuno. Cioè il presidente americano, che entra accompagnato dal padrone di casa Nicolas Sarkozy. Obama raggiunge il suo posto e si siede. Il premier scatta, ma non si dirige subito verso di lui. Prima si avvicina alle transenne e a gesti invita un uomo in completo grigio a riprendere la scena. Berlusconi torna indietro e con la mano sinistra avvita la spalla di Obama. Si china e inizia a parlare. Ma il presidente degli Stati Uniti non capisce. Passa una donna dai capelli neri. È un’interprete. Obama la ferma, poi si alza e dà le spalle al tavolo. B. fa un monologo di pochi secondi. L’interprete traduce. Le telecamere catturano l’ossessione del Cavaliere grazie al labiale: “Per noi è fondamentale la riforma della giustizia perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra”. Obama ascolta. Lo sguardo del premier tradisce una cupezza da malato terminale della politica. Un piazzista triste che sa di fare una mossa disperata. Obama non sa che rispondere, colto di sorpresa. B. ha le mani incrociate sul petto, d’ improvviso le agita e fa il tocco e ritocco con Obama, come Totò nella famosa scena nel treno con l’onorevole Trombetta. Lo spot elettorale è finito. Il premier torna alla sua poltrona bianca e incrocia Sarkozy, visibilmente spazientito. Il presidente francese fa un segno inequivocabile a B.: “Adesso hai finito, possiamo cominciare?”.

IL SURREALE intermezzo di due minuti al G8 di Deauville è l’ultima marchetta elettorale del Cavaliere prima del ballottaggio di domenica e lunedì prossimi. Nella maggioranza il clima oscilla tra il 25 luglio e Salò e così B. prima del Piazzale Loreto delle urne ha pensato di reclutare un inconsapevole Obama per il suo spot internazionale per fini casalinghi. Una figuraccia che supera tutte le altre gaffe precedenti e disseminate in vari punti dell’orbe terracqueo. Il Cavaliere è solo e vuole fare colpo sugli italiani facendosi immortalare mentre spiega al “signor Obama”, come l’ha chiamato l’altra sera a Porta a Porta da Bruno Vespa, che lui, B., in Italia è perseguitato dai magistrati, “ha subìto più di venti processi” e che adesso grazie “alla nuova maggioranza” farà la riforma della giustizia. Lo stesso ritornello ripetuto mercoledì sera alla cena di Confindustria, reduce da Vespa, dove aveva dato la sua versione dell’articolo uno della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica in cui la sovranità appartiene a Magistratura Democratica e ai suoi pubblici ministeri”.

COLPISCE poi una coincidenza. Il biennio a luci rosse del Cavaliere, racchiuso dallo scandalo di Noemi Letizia a Casoria all’eventuale sconfitta di Letizia Moratti a Milano, si apre e chiude nel segno di Obama. Come se il presidente americano, l’amico “giovane, bello e abbronzato”, fosse il confidente preferito di B. Un altro show, infatti, fu preparato per la conferenza stampa finale del G8 dell’Aquila. L’occasione ideale per far dimenticare i casi di Noemi e Patrizia D’Addario. Era il luglio del 2009. L’inner circle del premier temeva che uscissero fuori presunti scatti hard di Villa La Certosa e il capo dello Stato chiese una tregua per lo svolgimento del vertice internazionale. Tutto andò liscio e nell’ultimo incontro coi giornalisti (il portavoce Bonaiuti consentì le domande solo ai cronisti amici), B. rivelò: “Ho avuto un rapporto molto cordiale con Obama. A cena siamo stati seduti vicini e ci siamo parlati in modo simpatico. Lui mi ha parlato della sua vita privata, io gli ho parlato della mia vita privata (la separazione da Veronica Lario, ndr). Abbiamo aperto un discorso che potrà sfociare in una stima, simpatia, amicizia”. Peccato che tre mesi dopo al G20 di Pittsburgh Michelle Obama, la first lady della Casa Bianca, si tenne lontano da B. Il premier le corse incontro per abbracciarla ma lei, impassibile e gelida, gli tese solo la mano. Scrisse il Telegraph: “Gli ha stretto la mano con la stessa prudenza con cui avrebbe dato da mangiare a un coccodrillo”. Imbarazzante, come al solito.

In Italia, il labiale di Deauville ha scatenato una serie infinita di reazioni. Prima fra tutte quella di Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Non ci prestiamo a strumentalizzazioni elettorali. È molto grave però che questo sia accaduto all'estero, e che una fondamentale istituzione dello Stato venga denigrata anche agli occhi di uno dei più potenti capi di Stato al mondo”. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani azzecca una battuta perfetta: “Oggi Berlusconi è riuscito a togliere due minuti del G8 a Obama per dire che il problema degli italiani sono i giudici rossi. Magari gliene ha parlato per chiedere un intervento della Nato contro le toghe”.

È TOCCATO ad Antonio Di Pietro fare invece uno scomodo parallelo per B.: “Mi auguro che il presidente statunitense gli abbia risposto a dovere, spiegandogli come si comportano negli Usa per casi simili. Ci riferiamo al caso di Strauss-Kahn che, per un presunto rapporto sessuale non consenziente, è stato tirato giù dalla scaletta dell’aereo e sbattuto nel carcere di Harlem, mentre in Italia, il caso Ruby è stato portato in Parlamento per impedire alla magistratura di indagare”. Un Berlusconi “skhandaloso”, ieri in Normandia.

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