mercoledì 4 maggio 2011

Maria Sandra, ostaggio (dimenticato) di Al Qaeda


Un messaggio a Berlusconi. L'ultima apparizione di Maria Sandra Mariani, la fiorentina che il 2 febbraio stava nel deserto algerino e da allora è nelle mani di Al Qaeda, probabilmente nel Mali, è qualcosa di più dell'ennesimo video di rivendicazione. Qualcosa di più d'una semplice prova in vita. Lo dice la polizia maliana. Lo scrive una testata online araba, Echorouk: «I rapitori della turista italiana vogliono negoziare con Berlusconi». Una richiesta di riscatto: «Noi siamo Aqim, Al Qaeda nel Maghreb islamico, brigata Tarq Ibn Riyadh - scandisce una voce maschile, prima che si senta quella dell'ostaggio -. Parlo a nome di Abdul Hamid Abu Zayd. Questa donna chiede di trasmettere questo messaggio, cosicché il presidente del suo Paese lo ascolti...». Soldi? Pedaggi politici? Non si sa se scenda nei dettagli, Maria Sandra, oltre a presentarsi, a ripetere il nome di Abu Zayd e a chiedere, cortesemente, «di diffondere questo messaggio, grazie».
Oggi la Farnesina convocherà Alessio e Mariangela, il figlio e la sorella, e forse spiegherà: «Del video non sappiamo nulla, non l'abbiamo visto - è perplesso il vecchio papà, Lido, attaccato al telefono nell'agriturismo di famiglia a San Casciano -. Qualcuno m'ha detto che vogliono il ritiro delle truppe francesi dall'Afghanistan. Qualcun altro, che non è da prendere sul serio. È una situazione piena di dubbi. Che c'entrano i francesi, dico io? I soldati in Afghanistan, li si ha pure noi italiani! Mah, speriamo bene...».


Sperare, sì. E tanto. Perché Maria Sandra era un ostaggio silenziato. Quasi dimenticato. E dalla sua prigione nel Sahara è ricomparsa il giorno peggiore. Quello dell'uccisione di Bin Laden. Un incrocio fatale di due storie: la morte del più grande impresario del terrore, la sorte dell'ultima sua terrorizzata preda.
Giovedì scorso i qaedisti del Maghreb - salafiti irregolari che in passato non si son fatti problemi a uccidere un ostaggio inglese - avevano spedito l'allegato a un giornalista di Al Arabiya, la tv satellitare che da Dubai fa concorrenza ai qatarioti di Al Jazeera. In testa la sigla del Gspc, il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, poi suoni e immagini. Con una sola raccomandazione: rendere noto il nuovo comunicato, il secondo del genere, non prima del 2 maggio. A tre mesi esatti dal sequestro. Perché dieci anni di jihad hanno insegnato che così funzionano i media. I rapitori non potevano immaginare che cosa sarebbe successo, il 2 maggio. E che il prezzo di Maria Sandra, d'improvviso, sarebbe salito al fixing internazionale dei jihadisti: «Questa faccenda del Bin Laden ammazzato ci fa paura», dice papà Lido. «Temo che i rischi per gli ostaggi adesso aumentino - avverte Geoff Porter, esperto inglese di terrorismo nordafricano -. Il loro destino sta virando».


L'unica certezza è che è viva. I qaedisti dell'Aqim e del Gspc sono fra le tante sigle in franchising nate dal terrorismo islamico di questi anni Zero. Guidata da un amico personale di Osama, Abdel Malek Droukdel, la jihad sahariana è erede diretta del sanguinario Gia, il Gruppo islamico armato che negli anni Novanta massacrò migliaia d'algerini e dal quale perfino Bin Laden, dopo aver garantito armi e finanziamenti, prese spaventato le distanze. Di solito, l'Aqim ramazza ostaggi da bande di contrabbandieri e a suon di comunicati e video gestisce il negoziato: a Sarkozy, hanno appena chiesto (inutilmente) 90 milioni di euro in cambio di quattro turisti francesi. Un riscatto, sostengono diplomatici magrebini, fu pagato un anno e mezzo fa anche per la salvezza dell'ostaggio italiano Sergio Cicala e di sua moglie.
Maria Sandra forse è stata tradita dalle sue guide. Di sicuro, dalla passione per il deserto che la faceva partire ogni anno, la spingeva a ospitare gli amici tuareg anche nell'agriturismo, le attirava qualche critica: «Lasciatela laggiù, che se la tengano, così impara certa gente ad andare a rischiare in quei posti!», urlò su una radio locale, senza vergogna, un deejay toscano in cerca di pubblicità. Maria Sandra fu caricata su un gippone da 14 armati «con accento mauritano». S'era allontanata dal gruppo per fare alcuni acquisti, le mancavano due giorni per rientrare in Italia. Per tutti questi mesi, la famiglia l'ha aspettata tacendo: le fly davanti a casa non facilitano i rilasci. Che tanto silenzio sia servito. E che il 2 maggio, in fondo, sia solo una data.

Francesco Battistini
04 maggio 2011

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