venerdì 6 maggio 2011

"A processo Fede, Mora e Minetti" La procura chiede il rinvio a giudizio


La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, con l'accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile per il caso Ruby. La richiesta è stata inoltrata al gup Maria Grazia Domanico.

LE CARTE
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I VERBALI
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La richiesta di rinvio a giudizio, inoltrata al gup a cui spetterà fissare la data dell'udienza preliminare, è composta di 36 pagine e in essa sono elencati i capi di imputazione, che come ha precisato Bruti Liberati sono "rimasti inalterati", e l'elenco delle fonti di prova. Nell'ipotesi accusatoria la Minetti, Fede e Mora avrebbero 'adescato' Ruby a 16 anni, nel settembre del 2009, dopo il concorso di bellezza in Sicilia, a Taormina, dove la giovane marocchina era concorrente e il direttore del Tg4 era uno dei giurati. Ruby, secondo l'accusa, per 13 volte tra il 14 febbraio 2010 e il 1 maggio 2010 sarebbe stata pagata
in cambio di "atti sessuali" con Silvio Berlusconi, che è già a processo accusato di concussione e prostituzione minorile (prossima udienza fissata per il 31 maggio). Inoltre, secondo l'accusa, i tre imputati avrebbero 'arruolato' 33 giovani per le feste nella villa del premier ad Arcore "articolate" in tre fasi: una cena; il "bunga-bunga" composto da "spogliarelli e balletti erotici"; e la terza fase che sarebbe consistita nella scelta da parte del premier "di una o più ragazze con cui intrattenersi nella notte in rapporti intimi". Alle giovani che partecipavano alle feste, stando alle indagini, venivano dati soldi e altre regalie.

Tranquilla la prima reazione di Emilio Fede. "La richiesta era scontata e tutto è logico. Sono otto, nove mesi che la Procura si occupa delle cene di Arcore, non poteva smentire se stessa. La richiesta di rinvio a giudizio sarà probabilmente accettata dal giudice perchè nessuno smentirà l'altro. L'unica speranza è il Tribunale". Tace, invece, la Minetti: ""Non dico nulla, non ne parlo. O almeno non adesso"

Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, si è anche soffermato sulle polemiche sollevate nei giorni scorsi dai difensori di Fede, che avevano denunciato l'"errore grossolano" che a loro giudizio avrebbero commesso gli inquirenti confondendo l'utenza telefonica di Mora con quella di Fede. "Gli atti formali - replica Bruti Liberati - sono esatti, l'errore compare soltanto in una copia stampata del tabulato. I documenti originali sono esatti". Insomma, per Bruti Liberati, si è trattato di "un errore di trascrizione". Il procuratore, inoltre, ha detto che i brogliacci delle telefonate del caso Ruby in cui figurano come interlocutori di persone intercettate alcuni parlamentari e lo stesso Berlusconi non sono ancora state messe a disposizione delle difese dalla Procura. In base a quanto prevede il codice di procedura penale, la procura può ritardarne il deposito previsto per la chiusura delle indagini fino al dibattimento.

(06 maggio 2011)

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