sabato 21 maggio 2011

Rai, Garimberti striglia i tg «Berlusconi? Ora serve riequilibrio»

I cinque interventi di venerdì di Berlusconi nei principali tg nazionali (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto su Italia 1), che hanno fatto dire al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, «non siamo in Bielorussia», scatena l'indignazione di Famiglia Cristiana e un intervento del presidente della Rai, Paolo Garimberti, il quale chiede un «riequilibrio» sulle reti nazionali.

GARIMBERTI - «Un conto è dare una notizia, e il primo commento del premier ai risultati delle amministrative certamente lo era, altro discorso è consentire una sorta di comizio, per giunta senza un'adeguata compensazione con opinioni di altri candidati», ha detto Garimberti. «Nessun giornalista dovrebbe mai permetterlo, meno che mai i giornalisti del servizio pubblico. Alla luce di quanto accaduto, è necessario che la Rai - per adempiere appieno alla sua missione di servizio pubblico - riequilibri tempestivamente dando spazio sui temi delle amministrative a punti di vista di candidati o leader di partiti diversi da quello del presidente del Consiglio».

FAMIGLIA CRISTIANA - «Sono state scritte due brutte pagine: una da un primo ministro e proprietario di televisioni che si arroga prerogative inaccessibili agli avversari politici; l'altra da un giornalismo tv che non tiene dritta la schiena ma si genuflette», afferma Famiglia Cristiana in un editoriale dal titolo «Berlusconi, l'arroganza a reti unificate». Il settimanale dei Paolini parla di «cinque interviste tv "comandate" da Silvio Berlusconi per fare propaganda elettorale» e punta il dito contro «giornalisti in ginocchio» e l'Agcom «troppo occupata per intervenire». «Di nuovo o inatteso, Berlusconi non ha detto nulla», ha aggiunto l'editoriale. «Al più si è maggiormente avvicinato a Bossi per la faccenda della Grande Moschea, degli zingari incombenti e della sinistra inaffidabile. Copione conosciuto. Se prima aveva “mostrato la faccia” in singoli comizi, adesso siamo a una carica di tipo alluvionale. E condotta non su iniziativa dei singoli Tg ma, ripetiamo, convocando d’autorità le redazioni private e pubbliche».

SANZIONI - Nino Rizzo Nervo, componente del consiglio di amministrazione della Rai, chiede che «se l'Agcom sanzionerà la Rai, a pagare dovranno essere quei direttori che hanno violato le direttive dell'Autorità e del Cda. Siamo di fronte non a responsabilitá dell'azienda, ma di singole persone che hanno stracciato indirizzi e regolamenti sul pluralismo. Mi attendo un'autonoma decisione del nuovo direttore generale, altrimenti sará chiamata la Corte dei conti a pronunciarsi».

Redazione online
21 maggio 2011

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