martedì 17 maggio 2011

STAVOLTA NON SE LA CAVERÀ





Strauss-Kahn resta in carcere a New York Sempre più debole il suo alibi per lo stupro della cameriera

di Beatrice Borromeo

Un milione di dollari non basta per salvare dal carcere uno degli uomini più potenti del mondo. Finisce alle 12.48 (ora americana) la carriera al Fondo monetario internazionale di Dominique Strauss-Kahn. Sotto il martelletto del giudice si spengono anche le sue ambizioni politiche, all’Eliseo non ci arriverà mai. Dopo aver atteso il suo turno come un criminale comune, seduto su una panchina e guardato a vista da un poliziotto, l’ex ministro francese accusato di crimini sessuali su una cameriera (oltre che di tentato stupro e sequestro di persona) incontra la donna che dovrà decidere la sua sorte, il giudice Melissa Jackson. Che respinge la richiesta di libertà su cauzione in attesa del processo.

DSK, come lo chiamano in Francia, si presenta nell’aula delle udienze della Corte Criminale di Manhattan con gli stessi vestiti che indossava al momento dell’arresto, pantaloni e giacca neri, una camicia grigia, i polsi ammanettati dietro la schiena, il volto segnato e la barba di tre giorni. Il direttore del Fmi (formalmente è ancora in carica) è arrivato in aula dopo 30 ore trascorse nel carcere di Harlem, la più antica prigione di New York nel cuore del quartiere afroamericano. E lì deve restare, ha deciso il giudice, visto che c’è pericolo di fuga, fino alla prossima udienza fissata per il 20 maggio.

Dalla suite del prestigioso albergo Sofitel, sulla 44esima strada, accanto alla centralissima Times Square – 30 piani di grattacielo con stanze da 3 mila euro a notte – alla cella del penitenziario nel quale rischia di stare per i prossimi 75 anni (queste le pene complessive previste per i reati di cui DSK è accusato). Anche perché la teoria del complotto internazionale architettato dal presidente francese Nicolas Sarkozy per distruggere il rivale socialista si sta sbriciolando. Ieri pomeriggio il sito Atlantico.fr ha diffuso alcuni estratti dei rapporti stilati dalla polizia newyorkese e indirizzati ai diplomatici francesi: le prove scientifiche che Dominique Strauss-Kahn ha assalito e stuprato la cameriera del suo albergo ci sarebbero, anche se restano alcune contraddizioni. La tesi della vittima, una donna di 32 anni, di colore, che vive nel Bronx con la figlia adolescente sembra sempre più credibile. La cameriera del Sofitel ha raccontato ai suoi superiori e alle forze dell’ordine di essere entrata nella suite numero 2806 per fare le pulizie. Strauss Kahn sarebbe uscito dal bagno completamente nudo, avrebbe chiuso a chiave la porta della stanza. Poi avrebbe tentato di sodomizzarla e, non riuscendoci, l’avrebbe obbligata a un rapporto orale.

LA VERSIONE di DSK, raccontata in un primo momento dal suo entourage, è invece questa: l’ex ministro francese lascia il Sofitel alle 11.45 di venerdì – quindi un’ora prima del presunto stupro – per pranzare con la figlia Camille, studentessa alla Columbia University. Si dirige poi all’aeroporto internazionale JFK, dove si imbarca su un volo Air France diretto a Parigi e prenotato da tempo (l’accusa sostiene invece si sia trattato di una fuga improvvisa). Dunque non avrebbe mai incontrato la cameriera che l’ha denunciato e riconosciuto, nel classico confronto all’americana, in mezzo ad altri sospetti.

MA UNA STORIA ancora differente – e questa volta ufficiale – è arrivata ieri dagli stessi legali di Strauss-Kahn: il rapporto sessuale, se c’è stato, era tra adulti consenzienti. “Noi crediamo che le prove non siano coerenti con un incontro forzato”, ha detto in aula l’avvocato Benjamin Brafman.

Dalle informazioni trasmesse ai diplomatici francesi ieri emerge però un’altra verità: i medici hanno trovato sul petto di DSK graffi che sarebbero compatibili con le accuse di violenza. Strauss-Kahn ha acconsentito alla visita medica solo dopo aver saputo che gli investigatori stavano chiedendo un mandato per prelevare forzosamente i campioni necessari. Sulla scena del crimine sono state rinvenute anche tracce di Dna (probabilmente sperma), che sono sotto analisi insieme al materiale prelevato sotto le unghie: i risultati e le comparazioni saranno pronti entro cinque giorni.

La polizia ha poi rivisto la scaletta degli eventi, anticipando a mezzogiorno l’ora della presunta aggressione – e non invece alle 13 come ipotizzato in un primo momento – rendendo così ancora più labile il principale alibi di DSK. Secondo l’accusa, quindi, Strauss-Kahn avrebbe lasciato la stanza tra le 12 e 28 e le 12 e 38, tempi che coincidono con l’ipotesi avanzata dalla polizia. Mortem Meier, un ospite del Sofitel che sabato ha viaggiato con lo stesso autista che aveva accompagnato Strauss-Khan all’aereo-porto, ha raccontato che il direttore del Fmi “era molto di fretta, aveva l’aria stressata e triste, voleva partire il prima possibile”.

Il quotidiano francese Le Monde riferisce la confidenza di una persona vicina a DSK e alla moglie Anne Sinclair (la quale ha commentato di non credere alle accuse) secondo cui Strauss Kahn, mentre si dirigeva al JFK, avrebbe telefonato alla moglie per avvertirla che c’era “un problema grave”. E su questo sono tutti d’accordo.

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